I bambini in povertà assoluta triplicati in 10 anni in Italia, dati drammatici

Bambini in povertà assoluta triplicati in 10 anni in Italia (Foto combo: ANDREAS SOLARO/AFP/Getty Images – bodnarchuk, iStock)

I bambini in povertà assoluta sono triplicati in 10 anni in Italia. L’allarme lanciato da Save The Children.

Dati spaventosi dall’ultimo rapporto di Save The Children sulla povertà di bambini e ragazzi in Italia, pubblicati della 10ª edizione dell’Atlante dell’Infanzia a rischio, “Il tempo dei bambini” a cura di Giulio Cederna. In Italia, i minori in povertà assoluta sono 1,2 milioni. Un numero che è triplicato in 10 anni.

Accanto alla povertà economica, e come conseguenza diretta della stessa c’è la povertà educativa, una autentica emergenza sociale, soprattutto in alcune zone d’Italia, che rischia di compromettere il futuro dei bambini italiani e dell’Italia stessa. I minori italiani si trovano ad avere meno opportunità dei loro coetanei europei.

La gravità di questa situazione non è una novità, viene denunciata da anni dai vari istituti di ricerca e statistica, incluso Eurostat e soprattutto da Save The Children.

Save The Children: bambini in povertà assoluta triplicati in 10 anni in Italia

L’ultimo Atlante dell’Infanzia a rischio pubblicato da Save The Children ci restituisce un quadro molto preoccupante delle condizioni di bambini e adolescenti in Italia. È un Paese vietato ai minori, come lo ha definito l’organizzazione internazionale che da oltre un secolo di occupa di tutela dell’infanzia. Un Paese dove sono forti e in aumento le disuguaglianze economiche, sociali, geografiche e intergenerazionali. Un Paese con forti divari tra Nord e Sud, ormai cronicizzati, ma anche tra aree centrali e periferie, tra le stesse scuole pubbliche e tra adulti e bambini.

In Italia, oggi, ci sono 1,2 milioni di minori  che vivono in povertà assoluta, ovvero che non hanno i beni indispensabili per condurre una vita accettabile. Si tratta di un numero che si è triplicato in dieci anni, passando dal 3,7% del 2008 al 12,5% del 2018. Una situazione al cui peggioramento ha contribuito la crisi economica degli anni tra il 2011 e il 2014. In questo periodo la percentuale di minori in condizioni di povertà è salita dal 5% al 10% e si è trasformata in una vera e propria emergenza.

Nel solo 2018, nel nostro Paese ben 453.000 bambini di età inferiore ai 15 anni hanno avuto bisogno di pacchi alimentari. Sono circa 500.000 i bambini e ragazzi sotto il 15 anni di età, il 6% della popolazione di riferimento, che crescono in famiglie dove non si consumano regolarmente pasti proteici e 280.000 sono costretti ad un’alimentazione povera sia di proteine che di verdure. La povertà dei bambini, inoltre, si riflette anche sulle difficili condizioni abitative in cui molti di loro sono costretti: negli anni della crisi il 14% dei minori ha patito condizioni di grave disagio abitativo. E siamo un Paese in cui circa 2 milioni di appartamenti rimangono sfitti e inutilizzati.

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Bambini in povertà assoluta triplicati in 10 anni in Italia. L’allarme di Save The Children

L’Italia è un Paese impoverito profondamente colpito dalla denatalità, denuncia Save The Children. Se dieci anni fa, nel 2008, i minori nel nostro Paese erano il 17,1% della popolazione residente, nel 2018 si sono ridotti al 16,2%. Un calo inarrestabile, visto che non sembra che le nascite riprenderanno a salire nel breve termine. Almeno non con queste politiche sociali insufficienti sia per i bambini che per le mamme e con l’alta disoccupazione femminile.

Infatti, Save The Children sottolinea come la spesa sociale per l’infanzia in Italia sia una delle più basse in Europa, con forti divari tra le regioni nel reale accesso ai servizi per i bambini e le loro famiglie. La spesa sociale media annua per la famiglia e i minori per gli interventi da parte dei comuni è di 172 euro pro capite. Una somma distribuita in modo molto disomogeneo tra Nord e Sud Italia. Se in Emilia Romagna la spesa media annua sociale è di 316 euro, in Calabria è appena di 26 euro. Un divario che colpisce proprio quelle aree del Paese che più avrebbero bisogno di investimenti nel sociale e nelle famiglie in particolare e che in cui manca una definizione dei Livelli essenziali delle prestazioni sociali (LEP) previsti dalla riforma del Titolo V della Costituzione.

