Quando Topolino era fascista: la storia che abbiamo voluto dimenticare

Perché Mussolini censurò tutti i fumetti tranne Topolino? Scopri il misterioso legame tra Walt Disney e il Duce.

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Foto da Pinterest

Sapevate che il fascismo, tra i vari atti di censura perpetrati, ne attuò diversi ai danni dei fumetti.

La stretta del Ministero della cultura popolare (MinCulPop) sulle opere straniere privò nel 1938 i bambini, da un giorno all’altro, di Flash Gordon, Mandrake e tutti quei personaggi americani che non potevano più essere tollerati dal regime.

Uno però si salvò: Topolino. Perché? Perché divenne un Topolino fascista.

Walt Disney, Topolino e il Duce

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Foto da Pinterest

Sull’eventuale incontro tra Mussolini e Walt Disney si è discusso a lungo. Diverse versioni si conoscono di quel fatto e c’è persino chi nega che sia mai avvenuto.

A gettare luce per la prima volta sulla vicenda fu il fratello di Walt, Roy, che in diverse interviste rilasciate negli anni Sessanta raccontò di quell’incontro, spiegando come Mussolini avesse un ufficio enorme e continuasse a vantarsi con loro dell’efficienza dei treni italiani: “Ora potete viaggiare sicuri sui treni. Prima capitava che venissero fermati e assaliti dai rapinatori, adesso non succede più”, da qui la famosa ossessione del “con lui i treni arrivavano in orario”.

Più interessante ancora la versione die fatti riferita da Romano Mussolini, figlio di Benito, che nel 1995 concesse un’intervista alla rivista fumettistica If. Qui raccontò che Disney e il padre si incontrarono inizialmente a Palazzo Venezia, poi, in modo informale, nella residenza di Villa Torlonia. Pare che Walt regalò a Romano e alla sorella Anna Maria un modello di legno di Topolino e passò il pomeriggio a parlare con il Duce dei suoi personaggi, oltre che del passaggio dei diritti di Topolino tra Nerbini e Mondadori.

Nella famiglia Mussolini nacque così una vera e propria passione per tutti i prodotti firmati Disney. Pare che Mussolini girasse per casa fischiettando il motivo de I tre porcellini e fosse rimasto impressionato dalla visione di Biancaneve e i sette nani, che rivide più volte. Da parte sua lo stesso Romano, quando seppe dei progetti di censura del fascismo, contattò direttamente Ferdinando Mezzasoma, direttore del MinCulPop, per chiedergli: “Per favore, risparmia la musica jazz e Topolino”.

Naturalmente non fu solo la pressione dei figli del Duce a salvare Topolino dalla censura: Mondadori si era infatti aggiudicato i diritti per la pubblicazione in Italia e illustrò a Mussolini la possibilità di usare il giornalino come mezzo di propaganda.

Fu così allora che dal 1938 il personaggio Disney si, per così dire, fascistizzò: comparvero infatti su Topolino diverse rubriche in cui si passava dall’esaltazione della razza italiana alle lodi a Mussolini, descritto come salvatore della pace mondiale.

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Del resto Topolino non fu il solo personaggio per bambini a cui toccò questa sorte di rivisitazione fascista: per tutto il Ventennio Pinocchio fu infatti usato come portavoce delle camicie nere, ricordiamo a tal proposito l’opera Avventure e spedizioni punitive di Pinocchio fascista, con una raccapricciante copertina in cui il burattino era vestito da balilla e faceva bere olio di ricino a un comunista.

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