La gravidanza è un viaggio emozionante ma anche pieno di interrogativi, soprattutto quando si tratta della salute del bambino che sta per arrivare.
Tra i vari esami a disposizione delle future mamme, il Bi-test emerge come uno strumento di screening non invasivo essenziale per valutare il rischio di anomalie cromosomiche nel feto.
Il Bi-test si concentra sull’analisi di due specifiche proteine placentari nel sangue materno: la free beta Hcg e la PAPP-A. Questi indicatori, insieme alla misurazione della translucenza nucale tramite ecografia, offrono stime significative sulle probabilità che il nascituro possa essere affetto da condizioni come la sindrome di Down, Trisomia 13 o 18, Sindrome di Turner o Sindrome di Klinefelter.
È cruciale comprendere che il Bi-test non funge da esame diagnostico definitivo ma piuttosto come un filtro iniziale. Serve a identificare le donne che potrebbero avere un rischio elevato di portare avanti una gravidanza con potenziali anomalie cromosomiche. In presenza di risultati anomali, si rendono necessari esami più specifici e invasivi, come l’amniocentesi o la villocentesi, per conferme diagnostiche.
Quando Effettuare il Bi-Test
Il periodo ottimale per sottoporsi al Bi-test è compreso tra la 9ª e l’11ª settimana di gravidanza. La semplicità del prelievo di sangue e l’assenza di preparazioni particolari rendono questo test facilmente accessibile.
Inoltre, è parte integrante di un percorso di screening prenatale ben strutturato, disponibile sia nel sistema sanitario pubblico che in strutture private accreditate. Una consulenza prenatale precede l’esame, durante la quale vengono discusse le implicazioni dei possibili esiti e i passi successivi in caso di rischio elevato.
I risultati vengono espressi attraverso il Multiplo della Mediana (MoM), confrontando i valori ottenuti con quelli medi attesi per l’età gestazionale. Variazioni nei livelli delle proteine free beta Hcg e PAPP-A possono indicare un rischio maggiore di anomalie cromosomiche. Tuttavia, è importante notare che alterazioni possono anche essere indicative di altre condizioni, come problemi placentari o anomalie fetali non cromosomiche, richiedendo ulteriori indagini ecografiche specialistiche.
In sintesi, il Bi-test rappresenta un passaggio fondamentale nello screening prenatale, offrendo alle coppie informazioni preziose sulla salute del loro futuro bambino fin dalle prime fasi della gravidanza. Questo test gioca un ruolo chiave nell’identificazione precoce di situazioni che necessitano di ulteriori approfondimenti diagnostici, assicurando un supporto mirato ed efficace per il benessere fetale.