La Scuola a Scuola: nasce il comitato per riaprire le scuole in sicurezza

Nasce il comitato La Scuola a Scuola, composto da genitori, scienziati, medici, psicologi e insegnanti per riaprire le scuole in sicurezza. 

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La Scuola a Scuola: nasce il comitato per riaprire le scuole in sicurezza – Universomamma.it (Fonte: Facebook)

La scuola è un bene comune, sostiene il comitato, fondamentale perché deve formare le generazioni future e per questo motivo deve essere al centro dell’agenda dell’Italia per la ripartenza dopo l’emergenza. Il Comitato nasce proprio con l’obiettivo di sensibilizzare le istituzioni sui temi educativi e per promuovere una mobilitazione nazionale. Il simbolo del Comitato è rappresentato da 3 matite che camminano dandosi la mano, perché “simbolo di comunione e progettualità, del percorso che stiamo provando a fare insieme per restituire ai bambini e ai ragazzi il diritto di camminare verso le loro scuole.
Diversi i colori e diverse le altezze perché la scuola è un lungo cammino di inclusione

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La Scuola a Scuola: nasce il comitato per riaprire le scuole in sicurezza – Universomamma.it (Fonte: Facebook)

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La Scuola a Scuola: l’iniziativa di genitori ed esperti per mettere i bambini e i ragazzi al centro

I firmatari e i sostenitori del comitato chiedono un piano a lungo termine per la scuola, che ancora manca, che tenga conto delle evidenze scientifiche disponibili. In questi 2 mesi di chiusura per la pandemia di Covid-19 poco si è saputo circa i prossimi passi: si sa solo che le scuole non riapriranno prima di settembre. Piani che invece sono stati fatti per riaprire aziende e servizi, di sicuro importanti per la ripresa economica del paese, ma che non hanno tenuto conto delle esigenze dei bambini e delle famiglie.

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Circa la scuola la Didattica a Distanza ha permesso di affrontare l’emergenza ma non è sufficiente nel lungo periodo, perché non è inclusiva e crea ed amplifica le disparità.

Quali gli obiettivi del comitato? Li riportiamo di seguito:

1- i bambini e gli adolescenti italiani stanno pagando un prezzo altissimo: una comunicazione inesatta e distorta li ha spesso presentati come responsabili del contagio e sono guardati con sospetto e paura, come dimostrano le varie esternazioni contro la possibilità di una passeggiata vicino casa e addirittura le numerose segnalazioni alle forze dell’ordine. Gli effetti di una comunicazione fondata esclusivamente sulla paura impediscono una riflessione razionale, basata su evidenze scientifiche. I dati epidemiologici che si stanno accumulando e diffondendo mostrano infatti che i bambini non sono i principali responsabili del contagio [1-5] e che la chiusura delle scuole, a fronte della riapertura delle attività produttive, è uno strumento solo minimamente efficace nel contenimento della pandemia e, di conseguenza, nella riduzione dei decessi [6,7].

