Coronavirus: i rischi per i fumatori | Lo studio scientifico

Coronavirus: i rischi per i fumatori sono maggiori. Cosa dice uno studio scientifico.

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Coronavirus: maggiori rischi per i fumatori | Lo studio scientifico – Universomamma.it

Sappiamo che i soggetti con più patologie e i più anziani presentano maggiori rischi di contrarre una forma grave di Coronavirus a volte letale. I dati riportano una mortalità più elevata negli individui sopra i 70 anni di età, il più delle volte uomini, e negli individui più giovani che sono affetti da due o tre patologie in contemporanea. Queste condizioni possono aggravare la malattia, richiedere un ricovero in terapia intensiva, anche per lungo tempo, e purtroppo possono portare anche alla morte.

Il Coronavirus, nome scientifico Sars-CoV-2, provoca una malattia respiratoria, il Covid-19, che aggredisce i polmoni. Esaminando i fattori di rischio, una domanda frequente è se i fumatori siano più esposti dei non fumatori alle complicazioni del Covid-19. Alcuni scienziati hanno provato a dare una risposta in uno studio.

Coronavirus: rischi per i fumatori spiegati da uno studio

Un recente studio scientifico pubblicato questo mese di aprile sulla rivista European Respiratory Journal, con il titolo “ACE-2 Expression in the Small Airway Epithelia of Smokers and COPD Patients: Implications for COVID-19“, “Espressione dell’ACE-2 nell’epitelio delle piccole vie aeree dei fumatori e dei pazienti con BPCO: implicazioni per Covid-19“, ha mostrato che i fumatori e le persone con broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bpco) hanno livelli elevati di un recettore che favorisce l’ingresso del Coronavirus nelle cellule polmonari. Questo recettore si chiama ACE-2, enzima di conversione dell’angiotensina II (l’acronimo è dall’inglese angiotensin-converting enzyme II), e si trova sulla superficie delle cellule polmonari. Legandosi a questo enzima, il virus è in grado di entrare nella cellula e infettarla. Lo studio scientifico è stato condotto per individuare livelli aumentati del recettore ACE-2 nell’epitelio bronchiale dei polmoni.

L’ACE-2 è un enzima con una funzione simile all’ACE, enzima di conversione dell’angiotensina, e come questo converte l’angiotensina I in angiotensina II, che è un potente vasocostrittore, ma è diverso perché degrada ulteriormente l’angiotensina II in angiotensina (1-9) e angiotensina (1-7). Questi sono potenti vasodilatatori e potrebbero essere perfino inibitori del sistema vasocostrittore renina-angiotensina. L’ACE-2 è presente nella mucosa respiratoria superiore, nella mucosa polmonare, nel muscolo cardiaco e nel rivestimento intestinale. È ritenuta una molecola importante nella regolazione della funzione cardiovascolare.

Lo studio scientifico è stato condotto dai ricercatori dell’Università della British Columbia di Vancouver e il suo obiettivo è quello di comprendere i meccanismi di funzionamento del Coronavirus e dell’infezione con la malattia Covid-19 nelle persone con i polmoni danneggiati, sia dal fumo che dalla broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bpco). Il Coronavirus ha effetti molto diversi sulla popolazione: ad alcune persone non dà alcun sintomo o pochi sintomi, ad altri invece provoca complicazioni serie che in alcuni casi possono portare alla morte. I casi più gravi riguardano solitamente persone avanti con l’età, sopra i 55 anni e con patologie mediche pregresse, come la broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bpco).

La Bpco è una malattia dell’apparato respiratorio associata a uno stato di infiammazione cronica nei polmoni, con un’ostruzione irreversibile delle vie aeree, di entità variabile a seconda della gravità. La malattia (nota in inglese come Copd, Chronic obstructive pulmonary disease) è progressiva e la conseguenza a lungo termine è un vero e proprio rimodellamento dei bronchi, con una riduzione consistente della capacità respiratoria. I polmoni malati del paziente faticano ad espellere l’aria consumata e a inspirare aria fresca ossigenata. I ricercatori hanno esaminato i campioni provenienti dai polmoni di 21 pazienti affetti da broncopneumopatia cronica ostruttiva e li hanno confrontati con quelli provenienti da 21 pazienti con polmoni sani. Tutti sono stati analizzati in merito alle concentrazioni di ACE-2 e i dati finali sono stati adattati in base ad altri fattori, ad esempio se le persone non avevano mai fumato in tutta la loro vita, se stavano fumando al momento o se avevano fumato in passato.

Dall’analisi è risultato che i pazienti con Bpco e i fumatori, ma non gli ex fumatori, avevano livelli elevati di ACE-2 nei campioni di tessuto polmonare. Nei pazienti con Bpco, i livelli di espressione genica sono aumentati in proporzione diretta alla gravità della condizione polmonare.

Per avere conferma di queste conclusioni, gli scienziati hanno confrontato i dati con altri due gruppi, sottoposti alle stesse analisi e arrivando a coprire un campione di 250 persone, tra coloro che avevano fumato in passato, coloro che non avevano mai fumato e quelli che fumavano. Anche in questi individui è stato osservato lo stesso modello di concentrazione di ACE-2. Sia i non fumatori che quelli che avevano smesso avevano livelli di ACE-2 più bassi.

Lo studio è importante, non solo perché ha confermato scoperte precedenti ma perché ha mostrato per la prima volta che gli ex fumatori hanno livelli più bassi di ACE-2 rispetto ai fumatori attuali. Una circostanza che prova che si è sempre in tempo per smettere di fumare, perché gli effetti benefici verranno di conseguenza.

Janice Leung, autrice principale dello studio, ha affermato che “i dati che provengono dalla Cina suggeriscono che i pazienti con Bpco hanno un rischio maggiore di avere esiti peggiori dal Covid.19“. Secondo i ricercatori dell’Università della British Columbia questo potrebbe dipendere al fatto che i livelli di ACE-2 nelle loro vie aeree potrebbero essere aumentati rispetto alle persone senza Bpco. Una circostanza che potrebbe rendere più facile per il virus infettare le vie respiratorie.

Lo studio presenta tuttavia dei limiti riguardo all’impossibilità di stabilire se altri interventi per le difficoltà respiratorie, come broncodilatatori o corticosteroidi, svolgessero un ruolo nel determinare come il gene ACE-2 veniva espresso nelle vie aeree. Inoltre, non  è chiaro il rischio preciso, tra gli altri fattori, dovuto al fumo e alla Bpco nella malattia Covid-19 grave.

In ogni caso la broncopneumopatia cronica ostruttiva e il fumo rappresentano fattori di rischio indipendenti per livelli di ACE-2 più alti nelle vie respiratorie. Una condizione che aumenta in questi pazienti il rischio si sviluppare una malattia grave da Coronavirus. In questo contesto le persone con Bpco, ma anche i fumatori, dovrebbero seguire rigorosamente le regole di distanziamento sociale, così come il lavaggio regolare e accurato delle mani con sapone o in mancanza l’utilizzo del disinfettante per le mani. Regole fondamentali per prevenire il contagio di un virus che per loro può essere letale.

Che ne pensate unimamme di questo studio pubblicato su News Medical.

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Informazioni aggiornate sull’epidemia di coronavirus e su come comportarsi sul portale web del Ministero della Salute: www.salute.gov.it/nuovocoronavirus

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