Nuovo Piano Pandemico nazionale: le misure previste e che fanno discutere

Nuovo Piano Pandemico nazionale: le misure previste e che fanno discutere. Cosa sappiamo ad oggi.

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Terapia intensiva dell’ospedale Santo Stefano di Prato. Foto di ALBERTO PIZZOLI/AFP via Getty Images

Quella che doveva rimanere una bozza per soli addetti ai lavori è uscita dagli uffici del Ministero della Salute ed è finita sui media nazionali, suscitando numerose discussioni.

Si tratta della bozza del nuovo Piano Pandemico nazionale 2021-2023 che dovrà regolamentare per il futuro la pandemia di Covid-19 in atto ma anche fornire una base per quelle che potranno verificarsi in futuro.

Chi pensa, infatti, che una volta risolta l’emergenza Covid non avrà più nulla da preoccuparsi sbaglia. Non solo perché molto probabilmente non ci libereremo presto del virus Sars-Cov-2, che continuerà a circolare e forse sarà sempre con noi e ogni anno dovremo vaccinarci un po’ come avviene con il virus dell’influenza (è ancora presto per dirlo), ma anche perché ci aspettano un futuro nuove pandemie, che potrebbero essere perfino peggiori di questa. Lo hanno spiegato più volte gli scienziati.

Non bisogna naturalmente angosciarsi ma essere previdenti sì ed è quello che dovrebbe fare il nuovo Piano Pandemico.

Nel frattempo, mentre in Italia sembra che sia stato trovato un nuovo paziente 1 del Coronavirus, vi riportiamo le discussioni sul nuovo Piano Pandemico e le misure che hanno allarmato.

Nuovo Piano Pandemico nazionale: la bozza

È ancora presto per fare delle valutazioni perché non c’è ancora nulla di definitivo. Tuttavia, la bozza del nuovo Piano Pandemico nazionale 2021-2023, che sta circolando in queste ore sulla stampa, ha acceso già diverse discussioni.

Tra le varie questioni, il Piano affronta anche quella riguardante gli aspetti etici legati alla minaccia pandemica. Nella bozza, come riportata da Ansa, si legge che gli operatori sanitari sono “sempre obbligati, anche durante la crisi, a fornire le cure migliori, più appropriate, ragionevolmente possibili. Tuttavia, quando la scarsità rende le risorse insufficienti rispetto alle necessità, i principi di etica possono consentire di allocare risorse scarse in modo da fornire trattamenti necessari preferenzialmente a quei pazienti che hanno maggiori probabilità di trarne beneficio“.

In poche parole, se durante un’emergenza non dovessero esserci risorse necessarie per curare tutti, il personale sanitario potrà decidere a quali pazienti dare la precedenza e tra questi vengono indicati i pazienti con “maggiori probabilità di trarne beneficio“, ovvero coloro che hanno maggiori possibilità di guarire o sopravvivere.

Nel testo, comunque, si precisa che “condizione necessaria affinché il diverso bilanciamento tra i valori nelle varie circostanze sia eticamente accettabile è mantenere la centralità della persona“. Come riporta Repubblica.

Per non allarmare, il Ministero della Salute è intervenuto dichiarando alla stampa che al momento il documento “è solo una bozza informale condivisa con i soggetti interessati e destinata a raccogliere indicazioni e modifiche“.

Non è detto, dunque, che il testo sopra citato sarà quello definitivo. Allo stesso tempo, però, come già accaduto molto probabilmente nell’emergenza dello scorso marzo e anche in altri Paesi, è moto difficile pensare che il personale sanitario riesca a curare tutti e in particolare tutti allo stesso modo in caso di saturazione degli ospedali. Abbiamo già visto gli ospedali andare in crisi quando si riempiono di casi Covid. L’eccesso di ricoveri per questa malattia, poi, rischia di penalizzare gravemente i malati di altre patologie, con la conseguenza di aumentare la mortalità generale, anche per malattie diverse dal Covid.

Queste considerazioni sono alla base della necessità di contenere il più possibile i contagi. Perché se troppe persone vengono contagiate, aumentano anche i casi gravi e mortali. I sanitari non riescono a curare tutti e rischiano di trascurare persone vittime di incidenti o altre patologie. Un problema molto serio di gestione sanitaria a cui il nuovo Piano Pandemico nazionale dovrebbe dare delle risposte concrete.

Gli altri provvedimenti

La bozza del nuovo Piano Pandemico nazionale 2021-2023 è stata redatta dal dipartimento Prevenzione del Ministero della Salute ed è contenuta in un documento da 140 pagine che contiene diversi provvedimenti per contrastare la diffusione delle pandemie.

Le altre misure contenute nel Piano prevedono l’adozione di un sistema che permetta una produzione veloce di grandi quantità di mascherine e dispositivi di protezione individuale a livello individuale, per il personale sanitario ma anche per i cittadini.

Deve essere prevista anche la possibilità di realizzare in breve tempo nuovi posti in terapia intensiva. Quest’ultima misura è molto importante “per far sì che non si verifichino disservizi nell’assistenza e nella cura delle persone affette da malattie ordinarie diverse dal Covid-19 quanto comuni“. Come si legge nella bozza.

Il Piano, inoltre, sottolinea l’importanza di “una formazione continua finalizzata al controllo delle infezioni respiratorie e non solo, in ambito ospedaliero o comunitario” per prepararsi a tutti gli eventi pandemici del futuro anche a quelli che potranno essere causati da una “malattia respiratoria non conosciuta“.

Si evidenzia anche la necessità di un “continuo monitoraggio” sulle attività di competenza dei servizi sanitari regionali  e un “rafforzamento della preparedness nel settore di prevenzione e controllo delle infezioni”.

Viene indicata anche la necessità di garantire forniture annuali di vaccino contro l’influenza stagionale e scorte adeguate di farmaci antivirali.

Infine, anche i piani regionali devono essere aggiornati e “devono essere attuati dopo 120 giorni dall’approvazione del Piano nazionale e ogni anno va redatto lo stato di attuazione“.

Vi ricordiamo, poi, anche i nuovi criteri per la diagnosi del Covid, stabiliti dal Ministero della Salute.

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Cosa ne pensate unimamme di queste misure del nuovo Piano Pandemico?

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