I bambini concepiti durante il Covid19 avranno dei disturbi traumatici?

I bambini concepiti durante la pandemia da Covid19 presenteranno in futuro dei disturbi postraumatici? Ecco cosa emerge da alcune ricerche scientifiche.

Bambini concepiti durante il Covid19 (fonte unsplash)
Bambini concepiti durante il Covid19 (fonte unsplash)

È innegabile che la pandemia causata dal coronavirus abbia comportato una serie di danni mentali e fisici a chi l’ha vissuta e la sta vivendo.

Il mondo intero è costretto a vivere sotto minaccia di questo virus invisibile che ancora è ben lontano dall’essere sconfitto definitivamente e finché non ci sarà un vaccino sicuro, ognuno di noi si sentirà sotto attacco.

In questi mesi sono tante le ricerche avviate per comprendere quali sono gli effetti che la pandemia sta avendo sull’aspetto mentale delle persone, una di queste si sta concentrando su quali possibili effetti i bambini concepiti in questi mesi potrebbero presentare in futuro.

Sono tante le donne che in questo periodo sono rimaste incinte o hanno partorito, come si è visto anche molti volti noti dello spettacolo da Alena Seredova a Beatrice Valli hanno dato alla luce i loro bambini.

Ma la ricerca si concentra su quali danni potrebbero aver riportato i bambini concepiti, chiamati “coronababy”, in questi lunghi mesi.

Alcuni medici parlano di disturbi traumatici, come si è già verificato per altre catastrofi che hanno coinvolto le donne incinte. Ma è proprio così?

Infatti la ricerca si basa sul comprendere quanto lo stress vissuto dalla donna incinta possa poi ricadere sul bambino. In ogni caso è già stato dimostrato che le mamme che hanno partorito in questi mesi sono molto più stressate e depresse, tanto che non resta che capire se questo stato d’animo influisca sulla mente dei bambini.

I bambini concepiti durante la pandemia da Covid19 avranno dei disturbi?

Bambino appena nato (fonte unsplash)
Bambino appena nato (fonte unsplash)

A quanto pare lo stress collettivo vissuto da uomini e donne in questo anno, a causa della pandemia, potrebbe avere delle ricadute sulla salute dei bambini appena nati anche in futuro.

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Le ricerche condotte per adesso, si basano su eventi del passato come quello del 1998, quando il nord America venne travolto da una tempesta di ghiaccio, lasciando la popolazione dell’Ontario orientale e del Quebec meridionale in un lungo blackout, vivendo per oltre sei settimane con temperature glaciali dentro casa.

All’epoca si scoprì che lo stress vissuto dalle donne incinte in quel periodo ebbe degli effetti sui bambini che portavano in grembo. Lo studio che si chiama Project Ice Storm ha esaminato il cervello di 35 bambini maschi e 33 femmine. Ne è emerso che a distanza di dieci anni tali bambini presentavano un’amigdala più grande a cui si legavano comportamenti più aggressivi, soprattutto nelle femmine.

A quanto pare, quindi, lo stress prenatale potrebbe avere degli effetti sull’amigdala dei bambini. Ed è proprio quello che sta cercando di approfondire Label in Canada per capire se l’isolamento causato dal lockdown possa avere degli effetti sui neonati nati in questo periodo.

Dunque secondo Label ed altri ricercatori, lo stress vissuto dalle donne incinte in questo momento così particolare potrebbe avere delle ripercussioni sul feto e di conseguenza caratterizzare la “Generazione G”, a livello cognitivo, mentale, fisico ed emotivo.

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In base ad un articolo redatto da Sam Schoenmakers dell’Erasmus University Medical Center di Rotterdam e da altri medici, pubblicato sul British Medical Journal, si parla del “danno collaterale” che i neonati dell’era pandemica potrebbero affrontare.

Sempre facendo riferimento al passato e in particolare all’occupazione nazista degli anni Quaranta nei Paesi Bassi, i bambini nati in quel periodo presentavano tassi più elevati di disturbo antisociale e inferiori aspettative di vita.

La stessa cosa è capitata ai neonati nati durante l’uragano Sandy nel 2012, i piccoli si sono mostrati più timorosi e tristi, ma anche meno coccolosi e bisognosi di contatto fisico.

A quanto pare le ricerche della Label si stanno dirigendo proprio verso questo versante, cercando di comprendere se c’è una correlazione di causa ed effetto tra il periodo vissuto dalle quasi mamme in questi mesi e i danni psicologici dei bambini in futuro.

Di altro avviso, invece, è Noel Hunter, psicologa clinica e autrice si un testo Trauma and Madness in Mental Health Services, la quale sostiene che il concetto di “danno collaterale” è troppo ampio e si basa su statistiche antiquate e limitate.

Per la Hunter, la ricerca dovrebbe basarsi non tanto su ciò che le mamme hanno vissuto durante la gravidanza, ma sul comportamento che i genitori possono avere nei confronti dei figli, dopo aver vissuto una situazione di questo tipo e quanto questa possa influenzare i bambini.

Insomma il dibattito è ancora molto aperto, soprattutto perché non si hanno dei dati specifici che possono confermare queste teorie.

Per il momento quello che conta è la prenvenzione di malattie come l’ansia e la depressione che possono colpire le neomamme in un momento così delicato, cercando di aiutare tutti coloro che ne soffrono dandogli una mano o consigliandogli qualche centro specializzato.

Bambino appena nato (fonte unsplash)
Bambino appena nato (fonte unsplash)

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E voi unimamme avete mai sentito parlare di “danni collaterali” in seguito a un periodo vissuto come quello da Covid19?

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