Le parole sono pietre, e una frase sbagliata può ferire un bambino e rimanere impressa nella sua mente per tutta la vita. Ecco gli errori da evitare.
Per molti, essere genitori è una delle sfide più grandi e spaventose della vita. Dopotutto, non esiste un “regolamento” a cui ispirarsi e le famiglie possono aspettarsi anni di prove ed errori mentre imparano insieme la strada da percorrere. Ma per facilitare un po’ il viaggio è utile ascoltare chi ha percorso la strada prima di noi o rivolgersi a uno specialista per un consiglio.
![frasi da non dire mai a un bambino](https://www.universomamma.it/wp-content/uploads/2023/04/madre-figlia-14.4.23-Pixabay-Universomamma.it_.jpg)
Kirsty Ketley, esperta di genitorialità, ha sfatato cinque miti comuni sull’educazione dei figli, basandosi sulle idee sbagliate in cui si imbatte quando lavora con le famiglie e sulla sua esperienza nell’adottare un metodo di “genitorialità rispettosa” per i suoi stessi figli, Ella, di 10 anni, e Leo, di 6. Vediamoli uno per uno.
I “tabù” da rispettare quando parliamo ai bambini
Innanzitutto, l’esperta e mamma del Surreym in Inghilterra, invita i genitori ad evitare di classificare i bambini come “buoni” o “cattivi”, indipendentemente dal loro comportamento. “Non esiste un bambino tipo unicorno magico. Tutti si comportano in base ai loro bisogni e al loro stadio di sviluppo. I bambini sono bambini – fine. Non sono né buoni né cattivi”.
Inoltre, è probabile che questo approccio torni utile quando si tratta di affrontare i cosiddetti “terribili due”. Condividendo consigli su come gestire questa fase dello sviluppo di un figlio, l’esperta spiega che “può essere difficile superare gli scoppi d’ira – che di solito iniziano prima che i bambini compiano due anni – ma i momenti positivi superano di gran lunga quelli negativi. È un periodo in cui i bambini si sviluppano a un ritmo veloce e imparano a regolare le proprie emozioni, quindi siatene consapevole. Mantenere le tue aspettative realistiche sarà di grande aiuto”.
![frasi da non dire ai figli](https://www.universomamma.it/wp-content/uploads/2023/04/padre-figlio-14.4.23-Pixabay-Universomamma.it_.jpg)
Per quanto riguarda il vasino, Kirsty ricorda ai genitori che non tutti sono pronti a usarlo già a due anni. “I bambini sono effettivamente pronti dai 18 mesi a circa tre anni. Se lo sono fisicamente, emotivamente potrebbero non esserlo”. Lo stesso vale per il ciuccio: possono staccarsene in età diverse, ma lei consiglia di trovare il momento giusto caso per caso: “I ciucci possono essere una manna dal cielo per aiutare un bambino a calmarsi e non dovrebbero essere visti come una cosa negativa. Tuttavia, quando diventano più grandicelli è meglio abbandonare il ciuccio per aiutare la loro salute orale e lo sviluppo del linguaggio”. Dunque “il mio consiglio è di abbandonare il ciuccio intorno ai sei mesi o di aspettare che il bimbo si avvii verso i due anni. Si può ricorrere alla fatina del ciuccio, a Babbo Natale o al coniglietto pasquale per rendere tutto più semplice”.
Ultimo ma non meno importante, l’esperta, che offre i suoi servizi sotto il nome di “zia K”, rivolge l’antico consiglio di godersi ogni momento con i propri figli. “È impossibile” apprezzare “i momenti in cui sei alle prese con il bambino malato, con tante ore di sonno arretrato, e hai i muri di casa tutti imbrattati di pappa”, ammette. “I genitori non si pentono mai di aver avuto i propri figli, e ovviamente li amano incondizionatamente, ma è del tutto normale trovare difficili alcune parti della genitorialità e detestarne con tutto il cuore altre”. Del resto, nessuno ama ogni aspetto della propria vita, a prescindere dall’essere genitori.