Ogni bambino è vita: il punto sulla mortalità neonatale nel mondo

mortalità infantile entro il primo mese

Ogni bambino è vita  – Il nuovo rapporto dell’Unicef, “Ogni bambino è vita”, di recente pubblicazione, aggiorna la situazione circa la mortalità neonatale nel mondo.

tassi mortalità infantile

Ogni anno 2,6 milioni di bambini non sopravvivono al primo mese di vita. Stiamo parlando quindi di 7 mila ogni giorno.

I dati indicano che addirittura 1 milione di questi neonati muoiono nello stesso giorno in cui nascono.

A fronte di queste cifre, che sicuramente ci colpiscono per la loro vastità, bisogna sottolineare anche la riduzione della mortalità infantile globale da 0 a 5 anni mentre il tasso di mortalità infantile neonatale (0 a 1 anno) è ancora molto preoccupante.

  • Come si vede dal grafico tra il 1990 e il 2016 il tasso di mortalità nella fascia 0-5 anni è diminuito del 62%
  • Mentre quello neonatale solo del 49%

La maggior incidenza di morti neonatali è presto spiegata con:

  • Parto pretermine
  • Complicanze alla nascita
  • Infezioni come setticemia, meningite e polmonite

La morte neonatale si distribuisce in modo diverso a seconda delle zone del mondo:

  • nei Paesi a basso reddito la media del tasso di mortalità neonatale è di 27 decessi ogni 1000 nati
  • in quelli ad alto reddito è di 3 su 1000.

Nelle regioni a più alto rischio i neonati hanno una probabilità di morire 50 volte maggiore rispetto ai paesi più sicuri

  • Pakistan
  • Repubblica Centrafricana
  • Afghanistan

Sono i paesi con il tasso di mortalità neonatale più alta (un morto ogni 25 nati).

Invece i piccoli nati in:

  • Giappone
  • Islanda
  • Singapore

Hanno probabilità di sopravvivenza più alta: 1 decesso ogni 1000 nascite.

Giappone, Islanda e Singapore hanno sistemi sanitari molto solidi, con buone risorse, un buon numero di operatori sanitari qualificati, infrastrutture, alti standard igienico sanitari.

L’assistenza sanitaria di qualità è accessibile.

Se tutti i paesi riducessero il tasso medio di mortalità infantile al tasso medio dei Paesi ad alto sviluppo o inferiore entro il 2030 si potrebbero salvare 16 milioni di neonati.

8 dei 10 Stati in cui il pericolo alla nascita è più alto si trovano nell’Africa Subsahariana dove la situazione è drammatica su molteplici fronti:

  • conflitti armati
  • disastri naturali
  • governi incapaci

hanno compromesso i sistemi sanitari e ostacolano eventuali politiche a favore della sopravvivenza neonatale.

Naturalmente, anche all’interno di uno stesso Paese si registrano variazioni. I bambini nati nelle famiglie povere hanno l’1,4 di possibilità in più di morire durante il periodo neonatale rispetto alle famiglie più ricche.

“Mentre negli ultimi 25 anni abbiamo più che dimezzato il numero di morti fra i bambini sotto i cinque anni, non abbiamo fatto progressi simili nel porre fine alla morte di bambini con meno di un mese di vita. Dato che la maggior parte di queste morti sono prevenibili, non abbiamo ancora raggiunto i risultati necessari per i bambini più poveri del mondo” dichiara Henrietta Fore, direttrice dell’Unicef.

Sempre stando al rapporto Ogni bambino è vita gran parte delle morti potrebbero essere prevenute con:

  • accesso a personale ostetrico qualificato
  • acqua potabile
  • disinfettanti
  • allattamento al seno
  • contatto pelle a pelle
  • corretta nutrizione.

Per dare un’idea di quanto conti il personale sanitario in Norvegia ci sono 218 medici, infermieri e ostetriche ogni 10000 abitanti, mentre in Somalia 1 ogni 1000.

L’Italia è al 169° posto su 184 Stati per il tasso di mortalità neonatale, quindi 1 decesso in età neonatale ogni 500 bimbi nati vivi.

Unimamme, cosa ne pensate di questi risultati?

Noi vi lasciamo con un approfondimento sul sapere e le mani delle ostetriche che hanno molto da offrire in Africa e anche con il video racconto “diventare mamma in Africa”.

 

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