Covid, quanti giorni di scuola sono stati persi a causa della pandemia? L’analisi che preoccupa.
La pandemia di Covid-19 ha costretto alla chiusura delle scuole in tutto il mondo. Un problema molto serio con cui ci troviamo a fare i conti, purtroppo, anche in questi primi mesi del 2021.
Dalla primavera del 2020 in molti Paesi al mondo, soprattutto in quelli più ricchi, le lezioni in classe sono state sostituite dalla didattica a distanza, con studenti e insegnanti ognuno a casa propria a fare lezione via web. Un sostituto prezioso delle lezioni in presenza, per non perdere del tutto la scuola. All’inizio, tuttavia, si perso molto tempo perché non tutte le scuole erano attrezzate con la tecnologia o gli strumenti adeguati e comunque le ore di lezione sono state meno di quelle effettive.
Il problema maggiore, però, è stata l’esclusione di quei bambini e ragazzi senza computer né altri dispositivi per poter seguire le lezioni. Per non parlare dei Paesi del mondo più poveri, dove le lezioni sono saltate del tutto per colpa della pandemia.
Ora, a un anno dall’inizio di quello che ricorderemo nella storia come un periodo epocale e drammatico si fa un bilancio sulla scuola nell’ultimo anno. L’organizzazione Save The Children ha pubblicato un rapporto sui giorni di scuola persi nel mondo a causa della pandemia di Covid-19. I numeri sono impressionanti.
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Covid, i giorni di scuola persi a causa della pandemia
Mentre si prova a contenere le nuove varanti del virus e ad accelerare con le vaccinazioni, la scuola in Italia chiude di nuovo. Prima a livello soltanto locale ora per zone più estese, provinciali e anche regionali. Il nuovo DPCM Draghi, inoltre, stabilisce la chiusura di tutte le scuole nelle zone rosse e non più solo delle superiori e dell’ultima classe delle medie. Si torna dunque alla didattica a distanza anche per i più piccoli, in gran parte d’Italia.
Il nostro Paese corre contro il tempo per contenere i contagi, nel frattempo arrivano i dati implacabili sui giorni di scuola persi a causa della pandemia.
Save The Children ha pubblicato il report “Un anno di pandemia: le conseguenze sull’istruzione in Italia e nel mondo“, sui giorni di scuola persi in tutto il mondo a causa del Covid-19 e delle conseguenti chiusure degli istituti per contenere la diffusione dei contagi. Lo studio, condotto su 194 Paesi e diverse regioni,ha accertato che a livello globale sono stati 112 miliardi i giorni di istruzione persi.
In generale, a cominciare la chiusura delle scuole è iniziata nel febbraio 2020 e l’11 marzo è stata dichiarata la pandemia, spingendo il 91% degli studenti del mondo ad abbandonare le aule nel mezzo dell’anno scolastico.
A un anno dall’inizio della pandemia, bambini e ragazzi di tutto il mondo hanno perso in media 74 giorni di scuola a testa. Si tratta di più di un terzo dell’anno scolastico medio globale che è di 190 giorni.
I più colpiti sono gli studenti dei Paesi più poveri di aree del mondo come America Latina, Caraibi e Asia meridionale. I bambini e ragazzi che vivono in queste zone hanno perso circa il triplo dei giorni di scuola dei loro coetanei dell’Europa occidentale.
Giorni di istruzione persi da bambini e ragazzi nelle diverse aree del mondo:
- 110 giorni in America Latina, nei Caraibi e in Asia meridionale,
- 80 giorni in Medio Oriente,
- 69 giorni nell’Africa subsahariana,
- 47 giorni in Asia orientale nel Pacifico,
- 45 giorni in Europa e Asia centrale,
- 38 giorni in Europa occidentale.
Anche all’interno degli stessi Paesi più ricchi, tuttavia, si sono verificate grandi disparità tra studenti di famiglie più ricche e quelli di famiglie più povere. Un divario che necessita di essere subito colmato.
