Nonni, come sopravvivere alla loro gioia?

No, perché io non lo so. Vi avevo già detto che i miei genitori e i miei suoceri straripavano di felicità da quando è nata Paola e che ce li ritrovavamo seduti sul divano a gorgheggiare alla creatura senza manco sapere come ci fossero arrivati.

Per motivi personali ci siamo trasferiti in un’altra città ad un’ora di distanza dai nonni, ma siccome entrambi lavoriamo, io sono praticamente a casa dei miei tutta la settimana assieme alla bambina, mentre mio marito è al lavoro. La mattina svolgo un po’ di attività mentre mio papà fa il baby sitter e il pomeriggio sto con la nana.

Ora, devo dire che è molto più stressante avere a che fare con una persona di 6o e rotti anni piuttosto che con un ‘infante di cinque mesi. Sì, perché i miei genitori sono in brodo di giuggiole con Paola e pensano di conoscerla molto meglio (beh, magari non molto meglio, ma quasi) di noi che siamo i genitori. Quando piange sanno perfettamente perché, se non dorme la prendono in braccio e la cullano, se ha fame le danno il biberon. E tutto ciò va benissimo se non ci siamo, ma lo fanno con noi a 2 cm di distanza!

Se non la vedono da un giorno e per caso la bambina è seduta con me o mio marito, mia mamma la reclama quasi sull’orlo del pianto: “La puoi dare in braccio a me che mi è mancata tanto?”. Per non parlare del momento in cui ci salutiamo per tornare a casa: la seguono in modalità corteo fino all’ingresso del cancello e poi la sbaciucchiano come se la dovessero rivedere dopo mesi.

Io, che i miei genitori credevo di conoscerli, non so come comportarmi: ne parlo con loro? Li lascio fare perché “istituzionalmente” è giusto il sano rimbambimento per un nipote?  No, perché nel caso non se ne fossero accorti Paola non è orfana…:)

E voi unimamme avete qualche consiglio da darmi?

Impostazioni privacy