La chat degli orrori scoperta da una mamma: immagini pedopornografiche e uccisioni scambiate tra minorenni

Chat degli orrori con immagini pedopornografiche scambiate tra minorenni. Inchiesta partita a Firenze dalla denuncia di una mamma.

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Chat degli orrori, immagini pedopornografiche scambiate tra minorenni | La denuncia – Universomamma.it

Un’inchiesta shock partita dalla denuncia di una mamma: scoperta una chat degli orrori con immagini pedopornografiche. Sul caso indaga la Procura di Firenze. Purtroppo è solo l’ultimo di una serie di episodi legati alla pedofilia e pedopornografia che si sono verificati negli ultimi tempi.

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Chat degli orrori, immagini pedopornografiche scambiate tra minorenni

Le inchieste sullo scambio di immagini pedopornografiche online sono frequenti in tutto il mondo. Purtroppo non è raro scoprire pedofili che sul web si scambiano immagini di abusi e violenze sessuali sui bambini. Il web, nei suoi settori più nascosti, è affollato di criminali impegnati in questo traffico per guadagno o perversione. Tra le inchieste più recenti c’è quella aperta in Germania che vede coinvolte oltre 30 mila persone. Dimensioni che hanno impressionato gli stessi investigatori. Nell’immaginario comune il fruitore delle immagini pedopornografiche è solitamente un uomo adulto, a quasi nessuno verrebbe in mente che in certi traffici possano essere coinvolti anche dei ragazzini. Eppure è quello che è successo, in Italia. A seguito della denuncia partita da una mamma di Lucca, quando ha preso in mano il telefono cellulare del figlio quindicenne, la Polizia Postale ha scoperto una vera e propria “chat degli orrori”, come è stata chiamata, in cui minorenni tra i 13 e i 17 anni si sarebbero scambiati immagini pedopornografiche violentissime.

L’inchiesta, coordinata dalla Procura dei Minori di Firenze, ha trovato video hard, anche con bambini e filmati di mutilazioni e decapitazioni di persone e animali, che provenivano soprattutto dal dark web, il web illegale fuori dai motori di ricerca comuni dove solitamente avvengono traffici illeciti, di armi, droga e pedopornografia appunto. Gli inquirenti hanno scoperto una gran quantità di file che circolavano sulle app di messaggistica istantanea come Whatsapp e Telegram e altre, oltre che sui social network. Lo shock in questo caso è che a scambiarsi le immagini “di orribili violenze e con contenuti di elevata crudeltà” sarebbero dei minorenni. Si tratta di circa 20 ragazzi che sono stati tutti denunciati per i reati in concorso di detenzione, divulgazione, cessione di materiale pedopornografico e istigazione a delinquere aggravata.

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Ad organizzare il traffico di immagini pedopornografiche sarebbe stato proprio il figlio 15enne della mamma di Lucca. Sul suo telefono, infatti, la Polizia ha trovato una gran quantità di foto e video pedopornografici, anche sotto forma di stickers, che il ragazzo avrebbe ceduto ad altri minori. Il 15enne promuoveva gli scambi di immagini, insieme ad altri minori, tramite le chat di Whastapp, Telegram e gli atri servizi di messaggistica. Nella promozione dell’attività illecita sono coinvolti più ragazzi. Il più grande ha 17 anni, il più piccolo 13.

La notizia della scoperta di questa “chat degli orrori” arriva dopo oltre cinque mesi dall’avvio delle indagini da parte della Polizia Postale. Lunghi mesi di ricerche per scoprire la provenienza delle immagini shock e ricostruire la rete di contatti che se le scambiavano. La Polizia Postale ha effettuato diverse perquisizioni in tutta Italia, con il coordinamento del Centro Nazionale Contrasto alla Pedopornografia Online. Sono state perquisite le case di ragazzini residenti nelle città di Lucca, Pisa, Cesena, Ferrara, Reggio Emilia, Ancona, Napoli, Milano, Pavia, Varese, Lecce, Roma, Potenza e Vicenza. L’operazione è stata chiamata “Dangerous Images” e ha impegnato gli agenti del Compartimento Polizia Postale per la Toscana, coordinati dal procuratore capo per i minorenni di Firenze, Antonio Sangermano.

Ai minorenni sono stati sequestrati decine di smartphone e computer, sui quali sono stati trovati foto e video incriminati. Su questi dispositivi sono in corso delle analisi dei tecnici della Polizia Postale per l’acquisizione delle prove informatiche e per controllare la portata del fenomeno, se siano coinvolti altri soggetti.

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