Latte artificiale Nestlé: inchiesta nelle Filippine

latte artificiale
Mamma allatta neonato con biberon (iStock)

Latte artificiale di Nestlé: inchiesta nelle Filippine. Si allarga lo scandalo del latte in polvere per neonati della Nestlè per pratiche commerciali scorrette.

Nei giorni scorsi vi abbiamo parlato di un’inchiesta pubblicata dal quotidiano britannico Guardian sul latte in polvere per neonati della Nestlè. L’inchiesta riguarda le informazioni scorrette che Nestlè avrebbe diffuso nella pubblicizzazione dei suoi prodotti per neonati. Nel caso specifico la multinazionale svizzera dell’alimentazione è stata accusata di accostare in modo scorretto il latte artificiale a quello materno. Una pratica vietata dall’Organizzazione mondiale della sanità e dal suo Codice per la pubblicità dei prodotti alimentari destinati ai bambini, che appunto vieta espressamente che il latte artificiale per l’infanzia venga in qualsiasi modo paragonato al latte materno.

Nestlé è finita nell’occhio del ciclone per la pubblicità di 70 suoi marchi di latte in polvere per bambini fino ad un anno di età, venduti in 40 Paesi nel mondo, in America, Asia e Africa.

Questa inchiesta pubblicata dal Guardian è stata realizzata dalla Changing Markets Foundation, nel rapporto intitolato “Milking It”, che ne ha evidenziato gli aspetti poco etici nella pubblicizzazione del latte artificiale per neonati.

Latte artificiale Nestlé: inchiesta nelle Filippine

Non solo pubblicità scorretta. Ora Nestlé è finita nei guai nelle Filippine con l’accusa di corrompere il personale sanitario al fine di convincere le mamme povere a dare il latte artificiale Nestlè ai propri bambini, invece di allattarli al seno. Un’accusa molto grave se fosse confermata e che nasce da una inchiesta congiunta del Guardian insieme a Save The Chlidren.

Non è la prima volta che Nestlè finisce nel mirino per promuovere aggressivamente i propri prodotti nei Paesi poveri e in via di sviluppo, cercando di convincere le mamme, con la frode e con l’inganno, di somministrare il proprio latte in polvere ai neonati al posto dell’allattamento al seno. Di nuovo, il latte artificiale viene proposto come se avesse le stesse qualità e proprietà nutritive del latte materno, se non addirittura migliori. Una pratica illegale che va ben oltre la pubblicità scorretta.

Nestlè, ma anche altre aziende produttrici di latte in polvere per neonati, userebbero metodi illegali e clandestini rivolti alle mamme dei Paesi più poveri per incoraggiarle a scegliere il latte in polvere al posto dell’allattamento al seno. Donne che per la loro posizione sociale e il livello di istruzione sono più vulnerabili ed esposte al rischio di farsi convincere o raggirare, soprattutto se il latte artificiale al posto di quello materno viene consigliato da medici e ostetriche. Come se non bastasse, queste donne sono anche quelle che il latte artificiale non possono permetterselo.

scandalo latte in polvere

L’inchiesta del Guardian e di Save The Children avrebbe scoperto che in alcune delle zone più povere delle Filippine Nestlè e altre tre aziende offrivano a medici, ostetriche e operatori sanitari locali viaggi gratuiti per conferenze di lusso, pasti, biglietti per cinema e spettacoli e perfino fiches per il gioco d’azzardo, addirittura con visite private, fuori dall’orario e dai luoghi di lavoro. In questo modo le società produttrici di latte in polvere ottenevano la lealtà del personale sanitario. Corruzione si chiama questo modo di operare e il fatto che prenda di mira donne delle zone più emarginate di un Paese già molto povero, donne che non hanno gli strumenti culturali, sociali ed economici per difendersi fa urlare allo scandalo.

L’inchiesta dovrà avere il suo corso e dovranno essere accertate le responsabilità in un regolare procedimento giudiziario.

