Delitto Vannini: le motivazioni della sentenza che ha ridotto la pena a Ciontoli

Marco Vannini

Delitto Vannini: le motivazioni della sentenza che ha ridotto la pena ad Antonio Ciontoli nel processo di appello.

Vi abbiamo già riferito della riduzione di pena in appello per Antonio Ciontoli, il militare che sparò e uccise in casa sua il fidanzato e uccise Marco Vannini, giovane di vent’anni morto dopo ore di agonia senza soccorsi. La sentenza aveva fatto molto discutere, scatenando comprensibilmente la reazione dura e indignata dei genitori e familiari del ragazzo, ma anche una condanna da parte dell’opinione pubblica e di personaggi pubblici. Ora è uscita la motivazione di quella discussa sentenza.

Delitto Vannini: le motivazioni della sentenza d’appello

La vicenda di Marco Vannini è un dramma assurdo che ha colpito profondamente tutta Italia. Marco, un bel ragazzo di venti anni originario della provincia di Roma è morto la notte tra il 17 e il 18 maggio 2015 all’ospedale di Civitavecchia dopo ore di agonia a causa di un colpo di pistola. Marco era stato ferito in casa della fidanzata, Martina Ciontoli, in circostanze che non sono mai state chiarite.

Il ragazzo era con la fidanzata e i familiari di lei: padre, madre, fratello e fidanzata di quest’ultimo. Tutti sono finiti a processo per la sua morte. Le indagini sono state lunghe e complesse, tra interrogatori, intercettazioni ambientali e le dichiarazioni della famiglia Ciontoli sui fatti di quella sera di maggio.

Antonio Ciontoli, padre di Martina e sottufficiale della Marina Militare ha raccontato agli inquirenti di aver sparato per sbaglio a Marco, mentre gli mostrava la pistola o la tirava fuori da un cassetto. Un gesto imprudente per un militare tenere in casa un arma carica con un colpo in canna.

Quello che è più grave, però, è quello che è accaduto dopo lo sparo, perché fosse stato volontario o no, tutta la famiglia Ciontoli non ha fatto nulla per soccorrere tempestivamente Marco, lasciando passare ore preziose che sono state fatali per il giovane.

Presi probabilmente dal panico, i Ciontoli hanno cercato di soccorrere Marco come potevano, ma lo hanno anche lavato e gli hanno cambiato i vestiti, cancellando prove preziose. Hanno provato anche a chiamare un’ambulanza, ma senza dire cosa fosse accaduto all’operatore del 118, per cambiare poi idea e rifiutare i soccorsi. Quindi, trascorse altre ore decisive, quando le condizioni di Marco si sono aggravate, i Ciontoli si sono decisi a chiedere l’intervento di un’ambulanza, ma per un malore e non per la ferita di un colpo di arma da fuoco. Solo una volta che il ragazzo è arrivato agonizzante in ospedale, Antonio Ciontoli ha dovuto rivelare al medico cosa era veramente successo.

Tutta la messa in scena, di un’intera famiglia, è stata realizzata per coprire Antonio Ciontoli ed evitare che potesse avere conseguenze nel suo lavoro di militare.

Nel processo di primo grado, Antonio Ciontoli è stato condannato a 14 anni di reclusione per omicidio volontario, a fronte dei 21 anni chiesti dal pm, mentre tutti gli altri membri della famiglia sono stati condannati a 3 anni di reclusione ciascuno per omicidio colposo, mentre la fidanzata del fratello di Martina, Viola Giorgini, è stata assolta dall’accusa di omissione di soccorso.

Una sentenza che non ha soddisfatto la madre di Marco, Marina, che ha mostrato tutta la sua rabbia per pene ritenute troppo lievi. La donna, però, avrebbe dovuto fare i conti con la sentenza di appello, ancora più devastante per la famiglia Vannini.

In appello, infatti, Antonio Ciontoli ha beneficiato di un forte sconto di pena e della condanna per un reato più lieve: 5 anni di reclusione per il solo omicidio colposo. Mentre le pene per gli altri membri della famiglia sono rimaste le stesse della sentenza di primo grado, così come è stata confermata l’assoluzione di Viola Giorgini.

Una sentenza che ha scioccato la mamma e il papà di Marco che insieme agli altri familiari hanno avuto una reazione comprensibilmente scomposta nell’aula della Corte di Assise d’Appello. Le grida di mamma Marina hanno spazientito il presidente della Corte che ha ammonito i presenti che avrebbe potuto prendere provvedimenti nei loro confronti per interruzione di pubblico servizio, un reato.

La sentenza e la risposta del presidente della Corte d’Appello alla reazione dei familiari di Marco Vannini hanno occupato per giorni le pagine dei giornali, le tv e i dibattiti dei programmi di cronaca. Tutti si sono interrogati su quella condanna a soli 5 anni, per omicidio colposo, per l’uccisione di un giovane lasciato per ore senza soccorsi. I medici hanno spiegato che il ragazzo si sarebbe potuto salvare se soccorso in tempo.

Dopo le discussioni e le polemiche, finalmente in questi giorni sono uscite le motivazioni della sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Roma sul delitto Vannini:

“Antonio Ciontoli esplose colposamente un colpo di pistola che attinse Marco Vannini”.

I giudici hanno aggiunto che “Ciontoli ha consapevolmente e reiteratamente evitato l’attivazione di immediati soccorsi” per “evitare conseguenze dannose in ambito lavorativo“. La condotta di Antonio Ciontoli nella vicenda che ha portato alla morte Marco Vannini “appare estremamente riprovevole sotto il profilo etico. Il fatto di trovarsi alle prese con un imputato la cui condotta è particolarmente odiosa non può di per sé comportare che un fatto colposo diventi doloso. Nel rispetto del principio del favor rei, dunque, la condotta di Ciontoli va qualificata come sorretta da colpa cosciente“. Hanno spiegato i giudici. Vista “la gravità della condotta tenuta dall’imputato, della tragicità dell’accaduto, all’assenza di significativi tratti di resipiscenza, la Corte ha deciso per Ciontoli il massimo della pena stabilita per l’omicidio colposo, ovvero 5 anni.

È sufficiente una condanna a 5 anni di reclusione per quello che è accaduto? Che dite unimamme?

Impostazioni privacy