Mentre suona la campanella dell’ultimo giorno di scuola tutti si sentono più leggeri, non fosse per i compiti delle vacanze. Ma sono davvero necessari come si crede?
Da giugno a settembre per bambini e ragazzi non ci sono solo relax e vacanze con famiglie e campi estivi. Anche i professori più generosi qualche compito lo assegnano, o magari prevedono un libro di esercizi. A riguardo però ci sono già da anni pareri contrastanti. Da un lato c’è chi difende i compiti come ripasso necessario e dall’altro chi sostiene che stanchino ancora di più gli studenti. E poi c’è la terza fazione, che promuove invece la libera scelta da parte dei ragazzi.
I compiti, tanto vale ammetterlo, non sono troppo apprezzati neanche dai genitori. Dover ricordare ai figli di farli o doversi portare libri, astucci e quaderni in vacanza non aiuta certo a programmare visite ed escursioni. Diverso è quando si assegnano invece romanzi o classici da leggere, che invece possono anche essere un passatempo. A sostenere l’inutilità dei compiti estivi ci sono però addirittura un professore universitario della UCM United Campus of Malta. Se le vacanze servono qualcosa, sostiene, è a far riposare la mente ai ragazzi.
La scuola sta cambiando e con essa anche l’assegnazione dei compiti
Il problema più grande è che almeno per i più giovani essendoci centri estivi sia in città che in trasferta il tempo che rimane è poco. Anche sui compiti assegnati durante l’anno sorge la questione che viste le attività extrascolastiche gli studenti non riescono a finirli. Così il lavoro da svolgere a casa diventa solo un peso e uno stress continuo.
Lo stesso ministro Valditara intende intervenire anche su questo punto relativo alla scuola. Non sono mancate nei mesi scorsi lettere di presidi che chiedevano di regolamentare l’assegnazione dei compiti. Il problema, sostengono le figure della scuola, è che manca un accordo fra docenti e studenti. In alcune scuole già si tenta a rimuoverli del tutto, ma come si dice la virtù di solito sta nel mezzo. Sia per la funzionalità della scuola che per il benessere dei ragazzi.
Serve dunque che gli insegnanti valutino meglio il peso delle ricerche o dello studio in base alle necessità delle famiglie. Un coro a cui il ministro presta ascolto, proponendo anche da settembre di prevedere una figura di affiancamento per i ragazzi, una sorta di “docente tutor”. Per l’estate invece la questione rimane aperta.