Gravidanza e lavoro: le norme per la sicurezza di mamma e bebè

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Lavoro in gravidanza (iStock)

Gravidanza e lavoro: le norme per la sicurezza di mamma e bebè.

Per proteggere le donne incinte che lavorano e i loro nascituri esiste una fitta legislazione con norme specifiche e dettagliate a tutela della salute delle donne in gravidanza nei luoghi di lavoro. Norme fondamentali per salvaguardare mamma e bebè.

La salute riproduttiva riguarda il sistema, i processi e le funzioni riproduttive in tutti gli stadi della vita umana ed è inclusa nella più ampia definizione di salute dell’Organizzazione mondiale della sanità, intesa come stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non come semplice assenza di malattia o infermità. La salute riproduttiva è molto delicata nella donna e per questo richiede una cura particolare.

Gravidanza e lavoro: la tutela di mamma e bebè

Quando si tratta di donne incinte è importante salvaguardare la loro salute e quella del bambino, l’ambiente in cui vivono tutti i giorni, compreso quello di lavoro. Sempre più donne, anche se ancora troppo poche, lavorano in Italia (tasso di occupazione femminile a febbraio 2018 al 49,2%), è importante dunque tutelare la loro salute anche nei luoghi di lavoro.

La gravidanza è un momento delicatissimo, soprattutto nei primi tre-quattro mesi, quando si forma il bambino, e l‘esposizione della donna incinta ad ambienti o situazioni a rischio può provocare danni allo sviluppo del feto. Basti pensare ai lavori fisicamente faticosi, con sollevamenti di pesi, scuotimenti o vibrazioni, quelli che comportano l’esposizione ad agenti chimici, fisici o biologici, quelli in ambienti a rischio come gli ospedali.

Il congedo di maternità obbligatorio è di 5 mesi complessivi, gli ultimi due mesi della gravidanza e i tre mesi successivi al parto. Le donne possono scegliere di smettere di lavorare nell’ultimo mese prima della data del parto, e allungare il congedo dopo il parto a 4 mesi. Un modo per stare più a lungo con il bebè. In quest’ultimo caso, tuttavia, non ci devono essere controindicazioni a proseguire il lavoro fino all’ottavo mese.

Nei primi mesi di gravidanza, dunque, le donne lavorano, tranne nei casi eccezionali in cui è obbligatorio il congedo anticipato e dunque l’astensione totale dal lavoro perché troppo rischioso per la gestazione. In tutti gli altri casi, sono previste delle tutele per le donne in gravidanza nei luoghi di lavoro.

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Gravidanza e lavoro (iStock)

L’Inail promuove iniziative di educazione alla salute della donna con riferimento ai fattori di rischio professionale, necessarie soprattutto in merito ai cambiamenti nel mondo del lavoro e alle nuove tipologie tipologie contrattuali.

Qui di seguito vi riportiamo le tabelle Inail con i fattori di rischio nei luoghi di lavoro per le donne in gravidanza e per la salute riproduttiva in genere. L’individuazione e l’elencazione di questi fattori è stata possibile grazie a ricerche sempre più approfondite e precise in campo epidemiologico.

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La tabella indica i fattori di rischio, chimico, biologico o fisico, pericolosi per la salute della donna e da limitare o evitare assolutamente in gravidanza. Per i lavori che comportano questi pericoli, la donna in gravidanza sarà spostata ad altre mansioni oppure le sarà concesso un congedo anticipato dal lavoro.

La principale legge di riferimento a tutela della maternità nel campo lavorativo è il D.lgs. 151/2001 “Testo unico delle disposizioni
legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità”, a norma dell’articolo 15 della legge 8 marzo 2000, n. 53. La legge vieta le discriminazioni e tutela la sicurezza e la salute della donna in gravidanza e indica i lavori vietati in gravidanza.

Un’altra normativa abbastanza recente in merito è il D.lgs. 81/2008, “Attuazione dell’articolo 1 della legge 3 agosto 2007, n. 123, in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro”. La normativa stabilisce l’oggetto della valutazione dei rischi e disciplina la sorveglianza sanitaria.

Gravidanza e lavoro: misure di prevenzione

A tutela della donna in gravidanza nei luoghi di lavoro, il datore di lavoro deve adottare tutta una serie di misure di prevenzione indicate dall’Inail.

Innanzitutto, in collaborazione con il medico competente, il responsabile del servizio di prevenzione e protezione (RSPP), consultato il rappresentate dei lavoratori per la sicurezza (RLS), il datore di lavoro deve identificare le mansioni/lavorazioni vietate per la gravidanza e/o l’allattamento.

Inoltre, deve integrare il Documento di valutazione dei rischi (DVR) (art. 28 d.lgs. 81/2008) con l’analisi e l’identificazione delle operazioni incompatibili, indicando per ognuna di tali mansioni a rischio le misure di prevenzione e protezione che intende adottare nel caso di gravidanza:

  • modifica delle condizioni di lavoro e/o dell’orario di lavoro;
  • spostamento delle lavoratrici ad altra mansione non a rischio; e ove non possibile fare richiesta agli Enti competenti di interdizione anticipata dal lavoro.

Il datore di lavoro, poi, deve informare tutte le lavoratrici in età fertile dei risultati della valutazione dei rischi e della necessità di segnalare lo stato di gravidanza non appena venga a conoscenza.

Infine, si richiede ai datori un maggior impegno nella formazione e informazione delle lavoratrici per trasmettere loro la reale percezione del problema dei rischi lavorativi, che nella maggior
parte dei casi sono sovra o sottostimati. Anche la comunicazione del rischio è importante ed è una parte integrante della gestione del rischio stesso.

Per ulteriori informazioni rimandiamo al documento dell’Inail sulla tutela della gravidanza nei luoghi di lavoro.

Che ne pensate unimamme? Siete d’accordo con una maggiore attività informativa per le donne incinte? Conoscevate tutti questi rischi?

Su gravidanza e lavoro ricordiamo il nostro articolo: Donne ai colloqui di lavoro: le domande illegali e che violano la dignità

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