Essere genitori oggi tra sfide e problemi

Che cosa vuol dire essere genitori oggi e come si può conciliare questa attività con lavoro e società circostanti?

Stew Friedman, fondatore di The Work Life Integration Project, presso la Wharton School dell’Università della Pennsylvania ha provato a rispondere a queste domande insieme ai suoi alunni.

Il risultato è diventato un libro: Baby Bust, riguardante i cambiamenti di atteggiamento nell’essere genitori.

Tutto è cominciato nel lontano 1987, quando Friedman è diventato padre e in quell’occasione ha sottoposto ai suoi studenti un interessante quesito: “quali responsabilità avete nei confronti delle nuove generazioni di talenti e persone nella nostra società? E se decidete di diventare genitori come potrete riuscire a farlo in un modo che funzioni per voi, la vostra famiglia, il lavoro e la società?”.

Nel corso di due decenni Friedman e i suoi collaboratori hanno intervistato centinaia di studenti, quasi 500 della classe di laurea del 1992 e circa 300 di quella del 2012.

  • nel 1992 3/4 degli intervistati esprimeva il desiderio di avere figli
  • nel 2012 il numero era dimezzato

Perché? Vediamo quali sono le motivazioni dietro questo cambiamento.

1) Le donne sono cambiate: nel 1992 la maternità per le donne voleva dire realizzarsi aiutando gli altri. Ora però tutto ciò si può raggiungere operando nel sociale oppure facendo carriera. Il concetto stesso di famiglia è mutato, non riferendosi più esclusivamente ai bambini, ma a una rete di conoscence e amicizie da coltivare. Le donne inoltre si aspettano una suddivisione più equa dei compiti con gli uomini, sia a casa che sul lavoro.

2) Gli uomini sono cambiati: pur prendendo in considerazione l’idea di diventare genitori, gli uomini si soffermano a pensare come conciliare realisticamente la genitorialità con le esigenze dettate dal lavoro, per esempio. Ormai entrambi i genitori lavorano e gli Stati Uniti non sostengono abbastanza le famiglie. Gli uomini inoltre mirano a fare bene sia sul lavoro che in famiglia, vedendo i figli come un contributo al bene comune.

3) La rivoluzione è qui: si assiste a un vero cambio di mentalità. Gli uomini accettano le donne come colleghe sul lavoro e sono loro stessi a voler imparare come gestire una casa. Entrambi desiderano fortemente essere coinvolti nel crescere i figli.

4) Necessità di un supporto: a fronte di un mutamento sociale epocale, le istituzioni arrancano davanti alle nuove sfide che vedono sempre di più famiglie con entrambi i genitori impegnati col lavoro. Le scuole per esempio potrebbero adottare il tempo prolungato, così anche le aziende potrebbero adottare orari più flessibili.

La sfida per rendere il mondo un posto migliore per le prossime generazioni è ambiziosa, sicuramente vanno fatti enormi cambiamenti e per questo sono necessarie persone che lavorino con serietà e determinazione su queste problematiche.

E voi unimamme siete d’accordo con quanto riportato qui sopra?

Anche voi vi siete fatte queste stesse domande quando aspettavate il vostro piccolo?

Parlatene con noi se vi va.

 

 

 

 

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