“Era un uomo fragile, la gelosia non è stata un’attenuante” si difende il giudice che ha dimezzato la pena a un omicida – FOTO

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fonte: Repubblica

Il giudice che ha dimezzato la pena al colpevole di femminicidio si difende.

Il dimezzamento della pena a Michele Castaldo, reo di aver strangolato una donna che l’aveva lasciato, ha suscitato molte polemiche.

Ora il giudice Orazio Pescatore, dalla sede della Corte d’appello di Bologna, ribadisce: “non c’è stato alcun riconoscimento di attenuanti all’omicidio per gelosia, non era questa la nostra intenzione. E non c’entra nulla il delitto d’onore“.

Femminicidio impunito: parla il giudice

Il giudice di lunga carriera spiega: il nostro compito era valutare la vita dell’imputato, la personalità nel suo complesso. Come si fa sempre in questi casi. L’imputato, alle sue spalle, aveva due o tre episodi significativi che hanno avuto conseguenze sulla sua psiche. Quando si discute della pena si valuta la personalità, nella perizia si è tenuto conto del vissuto fragile e debole, che però non giustifica nulla. Nelle valutazione delle attenuanti generiche ci sono tanti fattori da tenere in considerazione. Castaldo aveva alle spalle una storia pesante, era debole in questo senso, era già stato in cura, soffriva di depressione”.

Giuseppe Colonna, Presidente della Corte d’Appello, ribadisce: “la gelosia non è stata considerata motivo di attenuazione del trattamento, anzi, al contrario, motivo di aggravamento”. E ancora: “la misura della responsabilità (sotto il profilo del dolo) era comunque condizionata dalle infelici esperienze di vita, affettiva, pregressa dell’imputato, che in passato avevano comportato anche la necessità di cure psichiatriche, che avevano amplificato il suo timore di abbandono”.

La frase incriminata: “soverchiante tempesta emotiva e passionale” è comunque presa testualmente dalla relazione del perito.

A “favore” dell’omicida hanno giocato due elementi attenuanti: la confessione e il tentativo di risarcire la figlia della vittima, la bambina che Olga Matei aveva adottato insieme all’ex marito.

Come accennavamo ieri, davanti a questa decisione, è stato fatto ricorso.

Ieri alcune donne si sono radunate in piazza a Bologna, per protestare.Tra le partecipanti c’è anche  l’ex senatrice Pd Francesca Puglisi, dell’associazione Towanda: “In Italia, ogni 72 ore, una donna muore per mano del suo compagno. Non c’è giustificazione o attenuante per un uomo che strangola una donna, non c’è raptus o gelosia che tenga. Facciamo uscire dal Medioevo giuridico qualche magistrato”.

A Riccione, città di Olga, le sue amiche hanno organizzato una fiaccolata per l’8 marzo. La sindaca Renata Tosi è al loro fianco. “Ritengo questa sentenza un passo indietro nel passato, con il rischio di vanificare anni di lotte e battaglie contro il fenomeno del femminicidio”.

Unimamme, voi cosa ne pensate delle parole del giudice di cui si parla su Repubblica?

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