“Consumo quindi sono”: le riflessioni di un papà per salvare i figli

immagine di un uomo e di una coppiaQuando raggiungi i quarant’anni, e hai 2 figli di 9 e 11 anni, non dico che capisci tutto di te stesso, ma sai molto di più e qualche falsa opinione la smetti di raccontartela. E questo non è necessariamente un dramma, se riesci ad  emanciparti dalla logica sociale,che scorre come un fiume inquinato, riesci a limitare l’invadenza appiccicosa delle convenzioni. Lo fai e hai la maturità per capire che questo non deve fare di te un rivoluzionario, impiegandosi in una guerra nei panni di Don Chisciotte. Questa consapevolezza la devi usare per accendere luci nuove nei tunnel del pensiero dei tuoi figli.

Viviamo in un’epoca dove siamo educati a consumare, fin dalla più tenera età. Un consumismo sfrenato, idealizzato, portato a massima aspirazione nella vita. E non nego che per anni sono rimasto imbrigliato, inconsciamente, a questa logica del possedere per Essere agli occhi del prossimo.

E io vedo i bambini di oggi come dei piccoli predatori. Armati e allevati da noi stessi, convinti di regalargli una vita migliore, esente dalle privazioni da noi subite, nel culto del tutto e subito. E le necessità ci vengono scodellate ovunque, le abitudini costose sparse, come i semi dal vento, in anni dove non facevo in tempo a comprare una action figure in edicola, di qualche serie ( i Gormiti su tutti) che ne sbucavano altre ogni settimana. E con la “sana”e famosa ossessione compulsiva, compravamo questi pupazzetti multicolore, multiforme e multivita ai nostri figli, piccoli e avidi consumatori di fantasy stories da Edicola. Mi trovavo a solleticare le  antiche passioni di collezionista , proiettando su loro le nuove forme di collezionismo: ” Collezionali tutti!” Questo lo slogan finale, nelle pubblicità dei Gormiti e cloni vari. Montagne di giocattoli preparano i piccoli virgulti al parossismo del desiderio dell’oggetto alla moda. Oggi i videogiochi, domani l’ultimo iPhone, e in seguito ci abbiniamo anche la passione per l’ultimo modello di sedia all’Ikea.

Ecco cosa apprendi, dopo aver trascorso quasi la metà della tua vita. Finalmente ti incontri con i tuoi limiti, e se sei saggio ed onesto, smetti di raccontarti balle. Il passo successivo è quello di capire che hai seguito uno stile di vita che non ti appartiene, che il consumismo non può risolvere la tua essenza. Certe inquietudini appartengono all’uomo, siamo esseri senzienti, e anche se non tutti abbiamo gli strumenti,per avviare un sano processo introspettivo, l’inconscio lavora e il malessere si impadronisce dei più. E se a questo ci aggiungiamo la Crisi di questi ultimi anni, che ha annichilito le prospettive di consumo sfrenato della maggioranza, la somma porta a depressioni su vasta scala.

E su questa crisi ci sarebbe da aprire un altro discorso, ma rischierei solo di cadere nell’equivoco di derive del complotto.

Quello che voglio dire è: crescere oggi significa capire il tranello del consumismo, e nostro compito è  nei nostri figli coltivare lo spirito critico,  ossia non ragionare con le idee degli altri, per convenzione, e non lasciarlo soffocare dal Talent Show di turno.

E voi unigenitori, siete d’accordo con me?

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