2- La chiusura delle scuole ha effetti devastanti su bambini e adolescenti. I bambini fra i 4 e i 10 anni manifestano frequentemente regressioni di carattere psico-affettivo, relazionale, comportamentale e linguistico; comuni a tutti i minori sono invece i primi segni di disturbo alimentare, espressioni depressive e ansiose [11], nonché difficoltà del sonno, disturbi alimentari, accessi psicosomatici. Trasversalmente alle età, non si possono trascurare le fasce più deboli, figli di stranieri che stanno perdendo l’uso della lingua italiana (specialmente tra 0 e 6 anni), ma anche famiglie con più figli costretti a condividere un solo computer. La scuola rappresenta inoltre l’unico momento fuori casa per alcuni minori personalmente oggetto (o testimoni) di maltrattamento domestico (fisico, verbale o psicologico, perché le tensioni in casa sono in costante aumento): quanto più tempo la scuola rimarrà chiusa, tanto più queste situazioni resteranno nascoste. I bambini sottoposti allo stesso tipo di quarantena in passato hanno manifestato inoltre punteggi medi di stress post-traumatico (DPTS) quattro volte più alti rispetto ai bambini ai quali non sono state imposte misure di contenimento [8]. Alcuni esiti, addirittura, non sono misurabili in questo momento: i bambini più piccoli stanno godendo di una maggiore vicinanza fisica con i genitori, ma a questi è contemporaneamente richiesto di lavorare da casa e accudirli. Chi rischia il posto è costretto a lavorare da casa trascurando in parte i figli e chi può occuparsene come vorrebbe ha sviluppato con loro un legame simbiotico, le cui conseguenze saranno osservabili al rientro a scuola, quando tutti i bambini contemporaneamente necessiteranno di un “reinserimento”, come se fosse di nuovo il primo giorno. La didattica a distanza, pur se promossa con enorme impegno da migliaia di docenti, non è una soluzione accettabile per il prossimo anno scolastico. Migliaia di ragazzi e ragazze, soprattutto nelle fasce sociali più fragili o affetti da disabilità fisica o/e intellettiva e disturbi del neurosviluppo, ne sono totalmente esclusi. I bambini da 0 ai 6 anni non possono essere destinatari di alcuna forma di didattica a distanza. A questo si aggiunge la totale incertezza delle famiglie: cosa avverrà se non apriranno i centri estivi, fondamentali per la conciliazione dei tempi tra famiglia e lavoro nei mesi estivi? Le lezioni riprenderanno regolarmente a settembre? Anche una riapertura parziale delle scuole a settembre, con diminuzione consistente del tempo scuola fruito dagli studenti, lederebbe il diritto all’educazione e all’istruzione di bambini e ragazzi, sancito dalla nostra Costituzione e dalle carte internazionali dei diritti dell’infanzia. In aggiunta, una decisione di questo tipo impedirebbe il ritorno al lavoro di una vasta fetta di popolazione, aumentando il divario sociale e di genere.

3- Nel quadro dell’attuale pandemia il venir meno delle reti educative e socio-assistenziali sta manifestando i primi effetti distruttivi non solo sul benessere dei minori ma sull’intera società [6,9,10]. I ragazzi risultano tra i più esposti a stress e violenze. La messa in discussione del patto educativo tra famiglie, istituzioni scolastiche e Stato mette in crisi l’intero assetto democratico del nostro paese, lasciando spazio all’azione della criminalità organizzata, in particolare nelle aree di maggiore fragilità sociale, dove la scuola rappresenta spesso l’unica agenzia educativa per i più giovani. Come già affermato da altri governi europei (in particolare in Francia, Danimarca e Svezia), solo dalla ricerca e dall’istruzione può iniziare la ripresa dei singoli paesi e dell’Europa intera. Com’è possibile che in Italia si ragioni sulla riapertura di bar, ristoranti, spiagge e si rimandi sine die la riapertura dei servizi educativi? Ripartirà davvero il campionato di calcio prima della scuola? Mettere la scuola al primo punto dell’agenda politica significa compiere scelte coraggiose e fondamentali in materia politica, economica e sociale, che consentiranno a tutti, adulti e bambini, di rientrare a scuola in sicurezza e ripartire per creare un’Italia migliore.

4- Per garantire la riapertura delle scuole a settembre, ottemperando a tutti i protocolli necessari a garantire la sicurezza degli studenti e del personale docente e non docente, dobbiamo muoverci ORA, sin dalla progettazione della fase 2. Siamo di fronte a un momento inedito nella storia del nostro paese. Le sfide che affrontiamo sono enormi. Possiamo tuttavia imparare dalla storia recente: in Emilia Romagna il terremoto del maggio 2012 mise in ginocchio anche le istituzioni scolastiche. In quei tragici mesi, una straordinaria mobilitazione politica, economica e sociale permise la ricostruzione delle scuole con edifici moderni in una sola estate e il riavvio regolare delle lezioni a settembre.

