Letto 7 e letto 8, la nascita di un’amicizia post partum!

Sono stata in ospedale più di quindici giorni prima che nascesse mia figlia.
Un grande ospedale della Capitale raccomandato nei casi in cui ci siano problematiche in gravidanza.

Nel mio caso la bambina cresceva poco e c’erano tracce di sofferenza fetale in seguito alle mie contrazioni. Gli ostetrici mi consigliavano di scappare e i medici, non entusiasti, dirimanere. Nel dubbio di fare la scelta sbagliata – ipotesi non tranquillizzante – non ho firmato per uscire.

Il reparto ginecologia e…
Ed è cominciata la mia avventura in quel particolarissimo mondo chiamato:Reparto ginecologia. Premetto tutta la mia ammirazione per il personale medico, e non, che sostiene un lavoro difficile in una situazione di impietosi tagli economici.
Il personale sopporta ritmi e condizioni non semplici.
Inoltre stare a stretto contatto con mamme e papà e famiglie in attesa non è sempre facile, lo sappiamo.
Spesso quindi le “pazienti”, e come se no, sono trattate in modo diciamo… Brusco.
Può succedere che a una mamma ansiosa, l’ostetrica di turno guardandola di traverso risponda: “Aò stai a diventà mamma mica deficiente!”. E ci può anche stare!!!
Ma se a questa atmosfera non idilliaca aggiungiamo la paura del parto, le notti insonni, e la neve su Roma e sui romani, città e cittadini mai pronti ai fiocchi di  neve… Ecco che la necessità di un alleato si fa stringente!

… La necessità di un alleato
Alleati fuori, certo: lamiamamma_santissima (tutto attaccato, lei se lo merita!), mia sorella, il futuro papà e le amiche affettuose.
Ma è di alleati dentro che c’è bisogno! Un disperato bisogno.
Ed ecco arrivare: il nuovo letto 7. Io ero il letto 8 e lei il mio vicino letto 7.
Non immaginavate mica che, lì dentro, ci chiamassero per nome!
Il 7 e l’8. “Come il film di Ficarra e Picone”: diceva sorridendo letto 7.
Ci eravamo già viste in uno dei tanti monitoraggi e ritrovate compagne di avventura. Entrambe introverse, entrambe spaventate ma mai avare di sorrisi. Incapaci di rispondere a tono ci raccontavamo i dubbi e pianificavamo strategie di sopravvivenza proprio come a scuola. E quindi risate a dentistretti, dialoghi surreali e infinita comprensione reciproca.

Dialoghi e nascite
Quando sentivamo i passi sul lungo corridoio, ripassavamo a bassa voce, dialoghi tipo :
Allora io le chiedo quella cosa dell’allattamento e tu dell’immondizia, OK?” e io: “OK!” . Come due commilitoni in un vecchio film di guerra – o a tratti anche Fantocci e Filini – pianificavamo, astuti piani per difenderci dal “personale qualificato”, dalla neve a da noi! Io ho partorito alle 23.26 dell’8 febbraio. Non poteva che essere l’8.
Lei mezz’ora dopo circa, ma era già il 9.
La mia bimba era piccola pelata e con gli occhi blu, (ovviamente non poteva mancare il commento dell’infermiera al primo atteso incontro con mia figlia: “ Anvedi e di chi è ‘sto gnometto!”) la sua occhi neri scintillanti e piena di capelli. Gemelle diverse.
A distanza di tempo il nostro dialogo da “alleate” continua.
E di volta in volta il nemico è: la stanchezza, il brodo vegetale, lo svezzamento, l’allattamento, il ritorno al lavoro, alla casa, ecc..
Il fatto che siamo alleate però non cambia. La circostanza in cui ci siamo conosciute ci ha unito. Il fatto di continuare a cercarci a distanza di tempo vuol dire che l’alleato era proprio quello giusto!

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