L’Italia continua a non avere un Piano strategico per l’infanzia e l’adolescenza e le risorse investite nella spesa sociale non sono sufficienti. Questa situazione alimenta gli squilibri esistenti nell’accesso ai servizi e alle prestazioni sociali, lasciando i bambini e le famiglie più in difficoltà ad affrontare soli le difficoltà e gli effetti della crisi economica.

La povertà economica che affligge tanti bambini e ragazzi è strettamente legata alla povertà educativa, una alimenta l’altra e viceversa, in un circolo vizioso che si trasmette di generazione in generazione. Una delle conseguenze più gravi è l’abbandono scolastico, con numeri molto preoccupanti: in Italia 1 ragazzo su 7 ha abbandonato precocemente gli studi. Sebbene il fenomeno si sia ridotto negli ultimi dieci anni, i numeri rimangono troppo elevati, con il dato complessivo della dispersione scolastica che nel 2018 era al 14,5% e che purtroppo ha ripreso a salire di recente. Anche qui il divario regionale è forte. Se alcune regioni hanno centrato l’obiettivo europeo, come provincia autonoma di Trento, Umbria, Abruzzo e Friuli Venezia Giulia, in altre il tasso di dispersione supera il 20%, come Calabria, Sicilia e Sardegna.

bambini a rischio povertà

Non solo scuola, la deprivazione culturale di bambini e adolescenti nel nostro Paese è diventata una vera e propria emergenza. I minori che non svolgono sufficienti attività culturali sono 7 su 10, con i soliti divari tra le regioni. Inoltre, in un anno, un minore su 2 non legge un libro oltre a quelli scolastici, una situazione che anche qui presenta forti divari regionali, con Campania (il 64,1%), Calabria (65,9%) e Sicilia (68,7%) agli ultimi posti. Anche lo sport, purtroppo, è un privilegio per pochi. Nel nostro Paese circa un minore su 5, di età compresa tra i 6 e i 17 anni, non pratica sport e il 15% di bambini e ragazzi svolge solo qualche attività fisica.

Su dispersione scolastica, fallimento della scuola e deprivazione educativa hanno pesato i tagli alla spesa per l’istruzione. Citando i dati dell’Ocse, Save The Children denuncia i forti tagli alla spesa per istruzione e università per ben 8 miliardi di euro, effetto della riforma del 2008. Per cui, se nel 2009 la spesa in Italia per istruzione e università era del 4,6% del Pil, nel 2011 è scesa al 4,1%, per poi crollare al 3,6% del 2016 (ultimo dato Ocse disponibile). La spesa era già prima dei tagli inferiore alla media dei Paesi Ocse che è del 5%. La mancanza di investimenti sulla scuola, poi, ha conseguenze anche sulla condizione delle strutture scolastiche: nell’Italia dei terremoti e del dissesto idrogeologico, le scuole sicure sono poche e nella gran parte sono totalmente impreparate a possibili emergenze. Su un totale di 40.151 edifici censiti dall’anagrafe dell’edilizia scolastica, ben 7.000 sono classificati come “vetusti”, circa 22.000 sono stati costruiti prima degli anni Settanta e delle norme che hanno introdotto l’obbligo di collaudo statico (sono 15.550 quelle che ne sono prive) e un numero ancora maggiore prima del 1974, anno di entrata in vigore delle norme antisismiche. Sono 21.662 gli istituiti che non hanno un certificato di agibilità e 24.000 quelli senza certificato di prevenzione per gli incendi. Inoltre, nelle aree ad alta e medio-alta pericolosità sismica, 13.714 gli edifici scolastici non sono stati progettati per resistere a un terremoto ed è antisismica appena una scuola su cinque.

La povertà, poi, si riflette anche nei luoghi abitati dai bambini, dove prevale il cemento e scarseggiano gli spazi verdi. Il 37% di dei minori vive in 14 grandi aree metropolitane, in ambienti che non sono a misura di bambino, e nei quali una città su 10 non si raggiunge la dotazione minima di verde pubblico di 9 metri quadri per abitante prevista dalla legge.

Con la pubblicazione dell’Atlante sull’Infanzia a rischio, Save The Children lancia la campagna “Illuminiamo il futuro per il contrasto alla povertà educativa. Con la firma della petizione online si chiede il recupero di 16 spazi pubblici abbandonati, da destinare ad attività extrascolastiche per i bambini, gratuite e sicure. La mobilitazione è accompagnata sui social dall’hashtag #italiavietatAiminori.

Per ulteriori informazioni sul rapporto di Save The Children sulla povertà di bambini e ragazzi in Italia rimandiamo al sito web dell’organizzazione.

Che dire unimamme? Sono dati allarmanti, che molto probabilmente avere potuto verificare di persona.

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