Epilessia: come gestire le crisi in classe | Il progetto | VIDEO

In occasione della giornata mondiale per l’epilessia verranno istruiti, per il 5°anno consecutivo, il personale scolastico ed i docenti sulle crisi.

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Epilessia: come gestire le crisi in classe | Il progetto | VIDEO – Universomamma.it

Lunedì 10 febbraio sarà la Giornata mondiale dell’epilessia. L’epilessia è una malattia neurologica causata sia da una predisposizione genetica e sia a causa di lesioni cerebrali i soggetti che sono più colpiti sono i bambini. In alcuni casi non ci sono medicine per questo è molto importante il progetto dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù “La scuola non ha paura delle crisi” . Con questo progetto si vogliono istruire insegnanti, studenti ed operatori scolastici su come affrontare le crisi epilettiche che possono accadere negli orari scolastici.

“La scuola non ha paura delle crisi”: il progetto per imparare a gestire l’epilessia

Formare insegnanti e ragazzi può fare la differenza ed è questo il cuore del progetto “La scuola non ha paura delle crisi”, promosso dal Bambino Gesù nell’ambito delle iniziative coordinate dalla Lega Italiana contro l’Epilessia (Lice) per la Giornata Mondiale, ogni secondo lunedì di febbraio, come riportato anche dall’Ansa. Questa di quest’anno è la quinta edizione. In questi anni sono stati formati oltre 2000 persone tra: insegnanti, operatori scolastici e studenti. Inoltre il progetto è partito in più di 100 scuole di Roma e provincia preparate ad affrontate e a gestire in classe le crisi convulsive, evitando ospedalizzazioni inappropriate.

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Da quando il progetto ha preso il via sono state 17, il 100%, le crisi epilettiche che sono state gestite in classe ricorrendo a corrette manovre di assistenza. Il ricovero è stato reso necessario solo in due casi molto gravi. L’incontro tra medici, studenti e insegnanti dell’edizione 2020, circa 300 persone, si terrà il 10 febbraio nella sede di San Paolo dell’ospedale. Sono attese circa 300 persone alle quali verrà spiegato come gestire gli attacchi epilettici in classe. Verranno mostrati dei video tutorial, verranno fatti esempi pratici, usati strumenti tecnici e teoria, con particolare attenzione alla corretta e tempestiva modalità di somministrazione dei farmaci durante una crisi.
Il direttore del dipartimento di Neuroscienze e Neuroriabilitazione del Bambino Gesù, Federico Vigevano, un esperto del settore, ha spiegato: “È scientificamente dimostrato che educare la scuola alla gestione dei ragazzi con epilessia ne favorisce l’inclusione, l’inserimento in classe, migliora la loro qualità di vita, con ricadute positive anche sui livelli di ansia dei genitori e riduce sensibilmente gli accessi non necessari al pronto soccorso“. Ad oggi ancora chi soffre di epilessia è emarginato: “Le persone con epilessia ancora oggi sono vittime di pregiudizi e limitazioni in vari ambiti della loro esistenza. È per questo motivo che emarginazione e discriminazione vanno combattute con ogni iniziativa di informazione, formazione e sensibilizzazione possibile”.

Dal monitoraggio delle scuole che sono state formate nelle precedenti edizioni è emerso:
• il 46% degli insegnanti ha uno studente con epilessia in classe
• 1/3 degli istituti (37%) ha avuto a che fare con almeno un episodio di crisi epilettica
• dopo la formazione il senso di sicurezza e la disponibilità di somministrare i farmaci d’urgenza ai bambini/ragazzi in preda alle convulsioni è aumentato.

Nel 2019, al Bambino Gesù, sono stati 3mila i ricoveri relativi all’epilessia. Dal 2010 ad oggi sono stati eseguiti più di 250 interventi chirurgici con una percentuale di successo pari al 70%. Sette bambini su 10 sono guariti e quanto più l’intervento è precoce, meno gravi saranno le conseguenze. L’ospedale è all’avanguardia anche perché dispone di una particolare strumentazione che consente di mantenere in vita, senza deterioramento per 6-8 settimane, il tessuto cerebrale asportato dai pazienti con epilessia per poterlo studiare. Donata dalla Fondazione Giulio e Giovanna Sacchetti, l’utilizzo si inserisce in un progetto in collaborazione con l’European Brain Research Institute (Ebri).

Voi unimamme eravate a conoscenza di questo progetto? Cosa ne pensate?

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