3 motivi per cui è sconsigliato pubblicare le foto dei bambini su Facebook

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Pedriatri italiani e Polizia di Stato hanno stilato di recente un vademecum sulla sicurezza dei bambini, in cui la parte relativa al “cattivo uso del web” assume sempre più un aspetto rilevante.

Ad aprire gli occhi sui rischi ai quali, spesso inconsapevolmente, i genitori possono esporre i figli attraverso l’uso della tecnologia, in particolare del social network Facebook, è adesso un magistrato italiano, Valentina Sellaroli del Tribunale per i minorenni di Torino, la quale sostiene che la pubblicazione e condivisione online delle foto dei  bambini sia molto pericolosa. Eccone i motivi. 

Perché è “sconsigliato” pubblicare su Fb le foto dei bambini

Il lancio della nuova funzione Scrapbook di Facebook, un album di foto ricordo dei propri pargoli tutto social, migliorerà di certo la gestione privacy, permettendo ai genitori di decidere con chi renderlo condiviso e con chi no. Nonostante questo aggiornamento i rischi online rimangono alti, ecco perché:

1. Le nuove limitazioni privacy di facebook non cambiano il livello di rischio dell’esporre foto sul social. Scrapbook sarà disponibile a breve negli Stati Uniti e più avanti probabilmente negli altri paesi. Si tratta di un gestore di foto che organizza in maniera più efficiente tutti i propri scatti sfruttando specifici TAG. In pratica rende la condivisione più restrittiva a garanzia della propria privacy. Ma attenzione ricordate che anche se il TAG può essere effettuato solo dai genitori e non da amici o estranei il rischio di esporsi a situazioni rischiose non cambia.

2. La caratteristica diffusività del mezzo è di per se pericolosa. Pubblicare su internet la foto dei propri bambini è di per sé atto che potenzialmente può raggiungere un numero di persone, conosciute e non.

Significa, cioè, esporli realisticamente ad un numero esponenzialmente maggiore di persone che possono anche non avere buone intenzioni e magari interessarsi a loro in maniera poco ortodossa. Non è così frequente ma neppure irrealistico il rischio che persone di questo genere (genericamente pedofili o persone comunque interessate in modi non del tutto lecite ai bambini) possano avvicinarsi ai nostri bambini dopo averli magari visti più volte in foto online”.

3. Una ulteriore preoccupazione nasce da condotte criminose sempre più frequenti.

“Quelle di soggetti che taggano le foto di bambini online e, con procedimenti di fotomontaggio più o meno avanzati, ne traggono materiale pedopornografico di vario genere, da smerciare e far circolare tra gli appassionati”, – ha proseguito il sostituto procuratore   Sellaroli.

“Questo genere di condotta non è affatto così infrequente nella realtà, specie se parliamo non di singoli ‘appassionatì del genere ma di circoli e giri di pedopornografici che producono immagini di questo tipo per uno scopo di lucro o comunque per un interesse personale di scambio su larga scala. Si pensi infatti al valore aggiunto che hanno immagini moltiplicate più e più volte a partire dagli stessi bambini reali (e dunque senza troppi rischi materiali) ma giungendo ad ottenere un numero assai significativo di immagini pedopornografiche che sembrano ‘nuove’ e dunque più appetibili”.

Da sottolineare che la pratica del fotomontaggio è punita come quella di coloro che producono queste foto con bambini reali e “non sempre serve che le pose siano sessualmente lascive o esplicite, come veniva richiesto un tempo”.

“La legge di ratifica della Convenzione del Consiglio d’Europa per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l’abuso sessuale, nel 2012, ha modificato la norma del nostro codice penale che punisce la pedopornografia minorile introducendone una nozione esplicita”. “Per la prima volta: si intende ogni rappresentazione, con qualunque mezzo di un minore degli anni diciotto coinvolto in attività sessuali esplicite, reali o simulate, o qualunque rappresentazione degli organi sessuali di un minore degli anni diciotto per scopi sessuali”.

4. Un altro rischio riguarda i casi di adozione o di affidamento di bambini allontanati da famiglie pericolose, maltrattanti o abusanti.

“Se il bambino era già abbastanza grande quando è stato allontanato, rischiano di avere un canale di ricerca in più per raggiungere i bambini e le loro nuove famiglie che così non possono più essere tutelati nella loro riservatezza ed anche nella incolumità personale”, conclude  Sellaroli.

Care Unimamme, facciamo moltissima attenzione quindi a rendere pubblici i nostri ricordi personali, le foto dei bambini, prendendo consapevolezza di come un gesto semplice e immediato possa in realtà scaturire controindicazioni anche molto serie a danno dei bambini.

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