Il cervello umano dal feto all’adulto: le tappe del suo sviluppo (FOTO&VIDEO)

Dalla formazione del feto alla nascita alla crescita del bambino e fino all’età adulta il corpo umano subisce uno sviluppo e dei cambiamenti straordinari. Lo stesso accade per il cervello.

cervello umano

 

Ricerche sempre più approfondite hanno evidenziato tutte le fasi di sviluppo del cervello umano. Un percorso affascinante in diverse tappe che segue passo passo la formazione dell’individuo: dal feto al bambino all’adulto. Scopriamo insieme come gli scienziati hanno analizzato e suddiviso queste fasi.

Il cervello umano e le tappe affascinanti del suo sviluppo: dal feto all’adulto

Il cervello umano si forma seguendo un percorso ben preciso per tappe, che seguono la crescita dell’individuo. Ad ogni momento della vita umana corrisponde una precisa fase di sviluppo. Gli scienziati le hanno individuate, mostrando come si forma e lavora il cervello. In particolare, l’Università di Oxford ha elaborato Braindiaries, una sorta di diario della crescita e dello sviluppo del cervello umano, che è anche un esibizione presente all’ Oxford Univesity Museum of Natural History fino a gennaio 2018.  Uno studio molto interessante, di cui vi mostriamo i passaggi fondamentali.

cervello dei bambini

Dai rettili, ai mammiferi, ai primati (gli animali come le scimmie e gli scimpanzé con il cervello più simile al nostro), il cervello si è evoluto, diventando più grande e complesso. Fino ad arrivare al cervello umano che si è formato 200.000 anni fa.

Le tappe o i capitoli dello sviluppo cerebrale:

Capitolo 1: il cervello inizia a formarsi quando il feto è a tre settimane di gestazione. I neuroni si sviluppano velocemente.  Dalla ventesima settimana, fino alla nascita, il cervello è impegnato a costruire strutture e circuiti. Mentre cresce è già “acceso” e attivo. Le cellule in un cervello in sviluppo migrano per formare sei livelli nella neocorteccia. Si formano le cellule del pensiero e quelle coinvolte nell’apprendimento e nella memoria. La natura e il nutrimento ricevuto influenzano le connessioni del cervello.

Capitolo 2: il cervello dell’infanzia è molto attivo, compiendo 1.000 nuove connessioni ogni secondo. Ogni neurone è impegnato a inviare estensioni chiamate assoni, che trasmettono informazioni, e dendriti che prendono informazioni. In questa fase si imparano in fretta nuove cose e si fanno nuove esperienze che modellano il cervello e formano nuove connessioni cerebrali (sinapsi). I neuroni comunicano tra loro attraverso i neurotrasmettitori. Queste comunicazioni sono alla base delle aree del cervello che regolano il linguaggio, l’apprendimento e i movimenti del corpo.

Capitolo 3: nell’età dell’adolescenza le prestazioni del cervello sono al massimo. La capacità di pensiero è pari a quella di un adulto, mentre la capacità di apprendimento non sarà mai più a questi livelli. In questo periodo la corteccia prefrontale si affina, rafforza alcune connessioni e ne perde altre. Questa è l’età perfetta per imparare, ma non si è ancora in grado di controllare razionalmente il sistema limbico, da qui l’emotività tipica dell’adolescenza. A questa età il sonno è importante, perché durante il sonno il cervello consolida i ricordi e fa manutenzione e “pulizie”.

Capitolo 4: con il raggiungimento dell’età adulta, dai 25 anni in su, lo sviluppo del cervello è completato. Come in un puzzle, ogni tessera è al suo posto. Tutte le aree sono mature. Le performance sono al massimo e il cervello è in piena funzione. Non è vero che usiamo solo il 10% delle nostre capacità cerebrali. I ricercatori hanno sfatato questo mito. Il nostro cervello è sempre attivo.

Capitolo 5: al raggiungimento della terza età il cervello ha lavorato molto per decenni. Dai quarant’anni in poi, il cervello perde il 5% delle sue capacita ogni dieci anni. Anche i livelli di dopamina, il neurotrasmettitore che manda segnali intorno al cervello e dà una sensazione di piacere, scendono. Fa parte dell’invecchiamento. Il cervello, però, è ancora potente. I neuroni costruiscono ancora connessioni e circuiti nuovi per mantenere le capacità di adattamento e di apprendimento. L‘attività fisica aiuta a mantenere la plasticità del cervello, perché aumenta l’afflusso di ossigeno e sangue. Muoversi e fare nuove esperienze rallenta il decadimento del cervello. Gli scienziati hanno scoperto che anche in un cervello anziano si formano nuovi neuroni, soprattutto nell’area legata all’olfatto e in quella per la formazione di nuovi ricordi. La perdita di memoria è un problema negli anziani, ma la scienza sta sviluppando nuovi studi su come preservarla.

Voi unimamme che ne pensate? Non è affascinante tutto questo?

Mentre gli studi sul cervello umano proseguono, noi vi ricordiamo il nostro articolo sugli studi su come pensiamo.

Impostazioni privacy