Alessandro Gassmann: “Essere padre è molto difficile”

Alessandro Gassmann racconta di come sia difficile essere padre, ma in generale l’essere genitore. L’intervista all’attore padre di Leo.

Foto da Instagram di @alessandro_gassmann_official

Alessandro Gassmann è il protagonista della nuova serie prodotta per Raiuno che sarà trasmessa dal 5 ottobre. Nella serie l’attore interpreta il ruolo di un padre che suo figlio e che nell’elaborazione del lutto impara a conoscerlo meglio.

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Gassmann è, nella realtà, padre di un ragazzo Leo e in un’intervista che ha rilasciato Vanity Fair, racconta di come essere padre sia il mestiere più difficile al mondo e di come andrebbe fatto.

Alessandro Gassmann: “I genitori non possono essere amici dei propri figli”

Foto da Instagram di @alessandro_gassmann_official

Alessandro Gassmann oltre ad essere molto bello è un attore talentuoso, figlio di uno dei più grandi Vittorio. Nell’intervista a Vanity Fair ha spiegato come si è calato nel personaggio che interpreta nella serie sottolineando che l’essere genitori sia un mestiere che comporta delle “responsabilità”: “I nostri figli non ci chiedono di venire al mondo. Siamo noi che decidiamo per loro; siamo noi che facciamo questa scelta. E quindi siamo obbligati a occuparci di loro. Almeno fino ai 18 anni, un padre e una madre devono, in qualche modo, indicare la strada ai loro figli e sostenerli“.

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Per Gassmann i giovani di oggi sono cambiati anche perchè è cambiato il mondo che li circonda: “Il mondo. Con Internet, con le varie piattaforme, con la tecnologia. Ma soprattutto con la globalizzazione e con l’appiattimento dell’informazione. Oggi tutti possono sapere tutto. I bambini di 12 o 13 anni, che hanno già un cellulare, possono vedere le stesse cose che può vedere un adulto. E io sono convinto che questo sia estremamente sbagliato“.

Con Leo, il figlio, che abbiamo imparato a conoscere ed ad apprezzare quando a partecipato ad una passata edizione di XFactor, l’attore ha imposto dei paletti e delle regole rigide. Regole che ha avuto anche lui quando era giovane dal padre: “I genitori non possono essere amici dei propri figli. Occasionalmente, dobbiamo renderci antipatici. Dobbiamo dare delle regole, magari larghe, magari non rigidissime: ma dobbiamo darle. Devono esserci dei paletti fissi, inamovibili, di cui non si può discutere“.

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Lui da ragazzo non è stato uno “di quei figli che fa impazzire i genitori“: “Non ero particolarmente buono. Ero pessimo a scuola, spesso non ci andavo e avevo un carattere difficile. Non ho mai fatto cose gravi, no. Ma ero un ribelle, e non amavo il peso degli obblighi e la voce dell’autorità“.

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