Meningococco B: perché è pericoloso e come fare per prevenirlo

Parte una campagna di sensibilizzazione per contrastare il meningococco B.

meningococco B
Meningococco B: perché è pericoloso e come fare per prevenirlo Universomamma.it

La meningite da meningococco B è molto pericolosa, di recente è stata lanciata MissingB la campagna mondiale sostenuta da GSK  con l’autorizzazione del Ministero della Salute e il patrocinio, tra gli altri, della Società Italiana di Pediatria e della World Federation of Public Health Associations, per sensibilizzare circa la prevenzione tramite la vaccinazione, che può salvare molte vite.

Vaccinarsi per prevenire la meningite da meningococco B

Come  accennavamo per combattere la meningite da meningococco B occorre vaccinarsi in modo completo, non solo per i ceppi  A, C, W, Y, ma anche per il MenB che è un ceppo molto pericoloso e sottovalutato. Il MenB è responsabile della maggior parte  dei casi di meningite registrati in Italia, ma anche in Europa e in Canada e America. Alberto Villani, presidente della Società Italiana di pediatria commenta: il Meningococco B risiede normalmente in modo asintomatico nella rinofaringe del 10 per cento delle persone. Poi all’improvviso decide di colpire per cause che non sono ancora note ed è fulminante perché il decorso avviene in tempi brevissimi”.

“Nelle prime 4-8 ore i sintomi sono aspecifici, poi tra l’ottava e la quindicesima ora compare la triade febbre elevata, cefaea, rigore nucale, insieme a chiazze ed ecchimosi. Generalmente si arriva in ospedale tra 15esima e 24esima ora, in una fase in cui i sintomi sono terminali: 1 persona su 10 muore, 3 su 10 riportano danni permanenti. È un germe che non si riesce a combattere, imprevedibile, e anche sbilanciarsi nella prognosi è difficile“. Vediamo insieme come si distribuisce la diffusione della malattia:

  • l’incidenza maggiore è tra 0 e 4 anni, in modo particolare nel primo anno di vita
  • è elevata fino alla fascia 15 – 24
  • diminuisce dai 25  in su

La trasmissione del temibile batterio avviene attraverso colpi di tosse, saliva e muco, diffondendosi nei luoghi chiusi ed affollati. Quando c’è un caso si sottopongono a profilassi antibiotica per tutti coloro che sono entrati in contatto con la persona contagiata. Stefania Iannazzo, Direzione Generale della Prevenzione Sanitaria del Ministero della Salute, osserva: “la vaccinazione fornisce il miglior rapporto rischio-beneficio, con la doppia valenza di protezione della popolazione con l’immunità di gregge e di protezione del singolo”.

Stando a una ricerca condotta nel 2019 su:

  • su 3600 genitori
  • tra 2 e 10 mesi
  • in vari Paesi

Da questa ricerca è emerso che 1 persona su 2 non conosce lo stato vaccinale nei confronti del meningococco del figlio. Il 60% non è informato sull’esistenza di diversi seriotipi di batteri. 2 genitori su 3 non sanno che i bambini vaccinati per le forme di meningite causate da meningococchi C, A, W e Y non risultano protetti dal meningococco B. “Non saperlo è una colpa, c’è una possibilità a preservare i nostri figli e il diritto dei bambini di vivere una vita normale è responsabilità del genitore. Sono una delle mamme che hanno vissuto questa situazione: nel 2007, mia figlia Alessia è stata quel caso su 10 di bambini che non ce l’hanno fatta. È iniziato tutto alle 22, alle 8 del mattino già non c’era più. All’epoca non c’era il vaccino, oggi invece esiste e per questo è importante informarsi”.

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Ad ottenere il vaccino per il meningococco B si è arrivati attraverso un processo di vaccinologia inversa che ha permesso di creare un vaccino molto efficace, compatibile con tutti i gruppi di età a partire da 2 mesi e disponibile gratuitamente per determinate fasce di popolazione secondo il Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale 2017-2019. Paolo Biasci, Presidente della Federazione Italiana Medici Pediatri commenta: “sarebbe utile se il pediatra di famiglia potesse vaccinare direttamente il bambino, come accade da alcuni anni nella Regione Toscana, dove il sistema si basa su una doppia scelta: i genitori possono vaccinare nell’ambulatorio del pediatra di famiglia, oppure nel distretto vaccinale. Gli ultimi dati parlano del 76% delle vaccinazioni fatte negli studi dei pediatri di famiglia: è un dato importante, che dice anche molto sul gradimento delle famiglie circa le modalità di somministrazione”. Unimamme, voi cosa ne pensate di questi dati e di questa campagna di prevenzione di cui si parla su Repubblica? I vostri figli sono già stati vaccinati?

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