Le donne vanno in menopausa per un motivo preciso e fondamentale

Perché le donne vivono più a lungo degli uomini? Un tempo molto lungo dalla fine dell’età riproduttiva. Può sembrare “inutile” ai sensi delle ferree leggi della natura, della prosecuzione della specie e della sopravvivenza. Eppure c’è una ragione molto pratica e ce la spiega la scienza.

Ecco perché le donne vanno in menopausa e vivono più a lungo

La menopausa, l’età in cui la donna non è più riproduttiva, riguarda una fase piuttosto lunga della sua vita se confrontata con l’andropausa maschile o con la durata della vita non riproduttiva delle femmine degli animali. Per una parte importante della loro vita le donne non sono più in grado di mettere al mondo figli, ma il loro ruolo nell’educazione e sopravvivenza di figli e nipoti non viene meno, anzi si rafforza.

Grazie all’esperienza accumulata negli anni una donna in menopausa è molto importante e utile per la famiglia, è in grado infatti di trasmettere i propri geni alle generazioni future in modo più indiretto ma più efficiente rispetto a quello di mettere al mondo dei figli. Si tratta della trasmissione del sapere e delle competenze, soprattutto nell’allevamento della prole, che le donne hanno acquisito negli anni con l’esperienza.

Nell’età della menopausa le donne non possono più mettere al mondo figli, ma si dedicano alla cura dei nipoti, aiutando i propri figli nell’allevamento della prole. Essere nonna è pertanto un momento importante della vita di una donna e un ruolo cruciale anche ai fini della prosecuzione della specie. Un ruolo che è stato riconosciuto in uno studio scientifico dell’Università di Montpellier, condotto da Carla Aimé e pubblicato lo scorso luglio su PLoS Computational Biology.

Come spiega lo studio, a differenza delle femmine degli altri mammiferi, esclusi i cetacei globicefalo di Gray e Orcinus orca, le donne entrano in menopausa e concludono la loro vita riproduttiva molto tempo prima della fine della loro stessa vita. Una circostanza particolare rispetto a quello che accade normalmente in natura e che ha portato i ricercatori a ritenere che la menopausa e la lunga vita post-riproduttiva fornisse un qualche vantaggio evolutivo. Infatti il lungo periodo di tempo che intercorre nella vita di una donna tra il termine del suo ciclo riproduttivo e la morte è una costante nella biologia umana e non è una conseguenza del miglioramento delle condizioni di vita, legato all’alimentazione, all’igiene o alla medicina.

Per spiegare questa situazione sono state avanzate tre ipotesi:

  • Ipotesi materna (Maternal Hypothesis): la menopausa si sarebbe evoluta per evitare il rischio di morte della donna al momento del parto; questo rischio, infatti, è maggiore nelle donne meno giovani, e metterebbe a rischio la sopravvivenza della prole.
  • Ipotesi della nonna (Grandmother Hypothesis): la menopausa è una strategia per destinare risorse non più alla riproduzione diretta (mettere al mondo figli), ma a quella indiretta ovvero alla cura dei figli e dei nipoti. In questo caso è importante la presenza fisica della nonna.
  • Modello del capitale incorporato (Embodied Capital Model): come nell’ipotesi precedente, la menopausa serve per destinare risorse ai figli e ai nipoti, con la differenza che in questo caso conta lo sviluppo del “capitale neurale” e l’accumulo di competenze nell’allevamento.

I ricercatori dell’Università di Montpellier, coordinati da Carla Aimé con l’utilizzo di reti neurali artificiali hanno sviluppato alcune simulazioni su una popolazione, tenendo conto della traiettoria delle capacità fisiche e intellettive dei suoi membri.

Da queste simulazioni è stata esclusa subito l’ipotesi materna, perché se i costi della riproduzione dovuti all’età, e al rischio di morte di una madre anziana, possono giustificare la fine del ciclo riproduttivo, tuttavia non spiegano dal punto di vista evolutivo i vantaggi dell’allungamento della vita molti anni dopo quella fine.

Gli studiosi, invece, hanno accertato che l’evoluzione della menopausa si può spiegare dal punto di vista evolutivo se si considera importante l’accumulo delle capacità cognitive, quelle che servono per educare e allevare la prole, e non la forza fisica.

Nelle società antiche, hanno rilevato gli studiosi, le competenze e l’esperienza continuavano a crescere per tutta la durata della vita, anche perché difficilmente si raggiungeva l’età della decadenza senile. Invece, il punto massimo dell’espressione delle risorse fisiche si raggiungeva prima dei trent’anni.

Altri studi in passato hanno stabilito l’importanza della menopausa nelle donne e del ruolo delle nonne. Una ricerca del 2004 pubblicata su Nature aveva già accertato che donne vivono più a lungo, anche dopo il loro periodo riproduttivo, perché svolgono un ruolo fondamentale nella famiglia, contribuendo al successo riproduttivo dei propri figli adulti e agevolando così la trasmissione dei propri stessi geni. Inoltre, la nonna di solito aiuta nella cura dei piccoli, sollevando i propri figli da alcune responsabilità e rendendo loro più facile avere più discendenti.

E voi che ne pensate unimamme? Ritenete giuste queste osservazioni?

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