“Siamo il pensiero che cambia il mondo”: l’appello di Matteo Nassigh a Dj Fabo

matteo nassigh disabile graveCare unimamme, avrete sicuramente seguito la storia di Dj Fabo, ossia Fabio Antoniani, il ragazzo di 39 anni divenuto cieco e tetraplegico dopo un incidente stradale avvenuto nell’estate del 2014, che ha deciso di ricorrere al suicidio assistito in una clinica privata in Svizzera e che ha nuovamente aperto il dibattito sul “fine vita” in Italia. Una storia triste e finita ancor più tristemente.

Colpisce però l’appello inviato a Dj Fabo da un altro disabile, lui dalla nascita, Matteo Nassigh.

L’appello di Matteo a Dj Fabo: “il pensiero cambia il mondo”

Matteo ha 19 anni, vive a Milano con i suoi genitori e suo fratello, frequenta a pieni voti l’ultimo anno di liceo, pesa solo 25 kg, non cammina, non parla ma pensa. Si, Matteo pensa tantissimo e, come si legge su Avvenire, è con questa frase che si è presentato alla giornalista da lui convocata: “Mi chiamo Matteo Nassigh, ho 19 anni e sono uno che pensa». A leggere il suo pensiero, che lui scrive con la tavoletta alfabetica, è la mamma Ivana.

Daniele è nato con un’asfissia dovuta a una negligenza dei medici, poi risarcita dall’ospedale. Nonostante le scarse speranze dei medici, Daniele è sopravvissuto anche se i medici temevano rimanesse cieco e sordo. Fortunatamente ciò non è avvenuto, Daniele vede e sente, ma non parla e non cammina.

Matteo, dopo aver letto di Dj Fabo, ha chiesto un’intervista per poter dire la sua, e per lanciare un appello a Fabio: “Voglio rispondergli perché io conosco bene la fatica di vivere in un corpo che non ti obbedisce in niente. Voglio dirgli che noi persone cosiddette disabili siamo portatori di messaggi molto importanti per gli altri, noi portiamo una luce. Anch’io a volte ho creduto di voler morire, perché spesso gli altri non ci trattano da persone pensanti ma da esseri inutili. È vero noi due non possiamo fare niente da soli, ma possiamo pensare e il pensiero cambia il mondo. Fabio, noi siamo il cambiamento che il mondo chiede per evolvere“.

Matteo, che racconta di aver iniziato ad esprimersi grazie alla lettoscrittura all’età di 6 anni, ricorda che il suo primo messaggio alla madre è stato quello di smettere di vestirlo di grigio, perché lui adorava il giallo e l’arancione.

Alla giornalista di Avvenire Matteo spiega che sono purtroppo ancora tanti, troppi, a vedere “la disabilità come un’assenza di qualcosa, invece è una diversa presenza” e aggiunge: “Se le persone vengono misurate per ciò che fanno, è ovvio che uno come me o dj Fabo vuole solo morire. Ma se venissero capite per quello che sono, tutto cambierebbe. Ci vedete come mancanza di libertà, ma noi siamo libertà, se ci viene permesso di essere diversi».

Matteo proprio con questa missione sta fondando un’associazione “Per la cura di chi cura“, per la quale ha da poco firmato un rogito “tenendo il pennarello in bocca” per acquistarne la sede, grazie ai soldi del risarcimento dell’ospedale. Matteo vuole aiutare chi aiuta i disabili, vuole far loro cambiare lo sguardo.

Ha una sola paura: “Non uccidetemi mai” dice. Spiega di temere che che un giorno uno dica “sopprimiamo i disabili che non parlano“.

Ricorda infine anche Eluana Englaro: “quando decisero di toglierle la vita ero scosso, anche lei aveva la sua missione e non l’aveva finita. Se perfezione è camminare io ed Eluana siamo un disastro, se invece è essere ce la caviamo benissimo. Questo insegnerà l’associazione“.

E voi unimamme, che ne pensate di Matteo, del suo messaggio e della sua associazione? Se volete potete seguirlo sul suo blog: Matteo Nassigh, Pensieri di Luce.

Vi lasciamo con la storia di un’altro ragazzo disabile che ha un bellissimo messaggio per tutti.

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