Bambini con disabilità e le conseguenze dell’isolamento: lo studio su 1500 famiglie

Il periodo di isolamento dovuto all’epidemia di Covid – 19 ha avuto delle conseguenze su soggetti più fragili, come i bambini con disabilità. Ecco i risultati di uno studio su 1500 famiglie.

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Bambini con disabilità e le conseguenze dell’isolamento: lo studio su 1500 famiglie – Universomamma.it

Unimamme, sapevamo che il lungo periodo di reclusione che si è appena concluso avrebbe avuto delle conseguenze psicologiche sulle persone, in modo particolare su quelle più fragli, per esempio i bambini e ragazzi con disabilità. Oggi vi presentiamo lo studio realizzato dall’Irccs Medea su 1.500 famiglie in tutta Italia.

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Bambini disabili: le conseguenze psicologiche dell’isolamento

La ricerca di cui vi parliamo è stata realizzata dall’’Irccs Eugenio Medea – La Nostra Famiglia, l’unico istituto italiano scientifico riconosciuto per ricerca e riablitazione. Lo studio RADAR (EspeRienze nell’emergenza COVID-19 nei bambini con disabilità e nei loro genitori) si è svolto così:

  • sono stati considerati 1472 genitori
  • 1630 bambini
  • i bambini avevano un’età tra gli o e i 10 anni
  • il 35% dei bambini aveva tra i 7 e i 10 anni
  • il 28% tra i 4 e i 6 anni
  • il 9% tra 0 e 3 anni
  • i piccoli provengono da 6 regioni diverse: Lombardia, Veneto, Friuli, Liguria, Puglia, Campania
  • i piccoli avevano varie disabilità: disturbi del linguaggio, dell’apprendimento, deficit motori, disturbo dello spettro autistico, disabilità intellettive

I risultati hanno evidenziato che, a dispetto dell’età si era assistito a un aumento di alcuni comportamenti problematici. Questo indicava una maggior difficoltà di regolazione delle emozioni. In 1 bambino su 3 sono aumentati:

  • i comportamenti di ritiro
  • i comportamenti ansioso depressivi
  • i problemi di attenzione
  • i comportamenti aggressivi

Più della metà delle famiglie ha inoltre segnalato la necessità di sostegno in ambiti:

  • riabilitativi
  • didattici
  • educativi

I genitori, a loro volta, si sono sentiti sopraffatti dalla situazione, però non sono emersi stati emotivi negativi preponderanti. Il fattore di stress, in particolare, dipendeva dal fatto che il figlio avesse più patologie. Questo, naturalmente prevedeva un carico maggiore sui genitori.

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I responsabili dello studio sono: Rosario Montirosso, responsabile del Centro 0-3 per il bambino a rischio evolutivo, e da Gianluigi Reni, responsabile dell’Area in tecnologie applicate dell’Irccs Medea-La Nostra Famiglia. Montirosso ha commentato: “abbiamo voluto capire come le famiglie hanno vissuto questa esperienza e quali sono i fattori di rischio e di protezione che si associano ai livelli di stress nei bambini e nei genitori. Lo scopo della nostra indagine è avere conoscenze mirate per poter indirizzare eventuali azioni di sostegno“.

Infine, conclude sempre Monterosso: ci fornisce gli elementi per capire in quali ambiti possiamo intervenire per aiutare i genitori e garantire loro una maggiore resilienza. Ma non solo: questi dati ci servono per adesso ma anche per la fase post-lockdown. I bambini con disabilità hanno bisogno di interventi terapeutici, riabilitativi, educativi, che li aiutino a fronteggiare la loro quotidianità e, anche a emergenza finita, la loro normalità non sarà subito disponibile”. Questo è il risultato del lockdown, delle misure di distanziamento sociale, delle chiusura dei parchi, delle scuole.

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Voi unimamme cosa ne pensate dei risultati presentati su Irccs Eugenio Medea?

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