Smettere di gridare contro i figli: una mamma spiega come ha fatto

urlare ai figliUna mamma ha raccontato il perchè e come ha deciso di smettere di gridare ai suoi 5 figli. Non è stato un percorso facile, ma alla fine ha trovato un modo.

L’amore di una mamma verso un figlio è immenso ed in quantificabile. Capita però a tutte di aver, anche solo qualche volta, perso la pazienza ed aver urlato contro i propri figli.

Dopo aver gridato i figli, ai genitori possono venire dei sensi di colpa e si cerca un confronto con loro quasi per chiedere scusa.

Anche per una mamma di 5 figli, Calah Alexander, gridare ai figli era all’ordine del giorno. Con il tempo ha capito che era giusto imparare a gestire le proprie emozioni, per i suoi figli ed anche per lei stessa.

“Non sapevo dell’abuso emotivo e che lo stessi infliggendo a chi amo di più”: smettere di gridare contro i figli

Come tutte le mamme anche Calah Alexander, una mamma che vive in Floria che urlava molto contro i propri 5 figli. Come raccontato da lei stessa in un articolo su Aleteia: “A volte era solo il risultato della frustrazione di dover ripetere continuamente le stesse istruzioni. La mia voce si alzava a livello sia di volume che di intensità, finché non mi sono ritrovata a strillare contro i bambini. Non ero fiera di quei momenti, ma mi sentivo anche in qualche modo giustificata – dopo tutto, cos’altro potevo fare per farmi ascoltare?”.

A volte le urla erano: “una manifestazione dello stato emotivo turbato. Arrabbiata per qualcosa del tutto che non riguardava i miei figli, potevo rispondere alla più semplice delle richieste con rabbia e ostilità. Questo spaventava i bambini, e spesso li faceva scoppiare in lacrime ed ad essere sinceri spaventava anche me. Venivo subito sopraffatta dal rimorso, e provavo orrore per il fatto che il mio accesso d’ira infantile che aveva terrorizzato i bambini al punto da farli piangere. Chiedevo scusa e mi ripromettevo di non farlo più, ma inevitabilmente qualche settimana dopo infrangevo quella promessa”.

A questo punto ha capito che qualcosa doveva fare per potersi controllare ed ha iniziato a seguire un percorso terapeutico nel quale ha imparato il “danno reale e misurabile che l’abuso emotivo infligge alle persone,  adulti e bambini”. Così ha deciso che non avrebbe più gridato i suoi figli.

Ha iniziato a capire che i suoi scatti d’ira non erano paragonabili a quelli dei bambini, che essendo piccoli, non sanno come gestire le proprie emozioni.

Anche se ama i suoi figli, con il suo atteggiamento,  stava provocando nei figli una ferita a livello emotivo: “Si trattava di abuso emotivo, indipendentemente dalle mie intenzioni o dalla mia consapevolezza. Il giorno in cui l’ho capito è stato quello in cui ho smesso di gridare ai miei figli”.

Il percorso non è stato facile e ha dovuto trovare dei modi per controllare le sue emozioni: “L’esercizio quotidiano è diventato assolutamente essenziale come forma principale di regolamentazione emotiva, ed è stato importante anche continuare ad andare alla terapia e trovare nuove tecniche per la gestione dello stress. Quando ero arrabbiata, mi concedevo una pausa. Mi assicuravo che i bambini fossero al sicuro davanti alla televisione e poi mi chiudevo in camera fino a quando non avevo ritrovato uno stato emotivo normale”. Non sempre riusciva a calmarsi in poco tempo, ma con l’allenamento è riuscita a migliorare ed ad oggi è difficile che si debba prendere più una pausa.

Adesso cerca di controllarsi e se ricade nel gridare cerca di ritornare calma, in più ed ha fatto una “scoperta” interessante: “Ho smesso di darmi il permesso di alzare la voce per la frustrazione, e ho deciso di cercare nuovi modi per attirare l’attenzione dei miei figli. É stato allora che ho scoperto una cosa molto interessante: i miei figli erano diventati “sordi ai genitori”. Erano così abituati a non ascoltarmi finché non alzavo la voce che non mi sentivano letteralmente. L’ho scoperto quando anziché gridare ho deciso di mettermi al livello dei loro occhi ogni volta che volevo che facessero qualcosa, dal mettersi le scarpe a riordinare i giochi. Non mi ignoravano, né opponevano resistenza. Semplicemente, obbedivano”.

Inoltre, la sua capacità di mantenere la calma è stata utile anche per aiutare i figli: ”Imparare a regolare le mie emozioni mi ha offerto anche un beneficio inaspettato: mi ha dato delle strategie per aiutarmi a insegnare ai miei figli come regolare le proprie. Mio figlio di sei anni a volte viene ancora da me quando è arrabbiato e mi chiede di aiutarlo a calmarsi. Ci sediamo tranquillamente e facciamo dei respiri profondi, faccia a faccia, fin quando non si calma. Poi mi dà un abbraccio e scappa di nuovo a giocare”.

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Voi unimamme fate la stessa cosa con i vostri figli o avete trovato altre soluzioni a quella della mamma Calah Alexander ?

 

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