Il tuo bimbo piange? Evita di usare queste espressioni infelici: sono fonte di danni

Calmare e far zittire un bimbo che piange può essere un’impresa a dir poco ardua: ecco le soluzioni giuste e quelle da evitare. 

Un bambino che ride illumina il mondo e scalda l’anima, ma un bambino che piange ininterrottamente può far perdere la pazienza anche alla più amorevole delle madri. Chi ci è passato – direttamente o indirettamente – lo sa bene. Soprattutto se il pianto è continuo, ripetuto e apparentemente privo di motivo. Non sapendo da cosa dipenda e come alleviarlo, noi adulti spesso reagiamo con fastidio e irritazione. Niente di più sbagliato.

bimbo piange evitare espressioni infelici
La regola di base è che bisogna aiutare il bambino a gestire il pianto senza reprimere le sue emozioni (Universomamma.it)

Il fenomeno non riguarda solo i neonati, ma anche i bambini di pochi anni che – si sa – spesso tendono a fare capricci. Purtroppo non esiste una formula magica per tranquillizzare il pargolo di turno, ma ci sono alcune cose da non dire assolutamente a un bambino che piange. La regola di base è che bisogna aiutarlo a gestire il pianto senza reprimere le sue emozioni. Ma vediamo tutte le “istruzioni per l’uso”.

Le parole da non dire mai a un bimbo che piange

Prima cosa da non dire mai al poppante in preda a urli e lacrime: “Non piangere, smetti di piangere, stai zitto…”. Magari otterremo il risultato sperato, ma i piccoli si abitueranno a reprimere le loro emozioni. E se non imparano a quell’età a conoscerle e gestirle, da adolescenti non saranno in grado di contenere la loro rabbia, con le conseguenze ben note alle cronache dei giornali. Piuttosto, cerchiamo di farli capire che piangere fa bene, ma va chiarito cosa ti è successo e qual è il motivo di tanta sofferenza, per trovare insieme una soluzione.

bimbo piange evitare espressioni infelici
Bisogna sforzarsi di aiutare il bambino a identificare le emozioni che prova, anziché reprimerle. (Universomamma.it)

Altra frase da cancellare dal nostro vocabolario: “Adesso ti do io un motivo per piangere”. Il bambino si sentirà insicuro e imparerà che i problemi si risolvono con la violenza, associando la paura al potere. Bisogna invece sforzarsi di aiutare il bambino a identificare le emozioni che prova. Idem per “Non è niente di che”: quella che per un adulto è una sciocchezza o un’esagerazione, per un bambino può essere un dramma. Dunque, armiamoci di tanta santa pazienza e coltiviamo l’empatia.

Da evitare a tutti i costi anche un’uscita classica: “Piangere è da femminucce”. Il rispetto dei diritti e della dignità delle donne si impara in casa. Il bambino deve invece comprendere che piangere è un sentimento umano. Più o meno lo stesso vale per una frase che molti di noi ricorderanno dai tempi dell’infanzia: “I bambini grandi non piangono”, oppure “solo i bambini piccoli piangono”. Piangere è un diritto e un modo per conoscersi. Spesso sono gli adulti a dimenticarlo…

Impostazioni privacy