Coronavirus e figli a casa: i consigli per non impazzire

Figli a casa ai tempi del Coronavirus: cosa fare e come rendere il tempo trascorso il migliore possibile. Alcuni consigli dello psicoterapeuta dell’età evolutiva e scrittore Alberto Pellai.

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Figli in casa, cosa fare e come rendere il tempo trascorso il migliore possibile. Senza impazzire! | Universomamma.it

L’isolamento forzato costringe sia noi che i nostri figli a stare chiusi in casa. Le difficoltà di questi giorni si protrarranno per un periodo di tempo significativo. E’ quindi importante spiegare ai bambini il Coronavirus, far sopportare a bimbi e adolescenti il domicilio forzato imposto dall’epidemia, il fermo di tutti gli sport, delle occasioni di incontro nei locali, nei cinema o nei teatri. Il tempo si svuota e i nostri figli si trovano fianco a fianco a noi molto più a lungo del solito. Il rischio è tanto nervosismo e un’immersione eccessiva negli schermi di tv e videogiochi. Ma queste difficoltà possono essere trasformate in opportunità con dei semplici accorgimenti ed un po’ di organizzazione.

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“So-stare e non sostare”: come ottenere il meglio dalla quarantena con il figli

Noi adulti dobbiamo funzionare in multi tasking” spiega l’esperto, perché dobbiamo occuparci dei nostri figli a tempo pieno e portare avanti anche il lavoro in smart working. C’è quindi un problema logistico e di tempo non indifferente.

Se i figli sono già un po’ più grandi, e cioè dei figli adolescenti o pre-adolescenti, ciò che sta succedendo potrà essere costruttivo, perché per la prima volta dovremo puntare tanto sull’allenamento all’autonomia e alla responsabilità. Con loro noi genitori dobbiamo funzionare un po’ come degli allenatori e dei tutor. Diversa e più difficile è la situazione con i più piccoli.

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I bambini in età scolare o pre-scolare invece non hanno competenze di autonomia e hanno un bisogno relazionale fortissimo e quindi ci continuano ad interpellare, non solo perché non sanno cosa fare, ma anche perché da soli si annoiano, non possono fare tutto in solitudine, hanno davvero bisogno di un compagno di relazione, di giochi, di qualcuno che stia con loro.

Alberto Pellai spiega quindi come possiamo rispondere a questi bisogni. La prima cosa da fare è spiegare la verità e Pellai fornisce un esempio utile da usare: i bambini non hanno la percezione dell’emergenza e quindi possiamo spiegare che l’attuale situazione è come quando siamo per strada, su un automobile, e la sirena di un ambulanza suona dietro di noi. In quel momento nessuno può più andare avanti, continuare nella sua direzione, tutti dobbiamo metterci da parte e fare in modo che l’ambulanza possa passare ed arrivare il più velocemente possibile al proprio traguardo. In questo momento l’ambulanza per noi si chiama infezione da Coronavirus e il nostro traguardo è bloccare il prima possibile il contagio da persona a persona. Il contagio da Coronavirus avviene attraverso le goccioline di saliva, che sono la casa del Coronavirus, e noi dobbiamo evitare che quella gocciolina entri dentro il corpo o l’organismo di un’altra persona. Ecco spiegato il motivo per cui dobbiamo restare chiusi in casa e limitare i contatti con gli altri.

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Un rischio enorme di questo isolamento è che gli schermi della tv o dei vari devices diventino una sorta di luna park o di babysitter e ciò impedisce impedisce ai nostri figli di trasformare questo periodo di isolamento in un tempo utile e di crescita. Per fronteggiare questo rischio Pellai fornisce 2 importanti indicazioni:

  • trovare una conciliazione figli/lavoro. La coppia deve discutere su come organizzare le giornate tenendo presente che occorre lavorare ma anche aiutare e intrattenere i figli. E’ bene redigere un vero e proprio piano di lavoro, per fasce orarie.
  • decidere quali sono le cose da far fare ai figli. Se i bambini sono in età scolare è fondamentale mantenere la mattina dedicata alla scuola ai compiti, affinché i bambini non pensino di essere in vacanza.
  • mantenere i figli attivi, soprattutto se abituati a fare attività fisiche. I bambini hanno bisogno di sfogare le energie. Occorre quindi giocare con loro, come ballare ad esempio.
  • capire cosa significa “so-stare”, ossia trasformare questo tempo di forzato isolamento della famiglia in qualcosa di creativo e piacevole. Ad esempio si possono coinvolgere i figli in alcune attività in cui normalmente non sono coinvolti, come cucinare, fare giardinaggio, pulire. Con i figli più grandi, adolescenti, un consiglio è sicuramente quello di giocare a giochi in scatola, dama, scacchi o carte.

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Questi ed altri consigli in questo video su Repubblica da Alberto Pellai, psicoterapeuta dell’età evolutiva che da anni si occupa di questioni utili a tutti i genitori, essendo lui innanzitutto un papà di 4 figli.

Allora Unimamme siete pronte a sperimentare i consigli preziosi di Alberto Pellai?

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