Genitori condannati per la morte del figlio di otite, le motivazioni della sentenza

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Francesco, il bimbo morto di otite a Pesaro

Genitori condannati per la morte del figlio di otite, sono state pubblicate le motivazioni della sentenza.

Il piccolo Francesco Bonifazi di Pesaro era morto nel maggio del 2017 a soli 7 anni a causa delle complicazioni di un’otite non curata. I genitori si erano rivolti ad un medico omeopata che aveva prescritto una terapia inefficace e non avevano portato il figlio dal pediatra assegnato dalla Asl o dal medico di famiglia.

Nemmeno di fronte alle atroci sofferenze del piccolo il medico aveva cambiato i trattamenti né i genitori si erano rivolti ad un altro medico, finché la situazione non è precipitata e per il bambino non c’è stato più niente da fare. Sul caso è stato aperto un procedimento penale a carico del medico e dei genitori di Francesco, che lo scorso 6 giugno sono stati condannati a 3 mesi di reclusione per il reato di omicidio colposo aggravato. A distanza di tre mesi, come da prassi, sono state pubblicate le motivazioni della sentenza di condanna.

Genitori condannati per la morte del figlio di otite: le motivazioni

Morto per un’otite a 7 anni nel 2017, perché un’infezione grave ma curabile con un semplice antibiotico non è stata di fatto curata ma trattata con i metodi inefficaci della cosiddetta “medicina alternativa”, che medicina non lo è affatto. Questa è stata la tragica sorte del piccolo Francesco Bonifazi, vittima di una pseudo medicina praticata senza scrupoli che si affida al pensiero magico piuttosto che alle evidenze della scienza.

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La morte del piccolo Francesco aveva suscitato scalpore e indignazione per il modo in cui è avvenuta. Per una malattia assolutamente curabile e, quel che è più sconvolgente, tra sofferenze atroci.

Il bambino dopo i trattamenti assolutamente inefficaci aveva iniziato ad aggravarsi, ma il medico che lo aveva in cura, l’omeopata Massimiliano Mecozzi, non si era preoccupato di modificare la terapia né i genitori lo avevano portato da un altro specialista per un altro consulto. Ed è su questo punto che è arrivata la sentenza di condanna per loro sebbene ad una pena lieve.

La madre e il padre del piccolo Francesco sono stati condannati a 3 mesi di reclusione “per non aver esercitato l’obbligo di protezione nei confronti del figlio”. Il processo si è svolto con il rito abbreviato.

Le motivazioni della sentenza restituiscono un quadro sconvolgente sugli ultimi giorni di vita del piccolo Francesco. Nemmeno di fronte all’ascesso all’orecchio del bambino, con fuoriuscita di pus, il medico era intervenuto e nemmeno i genitori avevano portato il figlio da un altro pediatra o al pronto soccorso.

L’omeopata aveva prescritto per l’otite soltanto camomilla, gelsemium, hipericum e altre piante antinfiammatorie. Aveva sconsigliato la tachipirina, tranne in caso di “febbre oltre i 43 gradi” (sic!). Così come aveva sconsigliato eventuali vaccinazioni, perché avrebbero compromesso l’efficacia del trattamento.

Una cura priva di qualunque efficacia clinica e di fondamento scientifico che in effetti si è rivelata totalmente inutile. L’aggravarsi delle condizioni del piccolo Francesco avrebbero dovuto convincere medico e genitori a cambiare comportamento. I segnali che la terapia dell’omeopata non funzionava erano tanti. Quando i genitori hanno chiamavano il medico per comunicargli che il bambino non stava bene, ma i sintomi peggioravano, l’omeopata rispondeva che erano “presagio di guarigione”. Addirittura dell’ascesso ha avuto il coraggio di dire che l’orecchio del bambino stava “spurgando”, come riporta la sentenza.

Francesco, però, continuava a stare male, i genitori, sempre per telefono, riferivano al medico, sul quale avevano riposto una fiducia assoluta, che il figlio era inappetente, spesso addormentato, con la febbre fissa oltre i 39 gradi e la testa dolente. Dal volume altissimo a cui il bambino teneva la tv, i genitori avevano anche capito che il figlio stava perdendo l’udito.

Infine il 18 maggio 2017, secondo i periti l’ultima data utile secondo per intervenire con gli antibiotici, Mecozzi aveva accettato controvoglia di visitare il piccolo Francesco. Una visita frettolosa e superficiale, secondo quanto riporta la sentenza: l’omeopata non aveva neppure alzato il cappellino al bambino per controllare il liquido purulento nelle orecchie. Addirittura aveva rimproverato i genitori per averlo portato nel suo studio.

Massimiliano Mecozzi, che ha uno studio a Fano, in provincia di Pesaro, dovrà comparire davanti al tribunale di Ancona il 24 settembre prossimo per l’inizio del processo contro di lui. Dalle motivazioni della sentenza di condanna dei genitori del bambino emerge una ricostruzione dei fatti con accuse gravissime nei confronti dell’omeopata

Il piccolo Francesco è morto il 27 maggio del 2017 per le complicazioni di un’otite media degenerata in encefalite che avrebbe potuto essere trattata con successo con antibiotici somministrati per tempo, come scrive il giudice per le indagini preliminari Paola Moscaroli. Invece dal 7 al 27 maggio, il periodo in cui Francesco è stato male, dai primi sintomi fino alla morte avvenuta nell’ospedale pediatrico Salesi di Ancona, il piccolo Francesco ha ricevuto solo rimedi omeopatici, quasi sempre tramite consigli telefonici, nonostante le condizioni del bambino peggiorassero di giorno in giorno. Venti giorni di sofferenze per Francesco.

Le motivazioni della sentenza di condanna dei genitori del bambino sono durissime: Neppure la fiducia riposta nel medico, legittima e giustificata, può escludere un residuo obbligo di protezione nei confronti del minore, ha scritto il gip Moscaroli. Ai genitori, inoltre, viene contestata la scelta “inadeguata e imprudente” dell’omeopata “come unica figura di riferimento nonostante la rigidità del professionista nell’approccio all’uso di terapie vaccinali e antibiotiche“. I coniugi Bonifazi non avrebbero esercitato “vigilanza e vaglio di attendibilità dell’attività svolta dal medico” e all’aggravarsi delle condizioni del figlio avrebbero dovuto rivolgersi a un altro pediatra. Se questo fosse avvenuto, molto probabilmente il bambino sarebbe ancora vivo.

Le motivazioni della sentenza di condanna dei genitori del bambino sono state pubblicate dal Corriere della Sera.

Che ne pensate unimamme di questa vicenda? Ritenete giusta la condanna dei genitori o la colpa è solo del medico?

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