“Sono la custode”: il messaggio virale di una mamma da condividere

messaggio di una mamma
“Sono la custode”: il messaggio virale di una mamma da condividere – Universomamma.it

Quando si diventa genitori c’è un lavoro ovvio: preparare le cene, prendersi cura dei bambini, fare loro il bagnetto. Poi c‘è anche tutta quell’organizzazione mentale della casa e dell’essere genitori: fare delle liste di cose da fare, assegnare i compiti, sapere quali bisogni devono essere soddisfatti e quando. Questo lavoro è invisibile e può sovraccaricare e sopraffare una persona.

Una mamma ha descritto molto bene questo peso che le mamme devono affrontare tutti i giorni in un post che ha intitolato “I am the keeper”, ossia “Sono la custode“. Lei si chiama Cameron Reeves Poynter ed ha un blog chiamato LuckyOrangePants

“Sono la custode”: il post virale di una mamma sul carico mentale 

Cameron ha deciso di descrivere alcuni effetti collaterali che derivano dall’essere responsabile di tutte le informazioni che custodiamo per le persone che amiamo.

Di seguito la traduzione del post pubblicato sulla sua pagina pagina Facebook:

Sono la custode.

Sono la custode degli orari. Degli allenamenti, dei giochi e delle lezioni. Dei progetti, delle feste e delle cene. Degli appuntamenti e dei compiti. 

Sono la custode delle informazioni. Chi ha bisogno di cibo 5 minuti prima che si verifichi un crollo e chi ha bisogno di spazio quando si arrabbia. Se ci sono vestiti puliti, se sono pagate le bollette, e se abbiamo finito il latte.

Sono la custode delle soluzioni. Di cerotti e kit da cucito e snack nella mia borsa. Ma anche di balsami emotivi e coperte di sicurezza metaforiche.

Sono la custode delle preferenze. Di ciò che piace o non piace. Dei riti notturni e dei cibi che disgustano. 

Sono la custode delle cose da ricordare. Dell’essere gentili, di prendere la loro spazzatura, di fare i piatti, di fare i compiti, di aprire la porta e di scrivere dei biglietti di ringraziamento. 

Sono la custode dei riti e dei ricordi. Dei cerotti di zucca o delle uova di Pasqua da cercare. Sono quella che scatta le foto, la collezionista di speciali ornamenti e la scrittrice delle lettere.

Sono la custode della sicurezza emotiva. La depositaria dello star bene, il navigatore degli atteggiamenti negativi, la confidente dei segreti e l’asciugatrice delle lacrime. 

Sono la custode della pace. La mediatrice dei conflitti, l’arbitro delle dispute, la facilitatrice del linguaggio, la responsabile delle diverse personalità. 

Sono la custode delle preoccupazioni. Loro e mie. 

Sono la custode del bene e del male, del grande e del piccolo, della bellezza e della fatica. 

Per la maggior parte del tempo, il peso di queste cose che custodisco assomiglia agli elementi superiori della tavola periodica, più leggero dell’aria, che mi avvolge con un senso di scopo.

Ma alcune volte il peso di queste cose che custodisco mi spinge giù sotto la superficie fino a che non mi dibatto e combatto per rompere la superficie e ritornare a respirare.

Perché queste cose che custodisco vibrano costantemente nel mio cervello, aspettando di essere dimenticate. Disperdono i miei pensieri e mi tengono sveglia per diverso tempo a letto. 

Perché queste cose che custodisco sono invisibili, intangibili. Non vengono notate e conosciute fino a che non si perdono. Non sono valutate o esaminate o giudicate da un tribunale. E alcune volte vengono date per scontate

Mio marito e i miei figli sono delle persone generose e mi amano moltissimo. E questo finora è il più grosso lavoro che abbia dovuto fare. Ma alcune volte essere “la custode” ti esaurisce. Perché sembra che tu stia facendo tutto da sola. 

A tutte le persone “guardiane”, vi vedo

Conosco il peso delle cose che custodite.

So il lavoro invisibile che fate, che non viene pagato o non ha un congedo per malattia, è quello che fa girare il mondo.

Vi vedo.

E vi saluto.

#LoveHard 
#Love What Matters
www.luckyorangepants.com”

Il post ha avuto più di 70 mila mi piace e condivisioni: quante di noi infatti si sentono o si sono sentite così? Non solo “guardiane” ma esauste e bisognose di comprensione e aiuto. Il messaggio è simile a quello di una mamma fumettista francese che con una serie di vignette  intitolata “Fallait demander” (Bastava chiedere) spiega molto bene il peso del “carico mentale” di una donna.

E voi unimamme cosa ne pensate?
Intanto vi lasciamo con il post che parla di una mamma che parla alle mamme stanche che lavorano. 

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