Il sonno dei bambini, con le sue peculiarità e i suoi misteri, ha da sempre affascinato scienziati e genitori.
Mentre un adulto si immerge in un mondo onirico fatto di ricordi, desideri e paure, il bambino piccolo vive l’esperienza del sogno in maniera profondamente diversa. Ma cosa accade esattamente nella mente di un neonato o di un bambino durante il sonno? E perché i sogni giocano un ruolo così cruciale nello sviluppo cerebrale?

Durante il sonno, gli adulti attraversano diverse fasi, tra cui quella REM (Rapid Eye Movements), caratterizzata da intensa attività cerebrale e paralisi muscolare temporanea. È in questa fase che si verificano i sogni più vividi. I neonati e i bambini piccoli, tuttavia, non esperiscono la stessa paralisi muscolare degli adulti durante il sonno REM; al contrario, possono manifestare movimenti rapidi degli arti o del viso.
Già nel grembo materno, infatti, l’attività onirica ha inizio: gli ultimi mesi di gravidanza vedono il feto trascorrere circa due terzi del tempo in stato di sogno. Questo dato solleva interrogativi affascinanti su cosa possano “sognare” esseri che non hanno ancora vissuto esperienze nel mondo esterno. Sebbene una risposta definitiva resti avvolta nel mistero, è plausibile ipotizzare che le prime forme di sogno siano legate alle sensazioni percepite intrauterine: suoni della voce materna, melodie musicali e stimoli tattili.
I sogni dei bambini come comprendere il loro sonno
Neonati e lattanti dedicano una porzione significativa delle loro lunghe ore di sonno al sogno: circa 8-9 ore giornaliere sono caratterizzate da attività REM intensa. Durante questi momenti si possono osservare movimenti degli arti del neonato o cambiamenti nell’espressione facciale che suggeriscono la presenza di emozioni pure ed istintive.
Ma perché è così importante per i più piccoli trascorrere tanto tempo nel mondo dei sogni? La ricerca neuroscientifica suggerisce che durante il sonno REM avviene una sorta di consolidamento delle memorie sia innate (come le espressioni emotive) sia acquisite (esperienze sensoriali quotidiane). Il sogno diventa quindi uno spazio vitale per l’organizzazione dell’enorme quantità di informazioni raccolte dai sensibili sensorium infantili.
Inoltre, nei primissimi anni di vita la distinzione tra realtà onirica e veglia è meno netta rispetto all’età adulta; ciò significa che per i bambini piccoli il confine tra sogno e realtà può essere sfumato. Con la crescita questo confine diventa più chiaro ma anche i contenuti onirici subiscono una trasformazione: se nei primissimi anni dominano elementari schematizzazioni emotive ed esperienziali legate alla quotidianità immediata del bambino (come le cure materne), con lo sviluppo cognitivo ed emotivo emergono narrazioni più complesse dove interagiscono desiderio ed elaborazione simbolica.
Il ruolo dei sogni nell’infanzia non è quindi solo quello di accompagnare dolcemente il riposo notturno ma contribuisce attivamente alla costruzione dell’apparato psichico individuale attraversando tutte le tappe dello sviluppo umano dalla nascita all’età adulta. Attraverso questo viaggio notturno quotidiano ogni essere umano plasma la propria identità mentale arricchendola giorno dopo giorno fino a raggiungere quella complessità cognitiva ed emotiva che caratterizza profondamente l’essenza stessa dell’essere umani.