Gioco del soffocamento: la terribile sfida che sta facendo strage di bambini (FOTO)

gioco del soffocamento
I bambini vittime del gioco del soffocamento (Foto Time.com)

Gioco del soffocamento: la terribile sfida che sta facendo strage di bambini e ragazzi. Una stupida moda che viene dall’America.

Vite di ragazzini, poco più che bambini, prematuramente spezzate da un gioco stupido e pericolosissimo. Una follia che viene dall’America e che sta facendo una strage. Si chiama “choking game”, il gioco del soffocamento e purtroppo è arrivato anche in Italia, già da qualche anno.

Il gioco del soffocamento: una strage di bambini

Si chiamavano Erik, Carson, Mack, Garrett, Tristan, Evan, Ziemniak e sono i ragazzini ritratti nella foto sopra, morti dal 2010 al 2016 per colpa del gioco del soffocamento. Avevano dagli 11 ai 17 anni. Giovani vite spezzate per sempre per colpa di una sfida stupida, ma popolare tra i ragazzi.

Il gioco del soffocamento viene messo in pratica dai ragazzini legandosi una corda o una cintura al collo, quasi impiccandosi, o nel tentativo di strangolarsi a mani nude, non tanto per sfidare la morte ma per provare l’euforia data dal respirare di nuovo, dopo aver brevemente e bruscamente interrotto il flusso di sangue e ossigeno al cervello. Una sensazione simile a quella che dà una droga. Solo che il gioco, pericolosissimo, non sempre riesce e molti ragazzini finiscono per lasciarci la vita.

È quello che è accaduto nell’aprile del 2010 a Erik Robinson, un brillante ragazzino di 12 anni, boy scout e sportivo, che un giorno si è legato attorno al collo la sua corda scout, stretta con i nodi che aveva imparato al campo da cui era appena tornato. Erik voleva provare lo stordimento e l’ebrezza dell’ossigeno che torna al cervello dopo un breve attimo di soffocamento, ma il gioco è finito male e Erik è morto. A ritrovarlo in casa è stata la madre, Judy Rogg, che si è vista davanti il figlio praticamente impiccato, ma ancora vivo. La donna disperata ha tentato di sciogliere i complicati nodi della corda alla gola del figlio, ma senza riuscirci, così è uscita fuori di casa urlando come una pazza nella pioggia per chiedere aiuto. In soccorso è arrivato subito un vicino di casa, che è riuscito a sciogliere i nodi della corda e ha tentato di rianimare il ragazzo con la respirazione artificiale. Ormai però era troppo tardi, Erik rimasto troppo a lungo senza ossigeno al cervello (ipossia) e aveva subito danni irreparabili. Altro che euforia… In ospedale, i medici lo hanno dichiarato cerebralmente morto e il giorno dopo è stato staccato dal ventilatore artificiale. Era l’unico figlio di Judy, per la povera mamma è stato uno strazio inimmaginabile. “È il peggior incubo per ogni genitore“, ha detto alla rivista Time, che ha raccontato la sua storia in un reportage sul gioco del soffocamento a cura di Melissa Chan, pubblicato il 12 maggio 2018.

Erik con la madre Judy Rogg (Time.com)

Il gioco del soffocamento non è una novità viene praticato dai ragazzini da molti anni, negli Stati Uniti, in Brasile e in altri Paesi. Da qualche anno è arrivato anche in Italia. Un caso recente risale al febbraio 2018, quando un 14enne di Tivoli ha rischiato di morire per provare il brivido del blackout, come è anche chiamato il momento di stordimento ed euforia provocato da un breve soffocamento. A trovarlo nel bagno di casa, privo di sensi e con il cavo della playstation attorno al collo è stato il padre. Il 14enne è stato fortunato, il padre e i soccorritori gli hanno salvato la vita, ma potrebbe aver subito danni cerebrali. Bastano pochi minuti senza ossigeno al cervello per restare invalidi a vita.

Altri casi in Italia si sono avuti in passato, a Bressanone, Rovigo e Padova. Nel nostro Paese fortunatamente il fenomeno non è troppo diffuso, mentre negli Stati Uniti negli ultimi anni è stata una strage di ragazzini.

