Mortalità materna: le principali cause, i fattori di rischio e la situazione in Italia

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Mortalità materna questa sconosciuta. In Italia così come nel resto d’Europa si pensa che ormai questo sia un problema superato, confinato negli Stati più poveri del mondo, quelli in cui mettere al mondo un figlio è ancora un’impresa ardua sia per condizioni igieniche precarie sia per mancanza di strutture e mezzi adeguati. In realtà il problema riguarda ancora anche i Paesi più sviluppati, compreso il nostro.

Proprio per questo motivo l’Istituto Superiore della Sanità ha tenuto un convegno sulla sorveglianza della mortalità materna. I temi all’ordine del giorno sono stati tantissimi anche perché per anni in Italia le istituzioni si sono disinteressate dell’argomento e la raccolta dati intorno a questi eventi è sempre stata sporadica e affidata alla buona volontà dei singoli operatori.

Mortalità maternità: le principali cause e i fattori di rischio

Adesso finalmente in molti ospedali italiani (anche se ancora principalmente attraverso iniziative autonome) si inizia a parlare di protocolli di prevenzione e trattamento del

  • tromboembolismo,
  • dell’emorragia del post partum
  • delle crisi ipertensive (preeclampsia grave)
  • oltre che all’antibiotico profilassi e al trattamento delle sepsi.

Queste infatti sono alcune delle principali cause di morte materna.

Poi ci sono anche altri fattori dei quali spesso si ignora totalmente l’importanza. Ad esempio non garantire la prima visita in gravidanza entro la 12a settimana costituisce un importante fattore di rischio per le patologie su cui si sono disegnati i protocolli.

Non identificare i disturbi emozionali in gravidanza significa esporre la donna a rischio di depressione del post parto con aumento dell’incidenza di suicidi (prima causa di morte materna indiretta).

Inoltre il ritardo di invio alla struttura di III Livello da parte degli ambulatori periferici delle gravidanze a rischio può portare a gravi peggioramenti delle patologie.

Dunque i fattori di rischio e gli elementi che andrebbero valutati dalle strutture sanitarie sono molteplici e tutte le mamme che hanno avuto un figlio sanno che spesso molte delle cose descritte sopra vengono ignorate o quantomeno sottovalutate. Gli attori in gioco sono molti poiché la gestione delle emergenze-urgenze in ostetricia è piuttosto complessa ed implica il coinvolgimento di diverse figure professionali. Durante il convegno si è proprio parlato del necessario coinvolgimento di tutti: anestesisti, ostetriche, ginecologi, psicologhe devono trovare il modo di lavorare in sinergia, valutare insieme tutti i rischi e tutte le possibili soluzioni per garantire alla donna il trattamento migliore per quella specifica patologia.

Il professor Jon Von Roosmalen, della Università di Leiden, in Olanda, presente al convegno italiano sulla mortalità materna, ha infine invitato i medici che curano le donne ad essere meno endoscopisti e più ectoscopisti. A indagare, cioè, più quello che sta fuori, intorno alla donna, che quello che sta dentro di essa. Ha ricordato che si muore ancora tanto di parto (o di aborto) in paesi lontani, ma anche vicini, come per esempio quelli dell’est Europa.

E voi unimamme cose ne pensate?

(Fonte: Istituto Superiore di Sanità)

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