Dal cordone ombelicale una nuova cura per il glaucoma

Dal cordone ombelicale una nuova cura per il glaucoma. La scoperta dell’Università di Bologna.

Un nuovo collirio “biologico” è stato messo a punto dai ricercatori dell’Università di Bologna per curare il glaucoma, una malattia degenerativa dell’occhio. I ricercatori lo hanno ricavato dal cordone ombelicale, grazie alle proprietà contenute nel suo sangue che svolgono una funzione riparatoria. Il nuovo farmaco è già pronto per essere applicato sui pazienti.

Dal cordone ombelicale un collirio per curare per il glaucoma

Un gruppo di ricercatori dell’Università di Bologna, guidato da Emilio Campos e Piera Versura, docenti del Dipartimento di Medicina Specialistica, Diagnostica e Sperimentale, ha brevettato un nuovo collirio ricavato dal cordone ombelicale e utilizzato per il trattamento del glaucoma. Il nuovo farmaco è in grado contrastare il glaucoma e altre malattie degenerative dell’occhio grazie ad un effetto neuroprotettivo.

Il collirio si basa sulle proprietà del sangue del cordone ombelicale, che ha al suo interno una serie di fattori di crescita in grado di contrastare il deterioramento progressivo del campo visivo causato da malattie come il glaucoma. Oggi questa patologia viene trattata soprattutto con prodotti nutraceutici, che rientrano nella categoria degli integratori alimentari, sulla cui effettiva efficacia però non c’è accordo tra gli studiosi.

Il nuovo collirio è interamente di origine naturale ed è stato già sperimentato con successo in vitro, ex vitro e in vivo, hanno spiegato i ricercatori. Le sperimentazioni sono cominciate nel 2007, per trattare i casi più gravi di difetti dell’epitelio corneale, lo strato più esterno della cornea, e hanno coinvolto circa cento pazienti affetti da gravi forme di secchezza oculare. La professoressa Piera Versura ha riferito che i pazienti sui quali è stato sperimentato il collirio provenivano dall’Emilia Romagna e anche da altre regioni. “La riduzione del dolore, altrimenti non controllabile – ha spiegato la professoressa -, è stata riferita pressoché da tutti. Una circostanza che ha portato i ricercatori a ipotizzare che il collirio potesse avere anche “degli effetti riparativi sulle cellule nervose danneggiate, grazie all’insieme di fattori di crescita che caratterizza, in natura, il sangue cordonale“.

Il collirio utilizzato per trattare il glaucoma è stato realizzato dagli studiosi con una parte del sangue contenuto nei cordoni ombelicali donati dalle madri al momento del parto, dopo avere rimosso le cellule staminali utilizzabili a fini di trapianto. Il professor Emilio Campos ha spiegato che “nel sangue del cordone ombelicale, e in particolare in una sua parte, il siero, ci sono una serie di fattori di crescita che sono in grado di esercitare un’azione riparatoria contrastando le malattie degenerative dell’occhio, come il glaucoma ma non solo“. In un primo momento, il nuovo collirio verrà impiegato per il trattamento del glaucoma, ma in seguito “potrà essere utilizzato anche su altre malattie degenerative dell’occhio“, ha aggiunto Campos.

Il glaucoma fa parte di un gruppo di patologie oculari causate dalla degenerazione del sistema nervoso centrale dovuta all’invecchiamento. Oggi queste patologie colpiscono  circa un milione di persone in Italia: si stima che colpisca tra l’1 e il 2% di chi ha più di 40 anni e il 5% di chi ha più di 70 anni.

Il glaucoma è caratterizzato da un aumento della pressione intraoculare e da fenomeni degenerativi che influenzano la testa del nervo ottico, causando un progressivo deterioramento del campo visivo e danni permanenti della vista. Spiegano i ricercatori dell’Università di Bologna. La malattia viene definita “ladro silenzioso della vista“, perché nella maggior parte dei casi chi ne è affetto non si accorge di averla e se non curata in tempo può portare fino alla cecità.

Il nuovo collirio è stato brevettato dai ricercatori dell’Università di Bologna guidato da Emilio Campos e Piera Versura del Dipartimento di Medicina Specialistica, Diagnostica e Sperimentale. Allo studio hanno collaborato anche Marina Buzzi della Banca Regionale dei Tessuti, del Sangue Cordonale e Biobanca (ERCB) presso il Policlinico di Sant’Orsola, Silvia Bisti dell’Università dell’Aquila e Claudio Velati già dei Servizi di Medicina Trasfusionale e Immunoematologia delle Aziende USL e Ospedaliera di Bologna.

Ulteriori informazioni su questa cura su UniBo Magazine.

Che ne pensate unimamme di questo nuovo collirio? Avreste mai immaginato un utilizzo simile del cordone ombelicale?

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