Parto positivo: il travaglio non è un’esperienza traumatica

In questi ultimi anni si parla moltissimo di parto positivo. Ma cosa si intende veramente e a cosa si fa riferimento?

Donna partoriente (fonte Instagram @cami_melofoto)
Donna partoriente (fonte Instagram @cami_melofoto)

È da diverso tempo che nell’ambito della gravidanza sta entrando a far parte un nuovo concetto quello del parto positivo.

Quando si rimane incinte il primo pensiero a cui si pone la propria attenzione è quello che il bambino stia bene, in secondo luogo che la gravidanza procedi per il meglio e infine al parto.

Sul momento del travaglio sono tante le dicerie che si sentono. In un articolo passato si è parlato del perché il parto sia scientificamente così doloroso.

Proprio per questo molte quasi mamme per comprendere cosa si prova durante il parto si affidano a dei libri, a dei pareri di familiari e amiche, al proprio medico e infine ai corsi preparto.

Come si è visto in precedenza, frequentare un corso preparto può essere un ottimo modo per le quasi mamme per avere una situazione chiara su come si svolgerà il travaglio e cosa dover fare, evitando di farsi prendere dalla paura e dal panico.

Tuttavia, però, ci sono molte mamme che non hanno avuto la possibilità di godersi il travaglio in modo positivo, vivendo delle esperienze traumatiche e poco tranquillizzanti.

Fino ad adesso il benessere mentale della mamma si è sempre considerato secondario, come anche l’evento in sé del parto che dovrebbe essere un momento piacevole nonostante le difficoltà che si possono incontrare.

Parto positivo: il travaglio non deve essere traumatico

maltrattamento parto
Foto da AdobeStock

Perciò si sta facendo largo il concetto di parto positivo, in modo tale da scardinare una serie di leggende e miti che lo vedono come un’esperienza traumatica e da rimuovere il prima possibile.

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In realtà però, il parto ha degli aspetti che sono sempre stati considerati di secondo livello, ma che se si assecondassero potrebbero avere dei benefici sia sulla mamma, ma anche sul nascituro.

Purtroppo sono tante le donne che dopo il travaglio denunciano comportamenti troppo superficiali da parte dello staff che le ha seguite.

Sono diversi i racconti di mamme che denunciano di aver subito una vera e propria violenza ostetrica durante il travaglio.

Questa non solo è una pratica che può minare la salute mentale delle donne in un momento in cui sono vulnerabile ed esposte come non mai, ma anche rendere il parto un trauma da voler rimuovere.

Nel 2017 in Italia – in ritardo rispetto agli altri Paesi europei – il National Institute of Clinical Excellence ha introdotto una serie di linee guida per chi partorisce.

Questa esigenza è nata dal fatto che tra il 2003 e il 2017, circa il 21% delle partorienti ha riportato di aver subito violenza ostetrica.

Accade purtroppo che molte donne che subiscono una tale violenza non siano in grado di riconoscerla e che considerino quei modi bruschi, da parte dello staff, normalità.

Infatti una delle frasi più ricorrenti che si sentono pronunciare è che: “milioni di donne hanno partorito prima di te” e una mamma che in un momento del genere sente una frase di questo tipo tende a minimizzare il dolore, cosa che non dovrebbe fare, ma è normale sentirsi vulnerabili e provare un grande dolore in una situazione simile.

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Insomma dai racconti delle quasi mamme che hanno vissuto una violenza ostetrica viene fuori un quadro allarmante e disarmante che cancella ogni lato positivo legato alla nascita.

Anche l’Europa è intervenuta su questo argomento proprio nel 2019, prendendo dei provvedimenti per incoraggiare le donne non solo a riconoscere la violenza, ma anche a denunciarla. Ecco cosa si legge nel documento del Consiglio d’Europa approvato un anno fa:

La violenza ostetrica e ginecologica è una forma di violenza rimasta nascosta per molto tempo ed è tutt’ora spesso ignorata. Nell’ambito privato della consultazione medica o durante il parto le donne sono vittime di pratiche violente o che possono essere percepite come tali – inclusi gli atti inappropriati e non acconsentiti, come le episiotomie e le palpazioni vaginali realizzate senza consenso, pressione sul fondo dell’utero o interventi dolorosi eseguiti senza anestesia. Sono stati riferiti anche comportamenti sessisti durante le visite mediche”.

In realtà però l’esperienza del parto può essere molto piacevole. Un fenomeno di cui si parla pochissimo è il parto orgasmico che potenzialmente può riguardare tutte le donne.

Gli ormoni della nascita sono uguali a quelli che si attivano quando si ha un rapporto sessuale, perciò molte donne durante il parto riescono a provare sensazioni di liberazione e gioia soprattutto nel momento dell’espulsione.

Vivere un travaglio spontaneo e non medicalizzato può essere solo che un punto di forza per le donne che si trovano in questa situazione, in modo tale da dare un valore diverso e piacevole all’atto della nascita, soprattutto da parte della madre.

Parto (fonte Instagram @lidiaefanniostetriche)
Parto (fonte Instagram @lidiaefanniostetriche)

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E voi unimamme avete mai sentito parlare di parto positivo?

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