Lo sfogo di Camilla: mi hanno distrutto la macchina perché sono lesbica

Camilla, una ragazza di 23 anni, ha pubblicato sui social un suo sfogo in cui dichiara cosa le hanno fatto alla macchina perché lesbica.

Camilla Cannoni (fonte Instagram @avvocathy).
Camilla Cannoni (fonte Instagram @avvocathy).

Siamo a Genova e Camilla Cannoni, una giovane infermiera, ha deciso di denunciare via social l’ennesimo sopruso da parte dei suoi vicini omofobi.

La ragazza come tutte le mattine è uscita per andare a lavorare, ma purtroppo si è ritrovata la macchina distrutta: tutte e quattro le gomme bucate e gli specchietti portati via.

Ma cosa può aver fatto Camilla per meritarsi tutto questo? Nulla di più di vivere la sua relazione con la sua compagna come tutti. Nello sfogo Camilla non ce la fa a trattenere le lacrime, forse perché consapevole che questo spregevole atto è solo il peggiore che le è stato fatto fino ad adesso.

Da diverso tempo è costretta a subire continue angherie tra insulti feroci e minacce.

Purtroppo però, nonostante le denunce che Camilla ha sporto negli ultimi tempi, la ragazza come dice nel video si sente parecchio sola e abbandonata.

I Carabinieri alle sue continue richieste di aiuto le hanno risposto che le gli insulti a lei rivolte sono parole che si dicono durante dei litigi.

Ebbene Camilla, all’ennessimo atto di violenza, ha deciso di rispondere con un video chiedendo alla comunità Lgbtq di intervenire.

Lo sfogo di Camilla, macchina distrutta perché lesbica: “Chi tutela i miei diritti?”

Camilla Cannoni (fonte Instagram @avvocathy).
Camilla Cannoni (fonte Instagram @avvocathy).

Ovviamente il video sta facendo il giro del web e sono molti gli utenti che stanno manifestando solidarietà nei confronti di Camilla, ma verso tutti coloro che non si sentono tutelati dallo Stato per il loro orientamento sessuale.

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A poco, a quanto pare, sono servite anche le parole di papa Francesco che ha aperto le porte della Chiesa alle unioni civili, legge che dovrebbe essere discussa in Parlamento, ma che per il momento a causa del Covid19 è ferma.

Nel frattempo però ci sono tanti ragazzi come Camilla che soffrono, costretti a vivere delle situazioni spiacevoli e di terrore che li fa vivere con un grande peso nel cuore.

È inammissibile che nel 2020 in Italia ci si ritrovi ancora in queste condizioni e non si condanni a gran voce l’omofobia e tutti coloro che svolgono delle azioni ignobili come queste.

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Ormai non è più tempo di girare lo sguardo dall’altra parte, ma di combattere affinché tutti abbiano gli stessi diritti.

Fortunatamente i social servono anche a questo per denunciare e mostrare la realtà dei fatti, rendendo sempre più evidente la necessità di affrontare una volta per tutte la questione.

 

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La ragazza che vedete qui si chiama Camilla Cannoni. Ha 23 anni, vive a Genova, è un’infermiera ma da qualche mese, ormai, la sua vita è diventata un incubo. E lo è diventata a causa dei suoi vicini di casa. Prima gli insulti, via via sempre più pesanti, poi le minacce e le intimidazioni, fino ad arrivare a gesti sempre più eclatanti, come il danneggiamento della sua macchina. Le hanno portato via gli specchietti e le hanno forato tutte le gomme. La colpa di Camilla? Quella di essere lesbica e di convivere con la sua compagna. “Lesbica di merda”, così l’hanno chiamata, per poi etichettarla con il classico marchio di infamia che buona parte della comunità #lgbtqia ha ricevuto almeno una volta nella propria vita: “Pervertita”. Perché il paradosso è davvero tutto qui: nell’amore considerato deviante e nell’odio, nella discriminazione, nella prevaricazione ritenuti “normali”. Anzi, persino da ostentare. Camilla quelle parole, seguite da minacce di morte, le ha persino registrate. La risposta dei Carabinieri? “Sono cose che si dicono durante un litigio tra persone…”. Una situazione, questa, che l’ha portata a parcheggiare stabilmente a 10 minuti di distanza dalla propria abitazione, nel timore di nuovi danni. Come se il punto non fosse esattamente questo: sono “cose che si dicono”, ma che non dovrebbero essere dette. Perché le parole d’odio feriscono, talvolta uccidono. E in più, se da “cose che si dicono” diventassero cose che si fanno, come del resto già avviene? Perché la storia di Camilla non è l’eccezione. È la norma. Ed è per questo che una legge contro l’ #omolesbobitransfobia è necessaria. Non da oggi, ma almeno dal giorno in cui Nichi Vendola presentò la prima proposta normativa a riguardo. Pensate, son passati 24 anni da allora. 24 anni in cui ci hanno sempre raccontato che “non era mai il momento”. E così, anno dopo anno, il tempo di una legge non è arrivato davvero mai. E quelle parole, appunto, sono diventate non solo “parole che si dicono”, ma che si fanno. Ecco, adesso basta. L’odio non può più essere un costo per chi lo subisce. Deve esserlo solamente per chi lo pratica. @camillacannoni #camillacannoni #omofobia #ddlzan

Un post condiviso da Cathy La Torre (@avvocathy) in data:

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E voi unimamme avete visto il video di Camilla?

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