“A scuola il rischio di contagio è basso”: la conferma di uno studio | FOTO

A scuola il rischio contagio Covid-19 è basso: i risultati di uno studio australiano.

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“A scuola il rischio di contagio è basso”: la conferma di uno studio | FOTO – Universomamma.it

Fino ad oggi tra le misure applicate per ridurre, o meglio contenere, la diffusione del Covid-19 figura la chiusura di tutte le scuole. La scelta è stata effettuata sulla base delle esperienze con altri virus, come l’influenza, che si diffondono largamente nelle scuole e i genitori con figli lo sanno bene. In realtà, secondo quanto scoperto dalla scienza, il nuovo Coronavirus sembra comportarsi diversamente: i bambini sembrano meno colpiti e quando lo sono con sintomi lievi.

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Uno studio pubblicato di recente su Lancet, che ha attuato una revisione di 16 studi sull’efficacia della chiusura delle scuole e di altre misure precauzionali adottate durante precedenti epidemie, suggerisce che la chiusura delle scuole non contribuisce più di tanto al controllo dei contagi. I modelli di previsione sul Covid-19 mostrano che la chiusura massiva delle scuole eviterebbe solo il 2-4% delle morti, meno di quanto farebbero altre misure di “distanziamento sociale”. Per questo, secondo gli scienziati, i politici dovrebbe davvero valutare se la chiusura delle scuole produce più benefici che danni per la società e le famiglie, ed eventualmente privilegiare altre misure meno drastiche come ad esempio:

  • sospensione di specifiche classi o anni di età
  • riduzione delle occasioni di incontro tra studenti, es. ricreazioni e pranzo a scaglioni,
  • evitare il cambio di aule
  • chiusura dei parchi
  • ridurre la settimana in classe

Approcci meno drastici portano infatti a conseguenze sociali minori.  Un esempio può essere quello indicato da Taiwan, che non ha solo prolungato di 2 settimane le vacanze invernali tenendo chiuse le scuole a causa del Covid-19. Ora a queste conclusioni se ne aggiungono di nuove.

Il Covid-19 non viene trasmesso dai bambini: la conferma di uno studio sulle scuole

Lo studio di cui parliamo è australiano ed ha analizzato la diffusione del Covid-19 nelle scuole del New South Wales. Lo studio del National Center for Immunization Research and Surveillance (NCIRS) ha esaminato i casi di Covid-19 trovati in 15 scuole tra marzo e metà aprile, che sono stati in totale 18.

In Australia quando una persona viene diagnosticata positiva al Covid-19 parte un follow-up del caso per identificare i contatti stretti della persona e quando è avvenuta l’esposizione al virus.  Per “contatto stretto” si intende una persona che è stata faccia a faccia per almeno 15 minuti o nella stessa stanza per almeno 2 ore con un caso Covid-19.   Nelle scuole, i contatti stretti dei casi risultati positivi sono di solito risultati studenti o insegnanti che hanno condiviso classi o attività extracurriculari o persone presenti nella cerchia ristretta di amici. Una volta identificati, i contatti stretti:

  •  sono tenuti a isolarsi a casa per 14 giorni dalla data di ultima esposizione al caso infettivo,
  • controllare se manifestano eventuali sintomi
  • se si ammalano rivolgersi a medico o ospedale per effettuare tampone.

Gli studiosi hanno quindi seguito tutti i contatti stretti dei 18 contagiati e raccolto i dati sui test effettuati. Nelle scuole quindi studenti e personale scolastico hanno accettato di:

  • compilare un questionario sui sintomi
  • sottoporsi a tampone tra i 5 e i 10 giorni dall’ultimo contatto
  • sottoporsi a prelievo di sangue per rilevare gli anticorpi

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I risultati ottenuti dall’indagine  sono i seguenti:

  • sono stati individuati 863 contatti stretti
  • solo 2 studenti sono stati identificati come casi secondari, e il contagio è avvenuto probabilmente a scuola.

Distinguendo tra scuole:

a- nelle 10 scuole superiori, in cui positivi sono risultati 8 studenti e 4 docenti

  • sono stati individuati 695 contatti stretti
  • sono stati effettuati tamponi effettuati su un terzo dei contatti e sono risultati tutti negativi
  • sono stati effettuati anche test sierologici e solo 1 studente ha sviluppato anticorpi dopo un mese dal contatto 
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“A scuola il rischio di contagio è basso”: la conferma di uno studio | FOTO – Universomamma.it (Fonte: NCIRS.ORG.AU)

b- nelle 5 scuole primarie, in cui positivi sono risultati 1 studente e 5 docenti: 

  • sono stati individuati 168 contatti stretti
  • sono stati effettuati tamponi su un terzo dei contatti e solo 1 caso positivo è stato individuato
  • sono stati effettuati anche test sierologici e solo questo studente risultato positivo al tampone ha sviluppato anticorpi
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“A scuola il rischio di contagio è basso”: la conferma di uno studio | FOTO – Universomamma.it (Fonte: NCIRS.ORG.AU)

 

 

Riassumendo, lo studio ha:

  • rilevato solo 2 casi secondari e solo tra studenti
  • lo studente della scuola superiore si presume sia stato infettato in seguito ad un contatto stretto con 2 studenti positivi
  • lo studente della scuola primaria si presume sia stato infettato da un docente.

I risultati di questa indagine sono preliminari, manca ancora infatti la peer review. Tuttavia, suggeriscono che la diffusione di COVID-19 all’interno delle scuole sia stata molto limitata e conferma che la trasmissione di questo virus nei bambini sia notevolmente inferiore rispetta a quella di altri virus respiratori, come l’influenza. Quindi i bambini non sono il vettore principale di diffusione del Covid-19, coerentemente con quanto indicato da diversi studi internazionali circa i bassi tassi di malattia nei bambini. Quindi il contagio tra bambini sembrerebbe limitato, così come il contagio da bambino ad adulto.

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In Australia, nel New South Wales, la data prevista per la riapertura delle scuole è l’11 maggio, ed è previsto che gli studenti vadano solo un giorno a settimana, aumentando gradualmente la frequenza fino a luglio. Gli studiosi continueranno quindi le indagini. Nel frattempo, Mark Scott, segretario del Dipartimento Educazione del New South Wales, ha dichiarato che il distanziamento sociale non sarà essenziale per gli studenti, ma che sarà importante per gli insegnanti.

E voi unimamme, cosa ne pensate dei risultati di questo studio? Sicuramente sono da confermare, ma al momento ci fanno ben sperare.

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