21enne con la Sindrome di Down fonda una società che fattura 1 milione

Per gran parte della sua vita, John Cronin, un ragazzo di 21 anni di Long Island con la sindrome di Down, è stato abituato a completare i suoi outfit indossando un paio di calzini dallo stile folle. I suoi fratelli più volte hanno chiesto a loro padre, Mark Cronin, di porre un freno a questo stile decisamente sopra le righe di John, ma lui li ha sempre ignorati lasciando che il figlio facesse come meglio credesse. “Non sono loro gli esperti di moda” spiega John, “adoro le calze molto colorate e amo essere sempre semplicemente me stesso”. 

Jonh però è andato ben oltre. Mentre stava per diplomarsi ha iniziato a pensare cosa avrebbe potuto fare dopo. L’idea era quella di avviare un’impresa insieme al papà, ma il problema era: “Quale tipo di attività?”. “Abbiamo pensato ad un food truck – spiega il 21enne – ma entrambi siamo molto più bravi a mangiare piuttosto che a cucinare”. Un giorno arrivò l’illuminazione: trasformare la sua passione per le calze bizzarre in un business. “Volevo fare qualcosa di divertente e creativo” spiega John e così nel 2016 nasce la John’s Crazy Socks, un’azienda vera e propria con tanto di sito internet e logo. Tutto studiato nei minimi dettagli. Al lancio dell’iniziativa ottennero un successo incredibile e inatteso. La John’s Crazy Socks è in sostanza un magazzino warehouse, un luogo cioè dove si commercializzano in questo caso calze prodotte da altri marchi. John in particolare si occupa di confezionare i calzini e renderli pronti per la vendita. 

I numeri sono da capogiro. In poco più di un anno hanno evaso oltre 42.000 ordini e fatturato 1,7 milioni di dollari. I motivi del successo? Innanzitutto John che con la sua dedizione al lavoro e la sua passione è un modello e fonte d’ispirazione per tutti. Mark spiega: “Assumiamo persone con disabilità. Il nostro successo dimostra cosa possono fare le persone con disabilità se gli dai una possibilità. Inoltre siamo molto attivi con attività benefiche. Doniamo il 5% degli introiti all’associazione di sport paralimpici e ci occupiamo anche di sostenere progetti di ricerca sull’autismo e la sindrome di Williams. 

F.B.

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