Quando la disabilità non è un limite: la storia di Bebe, campionessa europea di fioretto

BebeSolitamente ci si affianca alle paraolimpiadi con un pizzico di malinconia e di tristezza ma questa è la storia di una campionessa ammirata per la sua bravura e basta, passa del tutto inosservato che la nostra fuoriclasse sia su di una sedia a rotelle.

È il papà della piccola Bebe, il signor Ruggero, a chiedere esplicitamente una cosa a tutti gli spettatori e cioè “Non dite che è una storia triste”. Bebe è una bimba di tredici anni senza braccia e senza gambe amputatele a causa di una meningite. È lei la campionessa di fioretto agli Europei tenutisi a Strasburgo dove ha vinto battendo la russa Boykava con il risultato di 15-5.

Questa la sua storia. Il vero nome di Bebe è Beatrice e gioca a scherma da quando ha sei anni. Nell’ottobre del 2008, all’età di undici anni, è nel pieno della sua vita, frequenta gli scout, è membro del Consiglio comunale dei ragazzi di Mogliano Veneto, la sua città, tira di scherma ed è felice. A novembre dello stesso anno una febbre molto alta la costringe a letto e le viene diagnosticata una meningite. Una brutta crisi settica mette il suo corpo a dura prova. Diverse emorragie le invadono il corpicino. Mesi di terapia intensiva e la sentenza definitiva, brutta, triste, ineluttabile: amputazione delle braccia sotto i gomiti e delle gambe sotto le ginocchia. Tante le difficili operazioni sostenute dalla nostra piccola eroina.

Bebe è forte. Non molla. Non si arrende e con la mamma e il papà si reca a Budrio dove c’è uno tra i più importanti centro di protesi conosciuti, in Italia e all’estero. Bebe è ottimista e collaborativa. Qui dipinge e crea sculture con la creta. Prova le protesi agli arti. Conosce Melissa Milani che ha dedicato la sua vita allo sport per persone con disabilità e grazie a lei si reca da Magda Melandri insegnante di scherma.

Dopo un’iniziale riluttanza a tirare di scherma da seduta Bebe, in attesa di mettersi in piedi, torna sui suoi passi e diventa la prima al mondo a tirare di scherma con due mani artificiali.

È il 2 maggio 2010 e già vince alle gare tenute a San Lazzaro di Savena, vicino Bologna.

Bebe sorride. Sorride e vince. È ancora brava. Molto brava. È lei stessa dire infatti “Cosa è cambiato? Nulla”.

Bebe ritorna alla sua vita di sempre. Ritorna a frequentare gli Scout. Torna a disegnare e disegna anche delle magliette vendute per finanziare il progetto di protesi per i bambini amputati sulle quali ha scritto il suo mottoIo nella scherma ci metto il cuore”.

L’unico sogno che Bebe ha ancora nel cassetto è quello di riuscire a tirare di scherma in piedi, di fare come il suo idolo Oscar Pistorius, e siamo sicuri che ci riuscirà.

Bebe

Grande Bebe e ancor più grande la famiglia che la sostiene e la sprona a tornare a essere quello che è sempre stata. Una bellissima ragazza sorridente e ambiziosa.

Poi mi soffermo su quanto accadutole, ci penso e sorrido pensando alle sue coetanee disperarsi per un’unghia rotta o per un telefonino senza connessione. Cerchiamo di insegnare ai nostri figli le cose importanti della vita e non assecondiamoli nei loro inutili capricci…Bebe è davvero un esempio da seguire. Una ragazza che ama lo sport e non conosce ostacoli anche se la vita gliene ha posti alcuni davvero difficili da superare, forza Bebe, ormai li hai superati tutti, manca l’ultimo e siamo sicuri che presto lo abbatterai.

 

 

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