Oltre a Nestlé, le altre aziende coinvolte nell’inchiesta sono Abbott, Mead Johnson e Wyeth, azienda acquistata dalla Nestlé. L’inchiesta ha scoperto che rappresentanti di queste aziende sarebbero costantemente presenti negli ospedali delle Filippine, intenti a distribuire alle madri opuscoli o “materiale informativo” in cui si raccomanda l’uso del latte in polvere per i neonati come se fosse un consiglio medico. Insieme a questo materiale verrebbero dati alle mamme anche dei buoni sconto.

Come se non bastasse, ma è una chiara conseguenza dell’accusa di corruzione di cui abbiamo parlato sopra, il personale sanitario raccomanda marche specifiche di latte in polvere alle neo mamme nella “lista degli acquisti necessari” che viene consegnata loro dopo il parto.

C’è poi la pubblicità sul web, con l’uso dei social, di campagne mirate su Facebook, e collaborazioni con mamme blogger molto influenti, che sponsorizzano latte in polvere sui loro canali. Una situazione in cui le mamme filippine si trovano esposte ad un massiccio e scorretto bombardamento pubblicitario a favore del latte artificiale.

Nelle Filippine solo il 34% delle mamme allatta esclusivamente al seno i propri bambini nei loro primi sei mesi di vita. Non è difficile capire il perché a questo punto.

Eppure l’allattamento al seno è cruciale per salute del bambino, il suo sviluppo fisico e neurologico e la protezione dalle malattie, come l’OMS continua a ripetere con campagne di sensibilizzazione, di cui anche noi vi abbiamo in più occasioni parlato. Nei Paesi poveri come le Filippine, poi, allattare al seno è anche la scelta più conveniente per le mamme.

Infatti, il costo del latte artificiale, che grava sulle mamme, è molto alto e finisce per obbligarle a darne di meno ai loro bambini, che rischiano gravi problemi di denutrizione. Non solo questi bambini non ricevono il latte materno, che è l’alimento più naturale, sano e fondamentale per il loro sviluppo, ma addirittura ricevono poco latte in polvere perché le loro mamme non hanno denaro sufficiente per acquistarlo nelle quantità necessarie.

Ci sono donne che vivono nei quartieri poveri di Manila che spendono tre quarti del loro reddito per acquistare il latte artificiale per i loro neonati e per sostenere questa spesa riducono il cibo per loro stesse.

Nelle Filippine, poi, circolano pubblicità televisive in cui il latte artificiale “Bonna” viene presentato non solo come salutare tanto quanto il latte materno, ma anche in grado di migliorare il quoziente intellettivo dei bambini. Per mamme che vivono in povertà e che sperano che i propri figli abbiano un futuro migliore grazie allo studio e ai risultati scolastici una pubblicità del genere è estremamente convincente. Ma estremamente scorretta e oltraggiosa, aggiungiamo noi.

Non solo il latte artificiale non ha le proprietà che vengono pubblicizzate, ma questo tipo di propaganda commerciale viola il Codice internazionale per la pubblicità di alimenti per neonati e prima infanzia, adottato dall’OMS nel 1981, ed è illegale per la legge delle Filippine. Il codice internazionale fu adottato proprio a seguito di pratiche commerciali scorrette della Nestlè che pubblicizzavano il proprio latte artificiale definendolo migliore del latte materno.

Le pratiche scorrette, tuttavia, non si fermano. Save The Children accusa le compagnie produttrici di latte in polvere per neonati di violare il codice internazionale sistematicamente, con conseguenze devastanti sulla salute dei bambini e sulla mortalità infantile.

In tutto il mondo, le maggiori aziende produttrici di latte artificiale spendono in marketing e pubblicità 36 sterline, scrive il Guardian, circa 40 euro per ogni nuovo nato. Il mercato che più fa gola a queste multinazionali è quello dell’Asia orientale, con le sue economie in rapido sviluppi e gli alti tassi di natalità.

Le aziende coinvolte nell’inchiesta di Guardian e Save The Children negano ogni addebito, intanto però, le autorità filippine hanno aperto le indagini sui metodi illegali e clandestini con cui il latte artificiale viene proposto alle mamme povere.

E voi unimamme che ne pensate?

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