Negli Usa, sono morti 82 bambini e ragazzi tra i 6 e i 19 anni, nel periodo compreso tra il 1995 e il 2007, ultimo anno con dati ufficiali disponibili dal Centers for Disease Control and Prevention (CDC). La maggior parte delle vittime erano ragazzini tra gli 11 e i 16 anni, secondo in rapporto del 2008. Il Governo federale Usa non si è più occupato del problema, ma questo non significa che le morti dovute al gioco del soffocamento siano diminuite.

Il CDC ha riferito che tra il 2000 e il 2015, più di 1.400 teenager sono morti per impiccagione e strangolamento accidentali. Numeri impressionanti, non tutti legati necessariamente al gioco dello strangolamento, ma è probabile che molti casi lo siano. Nello stesso periodo 1.900 ragazzini sono morti per colpi d’arma da fuoco accidentali.

Secondo gli esperti, le vittime del gioco dello strangolamento potrebbero aumentare negli anni. Infatti, se venti anni fa le “istruzioni” di questo pericolosissimo gioco venivano trasmesse con il passaparola, oggi abbiamo una infinità di video su YouTube che spiegano nei più minuziosi dettagli come mettere in pratica il gioco. Dei veri e propri tutorial. Sempre più estremi e rischiosi.

L’alta pericolosità sta nel fatto di non riuscire a controllare quello che succede quando si tenta il momentaneo autostrangolamento o autosoffocamento, perché appena viene a mancare ossigeno al cervello si perdono i sensi, in questo modo non si fa in tempo a rimuovere la corda o la fascia stretta attorno al collo e si finisce strangolati sul serio. In passato il gioco veniva fatto in compagnia, almeno tra coppie di ragazzini: uno tentava di strangolare l’altro, fermandosi prima che accadesse l’irreparabile. In ogni caso, con l’assistenza degli amici c’era qualcuno che poteva chiedere aiuto se le cose si mettevano male. Oggi i ragazzini fanno il gioco del soffocamento da soli, davanti ai video al pc o sullo smartphone che mostrano tecniche sempre più estreme.

YouTube e Facebook hanno iniziato a rimuovere i video con le istruzioni del gioco del soffocamento, ma c’è ancora molto da fare. Gruppi di mamme di bambini morti per colpa di questo stupido gioco hanno provato a sensibilizzare la società e le istituzioni, ma  non sono state ascoltate a sufficienza. Non c’è abbastanza consapevolezza del problema, anche perché spesso le morti accidentali da gioco del soffocamento vengono scambiate per suicidi.

Molte scuole americane, invece, sono riluttanti nel parlare di questo tema ai loro studenti perché temono l’emulazione e ottenere l’effetto contrario: quello di insegnare ai ragazzi il terribile gioco. Per le mamme americane che combattono contro questo assurdo gioco si tratta di una battaglia contro i mulini a vento. Qualcosa però si sta muovendo. Judy Rogg, la mamma di Erik ha aperto un associazione no profit in memoria del figlio, con la quale sta conducendo campagne di informazione e sensibilizzazione. La donna è riuscita a sviluppare con una socia un programma educativo per insegnare a bambini e ragazzi i pericoli mortali del gioco del soffocamento. Ci riescono senza mostrare foto né spiegare le modalità del gioco, ma insistendo sui danni al cervello. La donna ha condotto lezioni in diverse scuole degli Stati Uniti e nelle città dove alcuni bambini erano morti per fare il gioco del soffocamento non si sono verificati più altri casi.

In Italia, quando il caso scoppiò tra i ragazzi di una scuola alberghiera di Bressanone, il preside scrisse subito ai genitori degli studenti per informarli di quello che stava accadendo a scuola e invitandoli a parlare con i figli. La scuola ha anche organizzato degli incontri con gli studenti per sensibilizzarli sulle pericolosissime conseguenze del gioco.

Alcuni hanno paragonato il gioco del soffocamento all’asfissia autoerotica, una pratica che consiste sempre nel limitare l’afflusso di di ossigeno al cervello, ma che attiene più alla sfera sessuale, con l’obiettivo di accrescere l’eccitazione. Nel caso dei ragazzini, tuttavia, ha a che fare più con la ricerca di un senso di euforia.

Che ne pensate unimamme? Conoscevate questo terribile gioco?

Un altro gioco stupido e rischioso in voga tra i giovani è la Condom Snorting Challenge, la sfida di infilare un preservativo dal naso per farlo uscire della bocca. Anche questo a rischio soffocamento.

Impostazioni privacy