Una bambina nata in casa si è salvata grazie alla rianimazione della vicina.
neonata salvata da una vicina: la storia
Giusi Faulisi è una mamma di Borgosatollo, in provincia di Bergamo, diventata protagonista, insieme alla sua vicina Carolina Meneses e a un’infermiere, di un’incredibile vicenda a lieto fine.
Un giovedì mattina di febbraio, la trentottenne Carolina, di origini colombiane, ha sentito delle urla provenienti dal piano di sotto.
Senza indugiare la donna è corsa dalla vicina, una sua cara amica. Ad accoglierla ha trovato uno dei 5 figli della donna, che però si comportava in modo strano, infatti non parlava.
Carolina ha raggiunto l’amica e l’ha trovata sul pavimento del bagno mentre il figlio maggiore, appena diciottenne, parlava al telefono con un operatore: il trentasettenne Manuel Spinelli.
La donna aveva appena partorito, ma si era trattato di un parto “a sorpresa” perché nessuno, nemmeno la mamma stessa, sapeva di essere incinta. Giusy pensava di non poter avere più figli.
Carolina ha raccontato su Brescia Today: “mi sono avvicinata al water – prosegue Carolina – e ho visto il corpicino della piccola, così l’ho immediatamente tirata fuori da lì. Non si muoveva, non respirava: sembrava morta“.
Carolina però non si è fatta prendere dallo shock e prontamente ha tirato fuori la bimba dal water, l’ha asciugata e si è fatta passare il telefono, a quel punto la bimba ha aperto la bocca e così la donna ha capito che era ancora viva e che c’era speranza.
La vicina di casa ha seguito alla lettera quanto le diceva l’operatore, ha praticato alla neonata un massaggio cardiaco finché la piccina ha iniziato a piangere.
“Ho capito che la bimba stava bene e ho provato un’emozione fortissima, impossibile da descrivere”“.
A guidare la coraggiosa vicina è stato un infermiere in auricolare dalla Sala operativa emergenza urgenze Alpina, che gestisce tutte le chiamate nel territorio bergamasco, bresciano e valtellinese.
L’uomo ha cercato di guidare il figlio di Giusy facendo mettere la mamma a carponi per facilitare il parto podalico.
“Le prime compressioni praticate dalla vicina sono state determinanti, prima si fanno e meglio è, soprattutto dopo un parto podalico che rischia di prolungare la fase asfittica del neonato”.
Forse ricorderete il filmato di un medico che riesce a cambiare la posizione di un bimbo podalico.
“Stavo per finire il turno quando è arrivata quella chiamata. Alle 7 sono tornato a casa come ogni giorno, ma posso dirlo, un po’ più felice del solito, è nata una bambina. Anche se non sento di aver fatto nulla di particolare, non sono assolutamente un eroe.”
Lavorare nelle emergenze è sempre stato il suo sogno. A 13 anni infatti era già centralinista di un’associazione di volontariato che si occupava di soccorsi e a 18 lavorava sulle ambulanze.
Il suo contributo, sommato a quello di Carolina hanno salvato la vita a una bambina, la piccola Sofia.
Unimamme, cosa ne pensate di questa storia?
Noi vi lasciamo con la storia di Katie che non sapeva di essere incinta.