Genitori in “sciopero”: “i nostri figli hanno diritto al pasto da casa”

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I genitori di Torino sono in rivolta, la scuola non ha ancora deciso se dare il via libera al pasto da casa e loro fanno sciopero.

Solo poco tempo fa aveva fatto scalpore la decisione di un sindaco di negare la mensa a una bambina figlia di una famiglia con problemi finanziari e costretta a mangiare tonno e cracker per pasto.

genitori in rivolta per la mensa scolastica

I genitori degli alunni torinesi invece sono in rivolta nei confronti degli istituti che non hanno deciso se concedere il diritto al “panino da casa”.

Tutto ha avuto origine dalla sentenza della Cassazione che, a fine Luglio, ha sovvertito le precedenti pronunce indicando che non esiste un diritto dei genitori delle scuole elementari e medie a poter scegliere tra refezione scolastica e pasto portato da casa.

Ecco come si sono espresse le Sezioni Unite della Cassazione su questa vicenda: “L’istituzione scolastica non è un luogo dove si esercitano liberamente i diritti individuali degli alunni né il rapporto con l’utenza è connotato in termini meramente negoziali, ma piuttosto è un luogo dove lo sviluppo della personalità dei singoli alunni e la valorizzazione delle diversità individuali devono realizzarsi nei limiti di compatibilità con gli interessi degli altri alunni e della comunità”, con “regole di comportamento” e “doveri cui gli alunni sono tenuti”, con “reciproco rispetto, condivisione e tolleranza”.

Quindi, riassumento, le famiglie non possono esigere come un diritto la possibilità di portare il pasto da casa e consumarlo a scuola, ma devono contattare gli istituti che, in base alla loro autonomia possono, ma non sono tenute da nessuna legge o regolamento, concederlo.

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L’ufficio scolastico regionale del Piemonte ha dato solo indicazioni generali, i presidi possono permettere il pasto da casa a patto che non comporti un aumento dei costi o del personale.

La scuola Spinelli, per esempio, ha già dato il suo ok, ma altre non hanno ancora fatto sapere nulla nonostante l’apertura sia ormai imminente.

A inizio agosto, il comitato Caromensa aveva chiesto un incontro per gestire la situazione, ma non ha ricevuto risposta. La storica componente del movimentoEmilia Mosso ha commentato: “Noi  chiediamo di poter nutrire i propri figli come vogliamo senza sottostare ai menù imposti dalle cooperative e alle regole di mercato che favoriscono quest’ultime. Se non ce lo consentiranno siamo decisi a dar battaglia attraverso questo sciopero che coinvolgerà migliaia di famiglie. Le aule scolastiche, nei mesi di giugno e luglio, se le tinteggi il MIUR, o magari lo faccia fare il Comune al gestore del servizio mensa, inserendo l’onere della tinteggiatura tra le prestazioni contrattuali accessorie”.

Quindi il Comitato Caromensa ha detto no al contributo valontario: no al pagamento dell’assicurazione dei bambini, niente carta igienica portata da casa, ecc…

“Nel momento in cui la scuola non collabora più con la famiglia, allora la famiglia non collabora più con la scuola” ha aggiunto, dura la  Mosso su Il fatto quotidiano.

Unimamme, voi cosa ne pensate di questa iniziativa?

Secondo voi i genitori del comitato esagerano nel rivendicare il diritto a dare ai figli ciò che vogliono o ha ragione la sentenza a sottolineare il ruolo della scuola che non è soggetto a negoziazione e che deve valorizzare le individualità nei limiti di compatibilità?

Secondo voi la rivendicazione di questi genitori è un capriccio o una vera esigenza?

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