“Quasi un anno dopo la dichiarazione ufficiale della pandemia globale, centinaia di milioni di bambini e adolescenti rimangono fuori dalla scuola“, ha dichiarato Daniela Fatarella, Direttrice Generale di Save the Children Italia. “La più grande emergenza educativa della storia ha ampliato il divario tra i Paesi e all’interno dei Paesi stessi, come quello tra le famiglie più ricche e quelle più povere, tra i bambini che abitano nelle aree urbane e quelle rurali, tra i rifugiati o sfollati e le popolazioni ospitanti, tra i minori con disabilità e quelli senza”, ha aggiunto Fatarella. Pertanto, “è necessario agire in modo strutturato e globale, per garantire che non siano i più piccoli a pagare il prezzo di questa pandemia“, ha concluso la Direttrice Generale di Save the Children Italia.
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La scuola in Italia e i giorni perduti
Il report di Save the Children ha preso in esame anche la situazione italiana degli ultimi mesi. L’analisi, su 8 capoluoghi di provincia, ha raccolto i dati sulla frequenza in presenza degli alunni delle scuole di ogni ordine e grado.
Purtroppo dal report emerge che gli studenti e le studentesse italiani hanno frequentato i loro istituti scolastici anche per molto meno della metà dei giorni teoricamente previsti.
In questo anno scolastico, da settembre 2020 a fine febbraio 2021, i bambini delle scuole dell’infanzia a Bari, per esempio, hanno potuto frequentare di persona 48 giorni sui 107 previsti, contro i loro coetanei di Milano che sono stati in aula tutti i 112 giorni in calendario. Gli studenti delle scuole medie a Napoli sono andati a scuola 42 giorni su 97, mentre quelli di Roma sono stati in presenza per tutti i 108 giorni previsti. Divari che penalizzano ancora di più gli studenti del Sud Italia, spesso con meno opportunità di quelli del resto d’Italia.
Un altro importante divario riguarda le scuole superiori, con gli studenti di Reggio Calabria hanno potuto partecipare di persona alle lezioni in aula per 35,5 giorni contro i 97 del calendario, mentre i loro coetanei di Firenze sono andati a scuola 75,1 giorni su 106.
Dunque, dall’analisi sui capoluoghi di provincia emerge un’Italia a diverse velocità. L’andamento dei rischi di contagio e le differenti scelte amministrative hanno creato evidenti differenze tra le città italiane.
Raffaela Milano, Direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children, ha sottolineato: “Sappiamo bene quanto le diseguaglianze territoriali abbiano condizionato in Italia, già prima della pandemia, la povertà educativa dei bambini, delle bambine e dei ragazzi a causa di gravi divari nella offerta di servizi per la prima infanzia, tempo pieno, mense, servizi educativi extrascolastici”.
“Ora – ha continuato Raffaella Milano – anche il numero di giorni in cui le scuole, dall’infanzia alle superiori, hanno garantito l’apertura nel corso della seconda ondata Covid mostra una fotografia dell’Italia fortemente diseguale, e rivela come proprio alcune tra le regioni particolarmente colpite dalla dispersione scolastica già prima della pandemia siano quelle in cui si è assicurato il minor tempo scuola in presenza per i bambini e i ragazzi. Il rischio è dunque quello di un ulteriore ampliamento delle diseguaglianze educative“.
Save the Chlidren evidenzia che diversi studi internazionali hanno rilevato la gravità della perdita di apprendimento causata dalla chiusura delle scuole. In assenza di interventi mirati, il rischio concreto è di una perdita secca di 0,6 anni di scuola e di un aumento fino al 25% della quota di bambini della scuola secondaria inferiore al di sotto del livello minimo competenze.
Inoltre, le perdite sono maggiori tra gli studenti provenienti da famiglie meno istruite. Questo conferma l’iniquità dell’impatto della pandemia sui bambini e sulle famiglie. L’Ocse e la Banca Mondiale hanno stimato gli effetti economici di questa perdita di apprendimento: una contrazione del PIL dei Paesi in media dell’1,5% nel resto del secolo.
Il report di Save The Children: www.savethechildren.it/blog-notizie/un-anno-pandemia-le-conseguenze-sull-istruzione-italia-e-mondo
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