Bambini che non mangiano? Poche ma efficaci “regole” da provare

Bambini inappetenti Bambini inappetenti: con Paola stiamo attraversando un momento un po’ delicato per quanto riguarda il cibo. Non è inappetente, è solo selettiva. Il problema è che lo è talmente che la sua alimentazione varia al minimo. Attualmente ci sono dei piatti o dei cibi che mangia molto volentieri, ma si possono contare sulla dita di una mano: pasta bianca, riso, tonno, uovo sodo e salame (sì, ne mangerebbe uno intero se potesse). Invece è ghiotta di ogni genere di schifezza: cioccolato, dolci e gelato su tutto.

Non capiamo come possa essere successo: quando era piccola mangiava tantissima verdura, adorava le zucchine e le carote e assaggiava di tutto. Da qualche tempo a questa parte farla mangiare è piuttosto difficile e noi cerchiamo di proporle soprattutto quello che le piace, anche se a volte le diciamo che se non mangia quello che c’è in tavola allora non mangerà niente. Per un’oretta non mangia e poi viene a tavola dicendo: “comincio ad avere un po’ di fame” e allora qualcosa assaggia.

Parlando con altre mamme, ho capito che è un problema comune: ad un certo punto della crescita, forse per affermare la propria identità, alcuni bambini smettono di mangiare sano e preferiscono solo alcuni alimenti.

Navigando sul web mi sono imbattuta in una mamma blogger che ha avuto lo stesso momento di difficoltà con suo figlio che all’epoca aveva 18 mesi. Tramite la lettura di un libro della nutrizionista Ellyn Satter, che s’intitola “Child of mine: Feeding With Care and Good Care”, ovvero “Figlio mio: nutrirti con interesse e buona attenzione”, ha imparato qualche trucchetto per poter far mangiare al proprio bambino un po’ di tutto.

Bambini inappetenti: non bisogna insistere affinché mangino

Ecco allora alcune considerazioni da tenere presenti da:

Prima cosa, la cosa più importante è mangiare a tavola tutti insieme: i bimbi imparano osservando, quindi è fondamentale che la famiglia si riunisca a cenare per far vedere al bambino che mangiare è un momento gioioso e per fare venire la curiosità di ciò che si sta mangiando.

Un’altra cosa è rendere invitante l’aspetto dei cibi: ad esempio si può far tentare di far mangiare la verdura disegnando sul piatto una faccia sorridente usando le carote come bocca e i piselli come occhi. D’altronde il proverbio dice che “anche l’occhio vuole la sua parte”, no?.

Un altro espediente – seguendo il libro della Satter –  è che i genitori decidono quando mangiare, cosa servire e dove servirlo; i bambini in questo modo decidono cosa e come mangiarlo.  C’è sempre qualcosa sulla tavola che i bimbi possono mangiare come frutta o pane, così che i cibi nuovi possono essere assaggiati con quelli vecchi. Non ci deve essere alcuna pressione: non bisogna dire “questo lo devi mangiare” o “assaggia!”, ma semplicemente lasciare che si regolino da soli. Si può anche mangiare il dolce indipendentemente da quanto si mangia a tavola.

La chiave di tutto è questa: dire ai bambini che un cibo non lo devono mangiare per forza, se non va loro di farlo. In questo modo, non assoceranno il momento del cibo appunto ad una forzatura. I bambini si autoregoleranno quando si sentiranno sazi e probabilmente avranno preso più confidenza con cibi sconosciuti.

Certo, non si tratta di un sistema infallibile: spesso i genitori non hanno fame o non sono ancora rincasati quando i bambini devono mangiare, oppure ai “grandi” piacerebbe sperimentare un po’ di più con abbinamenti e sapori. Bisogna comunque cercare di avere fiducia nei nostri bambini: con il tempo impareranno a conoscere e ad apprezzare nuovi sapori.

Dal canto nostro dobbiamo avere pazienza: ciò che noi diamo per scontato e che apprezziamo, non è detto che corrisponda ai gusti dei nostri figli. Per esempio: a me il salame non piace e Paola invece lo adora!

E voi unimamme cosa ne pensate?

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