5- Per far fronte alle sfide di oggi, occorre investire sulla scuola programmando un piano a medio-lungo termine, che preveda la possibilità di creare classi meno numerose e ambienti adeguati allo svolgimento dell’attività educativa in condizioni di sicurezza. Ciò che saremo in grado di costruire oggi rimarrà in futuro e sarà l’occasione per invertire il processo di definanziamento che la scuola ha subìto negli ultimi anni, restituendo risorse a quello che è, come la sanità, un servizio pubblico essenziale. Gli edifici scolastici di più recente costruzione potrebbero già essere destinati a piccole sperimentazioni di riavvio della didattica, in condizioni di sicurezza, per alcune ore a settimana, utilizzando in particolare gli spazi verdi, come già in corso in altri paesi (su tutti la Danimarca). Questo ci consentirebbe di individuare strumenti e soluzioni da utilizzare dal mese di settembre. Anche l’organizzazione dei centri estivi, con specifiche caratteristiche di sicurezza e la corretta formazione degli educatori sulle misure di infection control, fornirebbe alle regioni e al governo un primo test fondamentale per la riapertura a settembre. Vogliamo promuovere un dialogo serio con le istituzioni, le associazioni, le parti sociali e i cittadini, e stimolare forme di proposta e mobilitazione. Non ne va solo dei nostri figli: ne va di un’intera generazione e del futuro del nostro paese.

Chi concorda sugli obiettivi del Comitato può aderire inviando una mail all’indirizzo lascuolaascuola@gmail.com, indicando nome, cognome, eventuale professione e provincia di residenza.

Tra i fondatori del comitato anche #iovaccino, la community che promuove la corretta informazione sulle vaccinazioni, che ha portato all’approvazione della legge 119 del 2017 con la quale si è reintrodotto l’obbligo del vaccino per l’accesso ai servizi educativi e scolastici. Di seguito la lista dei primi firmatari:   Andrea Barbieri, Psicologo clinico e forense, Bologna Silvia Bonetti, tecnico neurofisiopatologo, neuropsichiatria infantile, Bologna Raffaella Bozzato, impiegata, #IoVaccino, Bologna Chiara Brintazzoli, educatrice, Bologna Giulia Campomori, insegnante di scuola dell’infanzia, Imola Federica Caselli, podologa, volontaria di #IoVaccino, Crevalcore (BO) Riccardo Castagnetti, docente di scuola media, Modena Angela Chillè, business analyst e volontaria di #IoVaccino, Roma Massimiliano Grillo, consulente legale, Modena , Giulia Guidetti, insegnante di scuola dell’infanzia, Modena Giovanna Mancini, volontaria di #IoVaccino, Chieti Veronica Marcelli, farmacista, Bologna Cecilia Massaccio, volontaria di #IoVaccino, Modena Miriam Maurantonio, Social Media Manager e Blogger, #IoVaccino, Bologna Loredana Raso, erborista, Bologna Maria Chiara Rioli, ricercatrice, Modena Antonella Santoro, medico specialista in malattie infettive, Modena Sara Scalorbi, insegnante di scuola primaria, Bologna Federico Schiavi, consulente, Roma Daniela Tomasini, insegnante di scuola dell’infanzia, Modena Barbara Zambelli, biotecnologa, Ricercatrice Universitaria, Bologna Stefano Zona, medico specialista in malattie infettive, #IoVaccino, Modena

Per maggiori informazioni vi consigliamo di visionare la pagina facebook La Scuola a Scuola, il Gruppo Facebook #lascuolaascuola e la presentazione del comitato dove trovare la bibliografia scientifica sulla quale sono state definite le proposte.

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E voi unimamme che ne pensate di questa iniziativa?

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La Scuola a Scuola: nasce il comitato per riaprire le scuole in sicurezza – Univesomamma.it (Fonte: Facebook)
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