L’autismo potrebbe dipendere dalla forma del cervelletto

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Autismo (iStock)

L’autismo potrebbe dipendere dalla forma del cervelletto. Le scoperte di una ricerca scientifica.

Secondo un recente studio scientifico, differenze strutturali nel cervelletto potrebbero essere collegate ad alcuni aspetti del disturbo dello spettro autistico (DSA).

La forma del cervelletto potrebbe causare l’autismo

Finora nello studio dei disturbi dello spettro autistico i ricercatori hanno esaminato soprattutto il cervello. Anche il cervelletto, tuttavia, sebbene sia più piccolo, è molto importante, considerando che contiene l’80 per cento di tutti i neuroni dell’encefalo umano nel suo complesso, nonostante ne costituisca solo il 10% del volume.

Il cervello principale, dunque, contiene solo il 20% dei neuroni ed è comprensibile che gli screening su di esso, nel tentativo di comprendere lo sviluppo atipico negli esseri umani, offrano risultati limitati o parziali. La conformazione irregolare del cervelletto, tuttavia, rende difficile esaminarlo con le tecniche convenzionali di scansione per immagini. Così la maggior parte degli studi sull’autismo si concentrano sul cervello.

Lo studio dell’Irving Medical Center della Columbia University ha usato tecniche innovative di neuroimaging, ovvero scansione per immagini, che hanno permesso di analizzare con maggior precisione il cervelletto.

Un tempo si pensava che questo organo controllasse solo le funzioni motorie, ma studi recenti hanno dimostrato che il cervelletto svolge un ruolo importante anche nell’apprendimento implicito, quando vengono ricavate le regole sottostanti senza istruzioni esplicite. Così come il cervelletto ha un ruolo importante nella funzione sensoriale e cognitiva.

Partendo da queste basi, lo studio della Columbia University ha scoperto che le differenze strutturali nel cervelletto possono essere legate ad alcuni aspetti dell’autismo.

Per esaminare questa parte del cervello strutturalmente complessa, i ricercatori hanno applicato l’analisi frattale 3D ad alta risoluzione ai dati della risonanza magnetica, per stimare la dimensione frattale, una misura della complessità strutturale, dello strato esterno del cervelletto in 20 ragazzi con autismo dai 6 ai 12 anni e in 18 ragazzi del campione di controllo della stessa età, con abilità verbali e volume cerebellare simili.

Grazie a questa tecnica di indagine, gli studiosi hanno scoperto che i ragazzi autistici avevano una dimensione frattale significativamente inferiore – che indicava una struttura superficiale più piatta – nella corteccia destra del cervelletto rispetto ai ragazzi del campione di controllo. Poiché il lato destro del cervelletto supporta l’elaborazione del linguaggio negli individui che si stanno sviluppando normalmente, questa scoperta suggerisce che avere una superficie del cervelletto più piatta può essere correlato alle difficoltà di comunicazione nelle persone con autismo.

In studi precedenti, le caratteristiche atipiche nel cervelletto sono state associate all’autismo, ma i risultati erano incoerenti. “Il nostro studio di imaging cerebrale è il primo ad esaminare la struttura del cervelletto controllando il volume e altre variabili potenzialmente confondenti“, ha spiegato Guihu Zhao, Ph.D., studioso post dottorato nel dipartimento di psichiatria dell’Irving Medical Center della Columbia University e primo autore dell’articolo.

I ricercatori hanno anche scoperto che la dimensione frattale era legata a differenze nelle aree della comunicazione e della abilità cognitive nei bambini, che sono spesso colpite da autismo. In generale, i ragazzi autistici che avevano migliori capacità di comunicazione sociale avevano una struttura cerebellare più normale, come quelli con maggiori abilità non verbali rispetto alle abilità verbali.

Kristina Denisova, autrice senior dello studio e e assistente professore di neurobiologia clinica (in psichiatria) presso la Columbia University Vagelos College of Physicians and Surgeons, ha detto: “Le nostre scoperte suggeriscono che potremo avere bisogno di ripensare il ruolo della struttura e funzione cerebellare nei giovani individui a rischio di sviluppo cerebrale atipico“.

Nei primi anni di vita, le differenze nella percezione, compreso il tempo (ad esempio riguardanti la rilevazione atipica di pause in una conversazione o la coordinazione atipica di input da modalità differenti), potrebbero modellare lo sviluppo del cervelletto e spiegare le attuali scoperte strutturali nei ragazzi con autismo“.

La dottoressa Denisova ha anche osservato che “una interpretazione dei risultati è che l’aumento della complessità strutturale del cervelletto può migliorare l’apprendimento implicito nei ragazzi con sviluppo atipico“. Attualmente, i ricercatori stanno portando avanti questa questione negli studi su neonati e bambini piccoli che sono a rischio di sviluppare l’autismo più tardi nella vita.

Lo studio è stato pubblicato sulla rivista scientifica Plos One con il titolo “Reduced structural complexity of the right cerebellar cortex in male children with autism spectrum disorder“: “Ridotta complessità strutturale della corteccia cerebellare destra nei bambini maschi con disturbo dello spettro autistico”.

I risultati dello studio sono stati spiegati su Medical Express.

Che ne pensate unimamme? Avreste immaginato uno studio del genere con tali risultati?

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