Baby sitter italiana difende una bambina, ma viene uccisa senza pietà

Una tragica notizia, Teresa era una baby sitter italiana che lavorava in Svizzera. Aggredita brutalmente per difendere la bimba alla quale badava.

Baby sitter colpita a morte
Foto da Facebook di Teresa Scavelli

Voleva solo difendere la bambina che le era stata affidata, Teresa Scavelli è stata colpita a morte dal suo aggressore mentre stava facendo il suo lavoro. Inutile la corsa in ospedale ed i tentativi di salvarla, la baby sitter non ce l’ha fatta.

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Il terribile episodio è avvenuto ad inizio mese in Svizzera, ma solo adesso si è saputa l’identità della donna che è stata aggredita dal suo assassino. Ancora non sono note le cause e le indagini sono ancora in corso.

Baby sitter uccisa senza pietà: lavorava in Svizzera, ma era italiana

Baby sitter Svizzera
Foto da Facebook di Teresa Scavelli

Teresa Scavelli, 46 anni lavorava come babysitter a San Gallo, nella Svizzera tedesca. Originaria della Calabria aveva vissuto per più di 10 anni in provincia di Verona, a Palù. La donna, per difendere la bambina che le era stata affidata, è stata brutalmente uccisa da un giovane uomo che l’ha colpita ripetutamente sulla testa.

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Secondo una prima ricostruzione della polizia locale, era intorno all’ora di pranzo quando un giovane uomo di 22 anni, cittadino svizzero, si è introdotto nella casa dove lavorava Teresa. Ha subito aggredito sia lei e sia la proprietaria di casa.
I vicini sentendo le urla hanno allertato la polizia che una volta giunta sul posto hanno prima intimato all’uomo di fermarsi, ma siccome continuava ad accanirsi sulla sua povera vittima, gli hanno sparando uccidendo.
Portata di corsa in ospedale per cercare di salvarle la vita, dopo poche ore, purtroppo, non ce l’ha fatta a causa di un gravissimo trauma cranico.
Teresa si era trasferita in Svizzera dove aveva i parenti ed era anche sposata e tre figli: Giuseppe, Simone e Sarah che per lei erano i suoi amori.

Il motivo dell’aggressione non è ancora noto, secondo la polizia i due non si conoscevano, ma l’aggressore soffriva di patologie mentali. Inoltre, secondo il quotidiano svizzero Tagblatt, il ragazzo avrebbe vissuto per anni, almeno fino al 2018, accanto alla casa dove ha fatto irruzione. Un altro quotidiano locale afferma che l’aggressore fosse già noto alle forze dell’ordine per questioni legate all’uso di droghe.

Voi unimamme eravate a conoscenza di questa triste e terribile storia?

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