“Partorire in casa è sicuro ma non è per tutte”, a dirlo l’ostetrica

Una volta nascere in casa era la regola: mia nonna è nata così e anche mia zia. La figura della levatrice era tenuta in grande considerazione e quando si aspettava un bambino probabilmente non si andava in ospedale: ci si fidava di quello che veniva detto dall’ostetrica. Questo accadeva anni fa e bisogna dire che la situazione in Italia è molto cambiata, visto che è il primo Paese al mondo per numero di cesarei. Se poi in Europa è nettamente favorevole ai parti in casa, da noi è l’opposto: in Italia appena lo 0,1% delle nascite avvengono tra le mura domestiche. L’ospedale insomma è sempre il posto privilegiato per partorire.

Partorire in casa: tutti i dati 

Secondo l’inchiesta della giornalista Elisabetta Ambrosi su businessinsider, le opinioni sull’argomento sono molto diverse. Se la SIN, Società Italiana di Neonatologia, dice che “anche nelle condizioni ideali non è possibile escludere, con assoluta certezza, la possibilità che si presentino complicazioni, che metterebbero a rischio la salute di mamma e bambino e che implicherebbe un necessario e immediato trasferimento in ospedale”, l’ostetrica Ivana Arena della rete ‘Nascere a casa‘, l’Associazione Nazionale Ostetriche Parto a Domicilio e Casa Maternità, afferma il contrario: “Quello che va contestato sono affermazioni folli, che pure in questi giorni ho sentito, per cui il parto in casa aumenterebbe la mortalità di madre e bambino anche di cento volte, una tesi delirante non supportata da nessuna letteratura scientifica”. 

Secondo la SIN, infatti, dai 4 agli 8 casi su 1000 presentano delle complicazioni non previste: come gestire per esempio un bambino che deve essere intubato o che deve essere trasportato d’urgenza? “Noi”, dice Ivana Arena, “ci formiamo per saper gestire le emergenze anche a domicilio, tra cui eventuali emorragie post partum. Siamo anche in grado di effettuare una prima rianimazione neonatale”. Arena dice che il travaglio, durando molte ore, dà già le indicazioni per capire come andranno le cose, senza dimenticare che l’assistenza a casa riduce di molto la possibilità di complicazioni.

Partorire a casa però non è per tutte. Marta Campiotti, Presidente dell’Associazione Nazionale Ostetriche Parto a Domicilio e Casa Maternità, infatti dichiara che ci sono dei criteri secondo i quali le ostetriche non prendono ogni donna che desidera partorire a casa:

  • no gravidanze gemellari,
  • donne che hanno una multiabortività o ipertensione,
  • donne con diabete
  • donne che hanno avuto un primo cesareo (ma qui i pareri sono diversi)
  • no alla posizione podalica
  • non si assiste il parto prima delle 37 settimane
  • non si assiste un feto che abbia un problema cardiaco

In sostanza quindi, le ostetriche scelgono una fascia a basso rischio, anche se di rischi ce ne sono sempre, come in ospedale. I dati in realtà troppo pochi a causa della percentuale minima di parti in casa, dicono che i 443 parti a domicilio effettuati tra il 2014 e il 2016 hanno tutti avuto ottimi esiti. La morte di parto – evento estremamente raro in Italia – è dovuta soprattutto all’emorragia dovuta ad un parto cesareo: 50 madri sulle oltre due milioni che hanno partorito tra il 2006 e il 2012 nelle sole regioni in cui i dati sono disponibili (Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Campania, Sicilia) sono decedute per questo motivo. Altre cause sono:

  • sepsi,
  • complicazioni di gravidanza indotte mediante tecniche di procreazione assistita,
  • influenza contratta durante le gravidanza

Insomma, nessuna motivazione che riguardi il parto in casa. Inoltre, la normativa prevede che ci sia un ospedale raggiungibile entro 30 minuti: per cui se volete partorire in tranquillità, potete considerare questa ipotesi.

E voi unimamme lo sapevate? Intanto vi lasciamo con il post che parla di 16 fantastiche immagini del parto in casa.

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