Un professore pedofilo adesca minorenni sul web

professore adesca ragazzine sul web
Si fingeva un ventenne per adescare ragazzine sul web. Universomamma

Un professore pedofilo di 40 anni è stato arrestato dopo che si è scoperto che adescava minorenni in rete.

Unimamme oggi vi raccontiamo una vicenda che vi deve mettere, di nuovo, in guardia circa i pericoli che possono incontrare sul web i vostri figli, se lasciati da soli in questo mondo virtuale.

Professore pedofilo adescava minorenni sul web

La minaccia questa volta arriva da un insospettabile professore delle scuole medie, un quarantenne che si ingeva un ventenne su internet, riuscendo così ad adescare delle ragazzine.

L’uomo, approfittando dell’anonimato garantito dal web, si fingeva un assicuratore tra i 22 e i 23 anni sui social e così riusciva a scambiare foto intime, dal contenuto pedopornografico, con le piccole vittime, tutte minorenni, che cadevano nella sua rete. A far scattare le indagini è stata la segnalazione di alcuni genitori, la cui figlia era stata, appunto, adescata dal professore di una scuola della provincia di Novara. In un caso era riuscito persino a violentare una delle ragazzine non ancora sedicenne. Valeria Dulbecco, dirigente della squadra Mobile, ha dichiarato: “il materiale pedopornografico veniva poi scambiato attraverso siti specializzati: questa è una parte dell’indagine che è ancora in corso”.

Come tanti altri pedofili quest’uomo riusciva a carpire la fiducia delle sue vittime con lusinghe e apprezzamenti. Dalla Questura sottolineano: “gli utenti che si servono di internet hanno, nella la maggior parte dei casi, meno di diciotto anni: molti adulti sono convinti che la navigazione in internet sia un’attività sicura e priva di insidie, e per questo motivo vi è una scarsa informazione di cui il genitore dispone, che si trasforma, alle volte, in una scorretta educazione nell’uso del cellulare, del pc o del tablet da parte dei minori. Il controllo della cronologia delle ricerche, la verifica delle conversazioni sul telefono e sui vari gruppi ai quali i minori accedono, il posizionamento del computer all’interno di una stanza comune anziché in quella personale dei bambini, o raccomandare i minori nell’evitare di fornire informazioni personali nei siti web e conferire un limite di tempo da trascorrere davanti ad un computer, installare il cosiddetto ‘parental control’ sulla navigazione del web, sono solo alcune delle regole che andrebbero applicate per evitare che i ragazzi possano incorrere in pericoli che sono sempre dietro l’angolo. Il mondo virtuale rappresenta per i giovani il riflesso di una dimensione nella quale tutto ciò che si desidera può essere ottenuto con estrema facilità, alle volte precorrendo persino i tempi. Tutto ciò, alle volte, è la conseguenza in chiave moderna di un ascolto negato o di un mancato dialogo all’interno dei luoghi ‘reali’: il dialogo con i genitori, il contatto umano sono una delle cose che non dovrebbero mai mancare e che possono arginare, in parte, questi fenomeni criminali”.“

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Aggiungono anche: dove non si riesce a prevenire queste tipologie di reato la polizia di Stato si impegna costantemente nella lotta a tali crimini con delle sezioni della Squadra mobile specializzate nei reati contro le fasce deboli. Denunciare o comunque portare a conoscenza l’autorità di alcune situazioni o comportamenti dei minori che possono apparire agli occhi dei genitori delle semplici ‘stranezze’, così come è avvenuto in questo specifico caso, serve, e le istituzioni dello Stato sono pronte nel fornire una veloce risposta e ad assicurare alla giustizia gli autori di questi vili crimini”.

Unimamme, voi come vi sentite sentendo una notizia come questa raccontata sul Corriere?  Voi avete fissato qualche regola riguardo la navigazione online, gli smartphone dei vostri figli? Avete la password del loro telefono?

 

 

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